Nell’ultima udienza del processo ai danni dell’ex presidente Donald Trump in corso a New York, l’ex avvocato del tycoon Michael Cohen è stato contro-interrogato dalla difesa, che più volte nel corso di questo processo ha messo in dubbio la credibilità della sua deposizione. Cohen aveva ribadito che il magnate gli aveva più volte suggerito di tenere nascoste eventuali “storie scomode” che avrebbero potuto compromettere la campagna elettorale del 2016.
I legali di Trump hanno interrogato Cohen sulla telefonata di 96 secondi che implica Trump nel pagamento della pornostar Stormy Daniels, per farla tacere su una relazione sessuale risalente al 2006. Mentre gli avvocati del magnate ribadivano che questa telefonata non era mai avvenuta l’ex avvocato ha mostrato qualche incertezza.
Nel processo in questione Trump risulta accusato di aver pagato in nero con 130mila dollari la pornostar Stormy Daniels per comprare il suo silenzio, durante la campagna elettorale del 2016, su una relazione sessuale avuta in passato. L’obiettivo dell’accusa è quello di provare l’esistenza di uno schema architettato da Trump per nascondere delle informazioni che avrebbero potuto influenzare negativamente il voto degli elettori nell’anno in cui il tycoon divenne il 45esimo presidente degli Stati Uniti.
Nella giornata di oggi il processo Trump vede una battuta d’arresto per consentire al magnate di essere presente alla cerimonia di maturità del figlio Baron, ma intanto la Camera Usa sta portando avanti un’azione contro il segretario alla giustizia Merrick Garland. L’accusa ai suoi danni è quella di oltraggio al Congresso, dopo che il presidente Joe Biden si è rifiutato di consegnare i nastri delle sue conversazioni con il procuratore speciale che indagava sulla sua gestione di documenti riservati trovati impropriamente in suo possesso. L’inchiesta si era conclusa qualche mese fa e Biden non è stato rinviato a giudizio.
Un articolo pubblicato ieri dal New York Times parlava dell’italo americano Samuel Alito, giudice della Corte Suprema, che teneva a casa un simbolo della campagna elettorale di Trump “Stop the Steal” (“Basta con il furto”) risalente alle elezioni del 2020.
Secondo il New York Times il giudice aveva il simbolo ben in vista a casa sua il 17 gennaio 2021, ovvero quando ci fu l’assalto a Capitol Hill con l’intento di costringere il Congresso a rovesciare l’esito delle elezioni che videro Joe Biden avere la meglio su Donald Trump. Una notizia che fa scalpore perché Alito rientra tra i giudici che dovranno pronunciarsi, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, sulla richiesta di immunità presentata da Donald Trump per le accuse a suo carico nel periodo in cui ricopriva il ruolo di presidente degli Stati Uniti. Tra queste risulta anche quella di istigazione alla violenza per l’assalto al Campidoglio.
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