Nel nostro Paese il Piano vaccinale rischia nuovi ritardi dopo il timore che il Johnson&Johnson possa causare trombosi. Ferme le prime dosi. Il ministro Speranza, "Resta un farmaco importante"
Proprio in quello che veniva considerato il D-Day, con lo sbarco in Italia e in Europa del vaccino americano monodose Johnson&Johnson, arma per rilanciare la campagna contro il Covid, è giunto l’allarme dagli Stati Uniti, che hanno sospeso il farmaco perché si teme possa causare trombosi.
Le autorità sanitarie americane hanno parlato di un provvedimento cautelativo “di qualche giorno”, ma l’allarme resta.
In realtà il prodotto della Janssen è stato somministrato in un mese a sette milioni di americani e ha avuto pochi casi di reazione grave, tra cui uno soltanto mortale.
Le analogie con la vicenda AstraZeneca, però, sono evidenti, dicono le agenzie sanitarie Usa, che hanno parlato appunto di “scelta precauzionale”.
Ma tutto questo rischia di ritardare ancora il Piano vaccinale italiano per gli l’effetti dello stato psicologico di chi deve vaccinarsi.
Così le somministrazioni alla popolazione italiana, che stavano facendo progressi tra gli over 70 (almeno una dose a oltre il 45%), rischiano un nuovo stop.
I vaccinati anche con richiamo hanno superato i quattro milioni, il 6,6% del totale, secondo il sito del Governo.
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha provato ieri a rassicurare tutti.
“Valuteremo nei prossimi giorni il da farsi – ha detto – , ma Johnson&Johnson resta un vaccino importante”.
L’azienda ha fatto sapere che ritarderà il lancio in commercio del suo preparato in Europa, “in un’ottica di trasparenza e in attesa delle valutazioni delle autorità sanitarie Ue”.
“Prendiamo atto – ha affermato la Commissione a Bruxelles – della dichiarazione secondo cui ritarderà le consegne dei vaccini . Restiamo in contatto per seguire la situazione”.
Ieri le prime 184 mila fiale per l’Italia del vaccino a dose unica, più facile da conservare e da trasportare (non richiede temperature troppo basse), sono arrivate all’aeroporto militare di Pratica di Mare.
E lì per ora rimarranno, secondo quanto si apprende, in attesa che la situazione si definisca.
In base al piano di Figliuolo, J&J dovrebbe consegnare 26,5 milioni di dosi entro fine dell’anno, di cui 7,3 milioni nel secondo trimestre appena iniziato che prevede anche 24,5 milioni di dosi Pfizer, dieci di AstraZeneca e 4,6 di Moderna.
Entro la fine di giugno l’Italia attende 45 milioni di dosi – ha detto il commissario all’emergenza -, aggiornando di fatto il piano: come era infatti chiaro da tempo mancano all’appello 7,5 milioni di dosi di Curevac, un vaccino non ancora autorizzato.
I presidenti delle Regioni sono subito entrati in allarme per l’ennesimo colpo di scena.
“Un film già visto con AstraZeneca – dice il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini -, che aveva molti più casi sospetti. Ma non allarmiamoci. Il pronunciamento su J&J ha effetto limitatissimo sul piano vaccinale”.
E ha confermato che l’obiettivo resta quello di mezzo milione di vaccinazioni al giorno, spostandolo a “fine aprile-inizio maggio”.
E questo nonostante la media dell’ultima settimana sia stata di 277 mila e il commissariato all’emergenza abbia stimato come raggiungibile quota 315 mila dal 16 e al 22 aprile, con 4,2 milioni di dosi in arrivo.
Del resto con otto milioni di dosi in tutto nel mese, di più non si potrebbe fare.
Intanto le cifre dicono che il 15,4% degli italiani, oltre 9,4 milioni, ha ricevuto almeno una dose di vaccino, secondo i dati del ministero della Salute.
Un buon risultato se pensiamo che le percentuali sono del 16,2% in Germania e del 16,4% in Spagna.
Tra gli over 80, in Italia, la percentuale sale al 75%, il 24,6% tra i 70 e i 79 anni, le due fasce d’età sulle quali ci si sta concentrando.
Una volta vaccinati gli anziani si completerà l’immunizzazione del personale scolastico e di forze dell’ordine e militari – sospesa per dare la precedenza ai fragili -, in tutto circa settecentomila persone in attesa della prima dose, secondo le stime.
Le Regioni devono rispettare il criterio delle fasce d’età, dice Speranza, “perché chi è più anziano rischia di perdere la vita”.
E il ministro ha auspicato una green card vaccinale per spostarsi non solo nei Paesi Ue, ma anche in quelli del G7, che comprendono Usa, Giappone, Canada e Gran Bretagna.