Entro quella data dovrebbe essere vaccinato l'80% degli italiani se funzionerà il piano del Governo, che prevede la somministrazione di mezzo milione di dosi al giorno. Decisivo il Johnson&Johnson
L’obiettivo del nuovo Piano del Governo è parecchio ambizioso: vaccinare l’ottanta per cento degli italiani – conseguendo la tanto sospirata immunità di gregge – entro la fine del mese di settembre, ossia in poco più di sei mesi.
Partendo dall’attuale 3,2% (quasi due milioni che hanno ricevuto anche il richiamo),si procederà somministrando mezzo milione di dosi al giorno, il triplo delle centosettantamila di media dell’ultima settimana.
Questo almeno nell’intenzione del commissario per l’emergenza Covid Francesco Figliuolo, per il quale potrebbe essere decisiva la fornitura di Johnson&Johnson, che da metà aprile dovrebbe consegnare oltre sette milioni di dosi nel secondo trimestre e complessivamente fino a ventisette milioni.
Il nuovo vaccino Usa è monodose e facile da conservare a basse temperature e potrebbe compensare gli ulteriori tagli e ritardi nelle consegne di AstraZeneca. Ai quali vanno aggiunti i sospetti dei cittadini nei confronti di questo farmaco e le indagini degli ispettori del Ministero della Salute per i tre – o forse quattro – casi sospetti in Sicilia.
Insieme ai venticinque milioni di dosi di Pfizer e ai quattro e mezzo di Moderna, il Governo Draghi conta dunque di lanciare ad aprile la vera campagna vaccinale di massa, finora rimasta perlopiù sulla carta.
A oggi sono giunti quasi otto milioni di dosi, che si raddoppieranno entro le prossime tre settimane, si legge nel piano vaccinale, ed entro la fine di giugno è previsto l’arrivo di altre cinquantadue milioni di dosi circa, mentre altri ottantaquattro milioni sono previsti prima dell’autunno.
Sempre che le aziende rispettino i contratti, però.
Una riserva dell’uno e mezzo per cento delle dosi sarà stoccata per fronteggiare emergenze in aree ad alto contagio, con l’impiego di rinforzi del Dipartimento di Protezione Civile e della Difesa, come il team congiunto già previsto per la Calabria.
“La governance (della campagna, ndr) sarà accentrata a fronte di una esecuzione decentrata, con una catena di controllo snella”, ha promesso il generale Figliuolo, che ha individuato nell'”ultimo miglio” sul territorio uno dei problemi principali.
Si punta a uniformare i criteri di vaccinazione, partendo dalle categorie più fragili per poi passare agli over 70 e infine alle fasce più giovani, mettendo fine a difformità tra le regioni risultate evidenti nei primi tre mesi.
“Triplicare le vaccinazioni giornaliere e ognuno aspetti il proprio turno”, è la direttiva del presidente del Consiglio Mario Draghi, che il generale chiamato a sostituire Domenico Arcuri dovrà tradurre in pratica.
Saranno impiegati centoventimila tra medici di base, specializzandi e odontoiatri.
Anche il Coni parteciperà allo sforzo nazionale: in base a un accordo tra il presidente Giovanni Malagò e Figliuolo, ogni Comitato Regionale e Delegazione Provinciale del Comitato olimpico individuerà una struttura per la vaccinazione, con cui lo sport diventerà “un hub sociale”.
Gli atleti di ogni Regione e delle Province faranno da testimonial del progetto, realizzato con la collaborazione dei medici della Federazione Medico Sportiva Italiana.
Altro impegno, potenziare il sistema informatico per le prenotazioni, che in alcune regioni, come la Lombardia – ancora una volta la Lombardia – , ha creato pesanti disservizi.
Il commissario Figliuolo ha ricevuto la disponibilità anche di grandi aziende come Stellantis, Eni, Enel e Poste per vaccinare i dipendenti direttamente in sede.
Accordi analoghi sono stati o saranno stipulati con Confindustria a livello regionale.
Nel caso di Enel le strutture saranno a disposizione anche per la somministrazione ai cittadini. E le imprese saranno coinvolte anche su un altro versante, dopo che la multinazionale Patheon Thermo Fisher ha firmato una lettera di intenti per la produzione di massa di un vaccino in Italia.
Massimo riserbo su quale prodotto verrebbe realizzato nei due stabilimenti nel Lazio (Ferentino) o in Lombardia (Monza): potrebbe essere uno di quelli già utilizzati in questi mesi per vaccinare in Italia, Pfizer o Moderna, oppure uno di quelli in via di approvazione a livello europeo, come Novavax e Curevac.
Intanto la sfida è superare i ritardi e le disparità tra regioni nella campagna vaccinale, senza contare l’effetto psicosi per i casi di morte sospetti successivi all’inoculazione di AstraZeneca, con migliaia di cancellazioni delle prenotazioni.