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Ustica, Bonfietti “Su stragi non esiste segreto di Stato”

ROMA – “Va ricordato al Copasir che sulle stragi non esiste e non può esistere segreto di stato e che tutta la documentazione attinente alle stragi deve, vale anche per i servizi, essere resa pubblica e depositata, superando ogni precedente limitazione, presso l’archivio centrale dello Stato, in base alla direttiva Renzi”. Lo ha detto la presidente dell’associazione delle vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti, dopo che alcuni giorni fa il Copasir aveva auspicato che “anche i documenti custoditi negli archivi delle agenzie di informazione per la sicurezza, e relativi al sequestro e all’omicidio di Aldo Moro, alla strage di Bologna, a quella di Ustica, possano essere oggetto di desecretazione e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria”.
Per Bonfietti “il Copasir, come egualmente l’Esecutivo e le Istituzioni rappresentative, dovrebbero per parte loro aver cura della effettiva realizzazione di detta direttiva, confrontandosi con i comitati nominati all’uopo e, eventualmente, anche con le osservazioni delle associazioni delle vittime del terrorismo”.
Ma per evitare ogni forma di depistaggio si deve tener presente che “per Ustica la vera distruzione della documentazione è avvenuta in ambito militare – ha sottolineato la presidente -, e che oggi l’ostacolo alle indagini della Procura di Roma viene dall’assoluta mancanza di documentazione frutto di collaborazione internazionale”, che rappresenta un “profondo sfregio alla nostra dignità nazionale”.
Avvicinandosi l’anniversario delle stragi di Ustica e stazione di Bologna “ritorna un vecchio depistaggio – spiega la presidente dell’associazione – il gioco delle tre carte, il ‘vorrei ma non posso’ contro la verità già messo in atto anni fa. Allora il senatore Giovanardi sosteneva di carte trovate nel suo partecipare ai lavori della Commissione Moro. È già stato smentito e sbugiardato. Ma oggi torna la stessa operazione”.
Bonfietti si dice quindi dispiaciuta che il presidente del Copasir, o il Copasir nel suo complesso, “spinti da un doveroso impegno per la verità, cadano in questa trappola: ci si riferisce proprio alla stessa documentazione, senza considerare che la vicenda è già stata ampiamente sbugiardata, segnalando che alla fin fine si trattava di documentazione regolarmente custodita e non riguardante né Ustica né Bologna”.