Vaiolo delle scimmie, quali sono i rischi per la Sicilia? Ci dobbiamo preoccupare? A chiarire i dubbi parla Antonio Cascio, infettivologo e ordinario alla facoltà di Medicina del Policlinico di Palermo.
“Per la Sicilia penso che i rischi siano limitati, non ci troviamo ad un livello di contagio e infettività così alto come col Covid. Non è diffusiva come il virus pandemico, si trasmetta con gocciolone più grosse per via area e per rapporti sessuali, visto che i soggetti devono essere veramente vicini e per molto tempo. Non è certamente una malattia che si prende facilmente, ecco”.
Cascio spiega anche che non ti tratta di una malattia nuova: “C’è da tanti anni in Africa, c’è il vaccino, ora dobbiamo capire come mai si diffonde in questo modo anche in Europa. La mortalità è all’incirca dell’1-2%”.
Massimo attenzione in Sicilia: “In aeroporto e porti è forse più difficile controllare, mentre per quanto riguarda i migranti, che vengono proprio da aree dove questa malattia è endemica, dovrebbero essere controllati con più attenzione. Tra i sintomi infatti vi sono lesioni con pustole a livello della mani e al linguine”.
In Sicilia da qualche giorno è ricoverato al Policlinico di Palermo un uomo su cui si stanno facendo analisi per verificare se abbia il vaiolo delle scimmie.Il tampone per le analisi è stato inviato al laboratorio di virologia dell’ospedale Spallanzani di Roma.
Un altro uomo che si trovava a Canicattì (Agrigento) ospite di un centro di accoglienza per migranti sta per essere portato al Policlinico di Palermo sempre perchè sospettato di avere il vaiolo delle scimmie.
Anche su di lui saranno prelevati i campioni e inviati all’ospedale Spallanzani. Lo conformano fonti dell’assessorato regionale alla Salute.
“Il virus del vaiolo delle scimmie può causare malattie gravi in alcuni gruppi di popolazione, come bambini piccoli, donne in gravidanza e persone immunosoppresse”. Lo precisa l’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, in una valutazione rapida del rischio ‘monkeypox’ pubblicata oggi. Relativamente ai casi che si stanno diffondendo a livello europeo e internazionale, “sono necessarie ulteriori indagini per stimare con precisione il livello di morbilità e mortalità in questo focolaio”, puntualizzano gli esperti.
“La maggior parte dei casi attuali” di vaiolo delle scimmie “si è presentata con sintomi lievi e per la popolazione più ampia la probabilità di diffusione è molto bassa. Tuttavia, la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, ad esempio durante le attività sessuali tra persone con più partner sessuali, è considerata alta”, spiega Andrea Ammon, direttore dell’Ecdc. I casi di vaiolo delle scimmie, precisa l’Ecdc, attualmente “sono stati diagnosticati principalmente tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, il che suggerisce che la trasmissione potrebbe aver luogo durante le relazioni intime”.
Il contagio, ricordano gli esperti, può avvenire attraverso il contatto ravvicinato della mucosa o della pelle non integra con materiale infettivo di lesioni, o attraverso grandi goccioline respiratorie durante il contatto prolungato faccia faccia.
“Le persone infette” con il virus del vaiolo delle scimmie “dovrebbero rimanere isolate fino alla caduta delle croste” che si creano a seguito dell’eruzione cutanea causata dalla malattia, “e in particolare dovrebbero evitare contatti ravvicinati con persone immunosoppresse e animali domestici”, raccomanda quindi l’Ecdc.
Quanto ai contatti stretti dei casi di vaiolo delle scimmie questi “dovrebbero auto-monitorarsi per verificare l’eventuale sviluppo di sintomi per 21 giorni dopo l’ultima esposizione”, aggiunge l’Ecdc. L’ente Ue continuerà a “monitorare da vicino gli sviluppi e aggiornerà la valutazione del rischio non appena saranno disponibili nuovi dati e informazioni”.
Il ministero della Salute ha inviato una circolare a tutte le Asp e agli ospedali dell’Isola illustrando quali sono gli indizi sospetti da tenere d’occhio e come intervenire nell’eventualità che si dovesse isolare un contagiato.
Sarà la task force dell’Istituto superiore di sanità – che è stata creata appositamente
per monitorare l’emergenza – a tenersi in contatto con le reti sentinella per le infezioni, tra le quali
figura anche il neonato centro regionale siciliano epidemie, inaugurato qualche giorno fa da Razza.
Vaiolo delle scimmie, casi e Oms
Sono 92 i casi confermati e 28 quelli sospetti di vaiolo delle scimmie segnalati all’OMS da 12 Stati membri dove la malattia non è endemica. I Paesi in cui l’Oms ha registrato sono Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati
Uniti d’America. Per i casi segnalati finora non sono stati stabiliti collegamenti di viaggio con le aree dove la malattia è endemica. «Sulla base delle informazioni attualmente
disponibili, i casi sono stati identificati principalmente, ma non esclusivamente, tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini» scrive l’OMS.
I paesi endemici del vaiolo delle scimmie, riferisce sempre l’Oms, sono: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana (identificato solo negli animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo e Sierra Leone. Benin e
Sud Sudan hanno documentato le importazioni in passato. I paesi dell’Africa centrale che attualmente segnalano casi sono il Camerun e la Nigeria.
La situazione «si sta evolvendo», spiega l’Oms che prevede «che ci saranno più casi di vaiolo delle scimmie identificati man mano che la sorveglianza si espande nei paesi non endemici». Le azioni immediate, spiega l’Organizzazione mondiale della Sanità in una nota, «si concentrano sull’informazione di coloro che potrebbero essere più a rischio di infezione con informazioni accurate, al fine di fermare un’ulteriore diffusione. Le attuali prove disponibili suggeriscono che coloro che sono più a rischio sono coloro che hanno avuto uno stretto contatto fisico con qualcuno con il vaiolo delle scimmie, mentre sono sintomatici».
“La probabilità di una trasmissione del virus attraverso un contatto stretto, per esempio tramite l’attività sessuale, è considerata elevata – ricorda il portavoce – ma la probabilità di trasmissione tra individui senza un contatto stretto è considerata bassa. L’Ecdc è molto più qualificato di noi per dare una visione scientifica. All’inizio della prossima settimana pubblicherà un Risk Assessment con ulteriori informazioni per gli Stati membri”.
Il sintomo più evidente del vaiolo delle scimmie è la comparsa di vescicole tondeggianti sul viso e sul corpo. Comincia come un’influenza con mal di testa, spossatezza e gonfiore dei linfonodi, poi è l’eruzione cutanea a non lasciare troppi dubbi. Il periodo di incubazione varia da 5 a 21 giorni, in media la malattia compare tra i 6 e i 13 giorni dal contagio. Nella maggior parte dei casi si guarisce dal vaiolo delle scimmie entro 14-21 giorni.