Thomas Jefferson, con la dichiarazione d’indipendenza degli Stati americani dall’Impero britannico, del 4 luglio 1776, iniziò il percorso che avrebbe portato alla costituzione degli Stati Uniti d’America.
Dal 1861 al 1865 si sviluppò la cosiddetta guerra di secessione, che vide gli Stati del Nord contro quelli del Sud. Il motivo ufficiale di questo contrasto, com’è noto, è che i ricchi proprietari terrieri del Sud volevano mantenere la schiavitù per avere una manodopera a costo zero e così continuare ad arricchirsi. Invece, negli Stati del Nord si cominciavano a sviluppare l’industria e il commercio e si andava nella direzione dell’abolizione della schiavitù.
Lo scontro fra i due eserciti, guidati per il Nord dal generale Ulysses Grant e per il Sud da Robert Edward Lee, si concluse con l’epica battaglia di Appomattox, nella quale l’esercito sudista fu sconfitto.
Da allora il 4 luglio di ogni anno si festeggia l’indipendenza degli Stati Uniti, che tengono insieme un popolo di 340 milioni di abitanti, ove finalmente gli afroamericani hanno acquisito, almeno sulla carta, gli stessi diritti dei bianchi. Infatti sono arrivati anche ai vertici delle istituzioni, come ha dimostrato l’elezione di Barack Obama. Nonostante la suddetta uguaglianza, il razzismo resta dilagante e non sempre i diritti delle persone afroamericane vengono rispettati.
La grande varietà di cultura, tradizioni, religioni, usanze e così via che c’è all’interno di quella Confederazione, anziché essere una debolezza, è una forza perché la popolazione riesce più o meno a sintetizzare la sua volontà durante le elezioni del presidente degli Stati Uniti, che è il capo. Va ricordato, però, che vi sono due poteri che bilanciano il presidente e cioè il Congresso e la Corte Suprema, ma in quest’ultimo organo, in base a chi ha nominato i suoi nove componenti (i Repubblicani o i Democratici), l’orientamento varia.
In ogni caso, a distanza di quasi 250 anni, gli Stati Uniti sono diventati la prima potenza economica del mondo con i suoi 30 mila miliardi di dollari di Pil, la prima potenza militare e la prima potenza tecnologica del mondo.
Il 14 luglio 1789 in Francia si svolse la Rivoluzione, promossa da Maximilien de Robespierre, Jean-Paul Marat, Georges Jacques Danton, Louis Antoine de Saint-Just e altri. Rivoluzione di popolo, così è scritto nei libri, ma organizzata e stimolata dai condottieri prima citati.
La situazione in Francia era insostenibile per il debolissimo governo di Luigi sedicesimo, la cui moglie, Maria Antonietta d’Austria, pare abbia detto la famosa frase, rispondendo alla lamentela che i poveri non avevano il pane: “Che mangino brioche”.
Cosicché, Luigi Capeto e famiglia furono ghigliottinati nel 1793. Epico e agghiacciante fu il processo in cui i rivoluzionari volevano mandare al patibolo anche i giovani figli perché sostenevano che tutta la stirpe dovesse essere spazzata via.
A proposito di ghigliottina, vogliamo ricordare che essa fu inventata dal medico Joseph Ignace Guillotin nel 1789 e rappresentò il simbolo della Rivoluzione francese.
Dopo l’avvento di Napoleone – prima giovane generale nel 1794 e poi imperatore e la sua scomparsa il 5 maggio 1821 – vi fu la Restaurazione con il re Luigi diciottesimo.
La Francia allora era un grande Paese, con vastissimi territori coloniali da cui importava ricchezze di ogni tipo. Con l’avvento di Napoleone si fecero moltissime riforme, fra cui quella fiscale del famoso ministro delle Finanze Charles Gaudin, riforme che hanno riflessi ancora oggi.
Nonostante la Prima guerra mondiale e la seconda, in cui la Francia fu invasa dai tedeschi, quel Paese ha avuto la capacità di risollevarsi dalla distruzione con il generale Charles de Gaulle e la riforma costituzionale del 1958, che prevedeva l’elezione del presidente a scrutinio universale.
Perché vi abbiamo citato questi due Stati democratici sovrani, cioè Usa e Francia? Perché entrambi hanno un regime presidenziale, che ha funzionato spesso meglio di quello democratico italiano, il quale presenta oggi lacune sempre più vaste a causa di una diffusa debolezza istituzionale che non gli consente di progredire come dovrebbe.

