Gli Usa temono Cina e Ue-Russia - QdS

Gli Usa temono Cina e Ue-Russia

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mercoledì 16 Marzo 2022

Conflitto ucraìno-russo

A pensar male si fa peccato… Ci sorge il sospetto che il conflitto ucraìno-russo parta da lontano e cioè da quando il presidente degli Stati Uniti era Donald Trump, il quale, sotto lo slogan “America first”, ha iniziato una politica di isolamento e di danneggiamento nei confronti della Cina e dell’Europa geografica, che comprende Unione e Russia, oltre che altri Paesi.
Cambiato il presidente e insediatosi Joe Biden, un politico di lungo corso che non ha mai fatto nient’altro nella sua vita, quindi senza esperienze diverse, la linea politica degli Usa non è cambiata granché.

Cosa c’è sotto? L’enorme timore che sul piano economico il colosso cinese superi quello americano entro il 2030 – cosa che avverrà quasi certamente – ma anche la grande forza culturale, nonché economica, dell’Unione europea, che via via ha saldato sempre maggiori rapporti con la Russia.
Ricordiamo che questo Paese ha la più grande superficie territoriale del mondo con diciassette milioni di chilometri quadrati.

Non potendo far nulla contro la Cina, prima Trump e poi Biden hanno cercato di infilare un ceppo per attivare un dissidio forte tra Unione europea e Russia. Esso è stato individuato nell’Ucraìna, Paese democratico, con una maggioranza consistente forse nei due terzi, ma anche con un’opposizione di un terzo dei votanti.
Hanno inoculato nella testa di Zelensky che poteva chiedere l’adesione del suo Paese alla Nato, nonostante l’avvertimento di Putin, e anche all’Unione europea. Ma, mentre per quest’ultimo passaggio occorrono fra i dieci e i quindici anni, gli americani hanno fatto credere all’ex comico che l’adesione alla Nato potesse avvenire in tempi brevi e con ciò la possibilità di portare armi e missili a stelle e strisce ai confini con la Russia.

Siccome Biden non ha studiato la storia (non sembra che sia stato molto dedito alla lettura dei libri), ha dimenticato un fatto analogo – ma a parti rovesciate – che accadde al suo Paese nel 1962: ci riferiamo ai missili che l’Unione Sovietica voleva installare a Cuba.
Non sappiamo quali promesse gli Usa abbiano fatto a Zelensky, ma le cronache dicono che abbia il pallino degli affari, che cura e sviluppa molto bene.

Va ricordato che Putin, già da otto anni, ammonisce l’Ucraìna a non chiedere l’adesione alla Nato, quindi avere fatto balenare questa ipotesi, ha fatto scattare la ritorsione del presidente russo. Intendiamoci, nessun atto giustifica l’uso delle armi, soprattutto contro i civili, almeno come atto aggressivo; mentre è giustificato come atto difensivo. Ma resta chiaro a tutti che se Putin avesse voluto fare una guerra vera e propria, non avrebbe impiegato due terzi di un mese solo per far finta di accerchiare le più importanti città ucraìne.
Un’armata di quel genere entra nelle città senza che niente la possa fermare. Le cronache ci hanno fatto vedere i soldati ucraìni armati di fucili e mitragliatori, non certo in condizione di fermare i carri armati.
Dunque, l’attacco di Putin è tattico, perché contemporaneamente ha posto la condizione essenziale per la cessazione delle attività: la firma del patto di neutralità dell’Ucraìna, controfirmato da Usa e Unione europea. Basta una firma per chiudere questa insensata vicenda.

Ci ha colpito la stupida esclamazione del nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Zelenzky è un eroe”. Non si capisce sulla base di quale valutazione un uomo di Stato (se così fosse) possa esclamare una frase che sembra più un epiteto.
A ogni modo, questa vicenda gravissima e triste, soprattutto per la perdita di vite umane, sta creando danni economici enormi sia all’Unione europea che alla Russia. Nessun danno per la Cina e quasi nessun danno per gli Usa.

Dal che si deduce che siamo noi europei a sostenere un costo enorme per questa situazione, per cui abbiamo tutto l’interesse a chiuderla. Siccome per chiuderla basta una firma, anziché fare proclami inutili, l’Unione europea dovrebbe spingere Zelensky a porla, togliendogli dalla testa l’idea di fare il leader di un Paese occidentale, pur restando – eventualmente – leader di un Paese europeo.
Di tutto ciò sta soffrendo l’ignaro popolo ucraìno, compresa quella parte filo-russa cui l’informazione occidentale, peccaminosamente, non ha dato mai la parola; una violazione del Codice deontologico di chi fa informazione.

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