Vaccini, medici contro somministrazioni da farmacisti - QdS

Vaccini, medici contro somministrazioni da farmacisti

redazione web

Vaccini, medici contro somministrazioni da farmacisti

martedì 23 Marzo 2021

Secondo i sindacati di categoria non sarebbe garantita la sicurezza. Intanto oltre cinquemila farmacisti sono stati abilitati alla vaccinazione e altri duemilaottocento stanno ultimando il corso

E’ scontro sulla possibilità per i farmacisti di somministrare direttamente i vaccini anti-Covid nelle farmacie, dopo un corso di abilitazione.

La misura, prevista nel Dl Sostegni approvato dal Consiglio dei ministri e finalizzata ad allargare la platea dei vaccinatori in vista del prossimo e auspicato arrivo di un numero notevole di dosi, ha infatti trovato un muro da parte dei medici che sottolineano invece come l’atto dell’immunizzazione debba essere sempre eseguito sotto la loro supervisione, se si vuole garantirne la piena sicurezza.

Inizialmente, nell’ultima legge di Bilancio, era previsto che la somministrazione di vaccini nelle farmacie avvenisse sotto la supervisione di medici, assistiti, se necessario, da infermieri o da personale sanitario.

Ma “le recenti iniziative attuate nei Paesi dell’Unione europea intese alla valorizzazione del ruolo dei farmacisti nelle azioni di contrasto al Covid, nonché la necessità di accelerare la campagna vaccinale”, si legge nel Dl Sostegni, hanno portato alla modifica della norma iniziale, permettendo la vaccinazione diretta da parte dei farmacisti abilitati ed “escludendo la supervisione dei medici”.

Successivamente, però, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), vari sindacati di categoria hanno evidenziato quelle che ritengono essere forti criticità della misura approvata.

Tra i primi a criticare la misura, sia pure riconoscendone la necessità in questa fase emergenziale, è stato appunto il presidente Fnomceo Filippo Anelli, secondo il quale la “giusta esigenza di accelerare e ampliare la campagna di vaccinazione non può andare a discapito della sicurezza”.

Il vaccino, rileva, “è un farmaco e deve essere somministrato, così come prevedono le agenzie regolatorie, solo previa prescrizione del medico, ossia dopo la valutazione anamnestica e clinica. Sempre cioè sotto la supervisione, in presenza, di un medico, che possa raccogliere il consenso informato, valutare lo stato di salute del paziente e gestire in maniera pronta eventuali effetti collaterali”.

“Questo – ha aggiunto – prevede l’Agenzia italiana del Farmaco, che espressamente raccomanda in caso di somministrazione del vaccino ‘assistenza medica urgente se si manifestano sintomi'”.

Pertanto, è la posizione della Fnomceo, un medico dev’essere presente in ogni sede vaccinale, comprese le farmacie e le parafarmacie.

Sulla stessa linea il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed.

“È auspicabile – afferma il segretario nazionale Carlo Palermo – sia presente un medico perché, seppur raramente, potrebbero insorgere effetti collaterali di tipo anafilattico con necessità di somministrare adrenalina, cortisonici, antistaminici e liquidi endovenosi”.

Prevedere dunque la presenza di un medico, sottolinea, “è importante ai fini della sicurezza”.

Dice no ai “farmacisti come surrogati” anche il Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami).

Se lo Stato “correttamente sente la necessità di allargare la platea dei vaccinatori – afferma Angelo Testa, presidente nazionale Snami – scorrettamente ha individuato la figura del farmacista e del parafarmacista che non possono garantire la sicurezza nella fase dell’anamnesi e in caso di reazione allergica da inoculazione del vaccino”.

La vaccinazione “in tutti i suoi momenti – aggiunge Domenico Salvago, vice presidente del sindacato – è un atto medico e non possono essere sdoganate, neanche in momenti di emergenza nazionale, figure non mediche, paventando così l’esercizio di abuso di professione”.

Da parte loro, sono già 5.174 i farmacisti abilitati alla vaccinazione, mentre altri 2.800 stanno ultimando il corso.

Si tratta, potenzialmente, di un esercito di 73.000 professionisti in tutta Italia, di cui 25.000 titolari di farmacia. Pronte ad aprire presto le porte alla vaccinazione potrebbero dunque essere, su tutto il territorio nazionale, 19.669 farmacie.

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