Nel museo d'avanguardia, reperti dalla Preistoria al sisma del 1693. L'assessore alla Cultura, Solerte: "Completamento rete museale civica insieme al Museo del Mare che verrà intitolato al compianto Sebastiano Tusa"
Il museo civico archeologico di Noto riaprirà la prossima primavera, dopo trenta lunghi anni. Sarà allestito nei bassi del Santissimo Salvatore, in quello che una volta era il Monastero delle Benedettine, con una serie di finestre vetrate che si affacciano sulla via principale della città barocca, corso Vittorio Emanuele. Nel museo – chiuso dopo il terremoto del 1990 – si troveranno anche i “nuovi” reperti recentemente scavati.
Una lunga resurrezione, quella Museo Civico Archeologico di Noto, resa possibile grazie al finanziamento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le nuove stanze saranno dieci, ciascuna con un filo conduttore espositivo riguardante il periodo storico. Saranno presenti anche una serie di sale tematiche dedicate a Noto Antica, alla colonia Eloro, all’epoca Romana e anche a quella Bizantina. Come racconta l’archeologa Laura Falesi, curatrice dell’allestimento del museo civico archeologico di prossima apertura, “Si tratta di un ‘piccolo’ museo che si pone il grande obiettivo di rappresentare il vasto territorio culturale di Noto, la cui estensione è di 550 chilometri quadrati, più grande dell’isola di Malta, e al cui interno esistono piccoli e grandi siti archeologici, ognuno dei quali riveste grande importanza”.
Il ritorno dei reperti nel nuovo museo netino è pure frutto dell’impegno dell’amministrazione Bonfanti nel restituire la storia della città barocca all’intera comunità. E delle due convenzioni siglate con il Parco Archeologico di Siracusa e Villa del Tellaro nel luglio 2020 e con la Soprintendenza di Siracusa lo scorso dicembre.
Un museo “antico” d’avanguardia in continuo aggiornamento
Il museo racconterà una stratificazione culturale e storica piuttosto complessa. Ci saranno stanze dedicate a Castelluccio – dove furono trovate tracce di primi insediamenti umani – , a Noto Antica – la città costruita sul monte Alveria distrutta dal terremoto 1693 -, agli insediamenti umani risalenti all’Età del Ferro, in zona monte Finocchitto e Grotta Sbriulia. E poi ancora a Eloro – la colonia Greca -, a Vendicari, a Villa del Tellaro, preziosa testimonianza del periodo romano. “Questi siti verranno rappresentati con i reperti rilevati che periodicamente verranno sostituti. Un museo in continuo divenire, in costante aggiornamento – aggiunge l’archeologa e presidentessa di Archeoclub Italia sezione Noto -. All’interno del museo il visitatore verrà accompagnato in un percorso culturale e storico che potrà indirizzarlo anche al di fuori, verso il territorio, alla scoperta dei siti archeologici da cui provengono i ritrovamenti. Per la sezione di Noto Antica del nuovo museo civico archeologico, sarà presente anche una vetrina ‘semi vuota’. Così che i reperti rinvenuti dal ‘cantiere in corso’ a Noto – dell’ Università Federico II di Napoli – e grazie ai progetti di valorizzazione del territorio possano avere il loro spazio”
“In questo momento il lavoro di allestimento del museo – fa sapere Laura Falesi – è stato rallentato per rispettare le regole imposte dai Dpcm, quindi il lavoro di recupero dei reperti dai diversi depositi è diventato ancor più complesso. Ma c’è la volontà da parte di tutti i soggetti coinvolti di portare a compimento questo importante progetto”.
Il museo sarà attento a garantire la sua fruibilità da parte di tutti: non mancheranno gli strumenti didattici, come i pannelli informativi, il percorso per i non vedenti e la possibilità – a loro dedicata – di toccare reperti e bassorilievi. E non è esclusa la possibilità di implementare l’esperienza museale a distanza con percorsi virtuali. “Tutti devono avere la possibilità di comprendere la storia di questi siti”, aggiunge l’archeologa.
L’assessore alla Cultura, Giusi Solerte: “Il completamento della rete museale della città”
“Il museo civico archeologico è oggi pronto e all’avanguardia. Per il mese di aprile 2021 potremmo essere già nelle condizioni di aprirlo, permettendo a tutti di partecipare alla memoria storica di Noto – chiosa Giusi Solerte, assessore alla Cultura di Noto -. Si tratta di un museo che completa il progetto di creare una rete museale civica insieme al Museo del Mare di Calabernardo – che presto sarà intitolato al compianto Sebastiano Tusa, un progetto da lui fortemente voluto -, alla sezione ‘medioevale’ del museo civico archeologico già fruibile e poi ancora al Complesso Museale del Barocco nell’ex convento di Sant’Antonio Da Padova”.
Il terremoto del 1693 e la valorizzazione di Noto Antica
L’annuncio arriva a pochi giorni dall’anniversario del terremoto – misurato in 7.7 punti della scala Richter, il più potente che sia avvenuto in Italia – che l’11 gennaio del 1693 colpì la Valle di Noto, radendo al suolo la città e altri 44 centri abitati, registrando più di 60 mila morti. Uno degli eventi più catastrofici dell’Isola, assieme al terremoto del 1908 a Messina e a quello del 1169.
“Il recupero di Noto Antica e il collegamento con le origini e la storia di Noto è stato uno dei cardini di quest’amministrazione comunale. In dieci anni di mandato è stata anche fondamentale l’attività di collaborazione in sinergia con le altre associazioni locali che supportano la ricerca e le attività di studio e valorizzazione su Noto Antica e sul Monte Alveria. In questo senso – spiega il sindaco Corrado Bonfanti – rientrano le collaborazioni con l’Isvna (Istituto per lo Studio e la Valorizzazione di Noto Antica), con la cooperativa Tempora e con il Club 4×4 Val di Noto – organizzatore dell’evento ‘La Festa dell’Alveria’ che ogni anno, a maggio, fa rivivere un momento storico legato a Noto Antica -. Tra i progetti rientrano pure la trasformazione del caseggiato Mazzara in info-point con il progetto presentato dal Club 4×4 Val di Noto, la realizzazione di un docufilm con la regia di Sebastiano Deva sul terremoto del 1693. Abbiamo inoltre istituito il Premio Noto Antica, assegnato tra gli altri all’egittologo Zahi Hawass, al professore Sebastiano Tusa (postumo) e al professore Michele Luminati. L’amministrazione ha lanciato un nuovo progetto per la valorizzazione del sito in collaborazione con Officine Culturali di Catania: un percorso da condividere con l’intera comunità”
Archeoclub Italia: “Conoscenza e ricerca per rinascere” nei momenti più bui
Tra le collaudate partnership, c’è anche quella di Archeoclub Italia, con la sezione netina presieduta dall’archeologa Laura Falesi, che ha contribuito all’ “anello di congiunzione” – come lo definisce – tra il mondo della ricerca e quello delle nuove generazioni: “Sulla scia aperta dall’Isvna, da 35 anni ci battiamo per la difesa del nostro patrimonio, in rete con altre associazioni e altre sedi siciliane e nazionali dell’Archeoclub, dialogando e a volte scontrandoci con le istituzioni. Anche oggi ci confrontiamo per trarre nuovi input, per fare ricerca storico-archeologica e cultura in una fase storica estremamente difficile, da cui, come nel passato, ci risolleveremo confidando nelle nostre migliori energie. Tematiche affrontate nei nostri annuali eventi, come Noto e il mare, gli Ebrei, i Bizantini, gli Arabi, gli ordini religiosi, le concerie e quest’anno i Siculi a Noto Antica rappresentano la via della ‘cura’, del risanamento della ‘ferita’ dovuta al doloroso terremoto. L’Archeoclub di Noto indica come la conoscenza e la ricerca siano la via della risalita, il percorso virtuoso per una rinascita culturale“.
Marco Panasia