Rilancio “centri minori”, a Valledolmo zone funzionali e una casa della salute - QdS

Rilancio “centri minori”, a Valledolmo zone funzionali e una casa della salute

Rilancio “centri minori”, a Valledolmo zone funzionali e una casa della salute

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martedì 12 Ottobre 2021

Il piccolo comune è stato scelto dal Darch come luogo simbolo di un processo di trasformazione imperniato sul tema del benessere, ecco di cosa si tratta

Vanno ripopolati, valorizzati, connessi tra di loro. Sono i cosiddetti centri minori, piccoli borghi sparpagliati negli entroterra e lungo le strisce costiere.

Una ragnatela di realtà complesse, microcosmi dall’alto valore storico e culturale che, specialmente in Sicilia, compongono un quadro più vasto, anche se con problematiche coincidenti, rispetto a quello delle aree interne e delle municipalità remote alla cui riattivazione è dedicata la strategia nazionale promossa nel 2013 da Fabrizio Barca, allora ministro per la coesione territoriale e oggi portata avanti dall’omonima agenzia direttamente vigilata dal Presidente del Consiglio.

Per scongiurare il rischio di disperdere il patrimonio che rappresentano e custodiscono, anche i territori tecnicamente non censiti come ‘interni’ reclamano investimenti robusti. E mossi da serie politiche di rilancio.

Progetti validi per riattivare le aree rurali, soprattutto a partire dal tema del benessere psico-fisico e della tutela delle memorie collettive. Piani che puntino su infrastrutture ‘blu’ e ‘verdi’: ovvero, rispettivamente, spazi fruibili, a partire da camminamenti e vie navigabili, realizzati accanto a corsi e specchi d’acqua; e areeagricole, così come foreste urbane, la cui fruibilità passa da tracciati ciclabili e percorsi adatti a persone con disabilità.

Per distribuire risorse verso questo
genere di processi di rigenerazione nei centri minori rurali, la parola d’ordine è coesione
territoriale”
.

È l’obiettivo
su  cui punta il lavoro di ricerca-azione
che il LabCity, gruppo di ricerca multidisciplinare del Darch, il
dipartimento di architettura dell’Università di Palermo, porta avanti a
Valledolmo, comune di neanche 3.500 abitanti ai piedi delle Madonie
sud-occidentali, nonché uno dei snodi della Trasversale Sicula, la via con cui gli antichi Greci attraversavano
la Sicilia da occidente a oriente, molti secoli dopo individuata dal
viaggiatore- geografo arabo Al Idrisi.

L’idea di riscoprire
e recuperare questo asse viario
– che si snodava su un arco di 650 chilometri da Mozia a Kamarina e
sul quale ancora oggi si assiepano supposizioni e dubbi – si deve, all’inizio
del Novecento, all’archeologo e politico Biagio
Pace
.

Adesso si sta
tornando a promuoverla con convinzione, nell’ottica di una sensibilizzazione di
istituzioni e cittadini sul patrimonio culturale, naturalistico e antropologico
di una terra come la Sicilia, capace di connettere anime diverse sin dalla
notte dei tempi: come quelle di Siculi, Sicani e Elimi.

In questo quadro, proprio Valledolmo, luogo di antica produzione agricola che oggi include realtà avanzate nel settore cerealicolo (come la filiera corta dell’azienda Vallolmo) e cantine vitivinicole apicali come Castellucci Miano e Tasca D’Almerita (il cui vigneto di contrada Regaleali si estende tra Sclafani Bagni e Valledolmo) , è stato scelto dal Darch come comune simbolo di un processo di trasformazione imperniato sul tema del benessere.

A formalizzarne l’avvio è stata la presentazione del Festival “Territori sensibili – Valledolmo 2030”, una due giorni di convegno svoltasi lo scorso fine settimana all’interno dello Stagnone, l’edificio in pietra d’origine ottocentesca (restaurato la scorsa estate), che servì alla distribuzione dell’acqua nel paesino madonita.

Docenti universitari, associazioni, imprese produttive, nonché agricoltori, professionisti, cittadini e sindaci arrivati dai territori limitrofi si sono confrontati (connessi anche on line) su una progettualità da sviluppare entro nei prossimi 9 anni.

“Il territorio di Valledolmo è in linea con gli schemi di riferimento che la pandemia ci ha costretto a ripensare – spiega Renzo Lecardane, direttore del Lab City-. Il concetto è che, senza cessare di prenderci cura dei centri minori, sono gli stessi centri minori a prendersi cura di noi, perché offrono distanza, aria pulita, ottima gastronomia, nonché buoni prodotti dell’artigianato e un fattore umano improntato alla disponibilità, sia da parte dei cittadini che degli amministratori. Per questo vanno trasformati da problema in risorsa”.

L’impatto economico del Covid sulle aree rurali interne, pesante dappertutto, ha penalizzato in particolare i piccoli centri rivieraschi e quelli comunque non classificabili come montani. 

“Ora più che mai – continua Lecardane – queste realtà non hanno bisogno di improduttivi finanziamenti a pioggia su progetti deboli e decontestualizzati dal loro territorio, ma di pianificazioni realmente utili: è la sola condizione per far arrivare denaro pubblico nella maniera rapida promessa dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)”.

Il riferimento va su specifiche iniziative
che partano dalle ancora inespresse
potenzialità
di questi borghi: comunità in genere molto accentrate dentro spazi
esigui, ma attorniate da ampie aree di campagna appena fuori dal proprio centro
urbano.

Per sostenere i comuni a individuarle, il ruolo guida dell’Università è centrale.
A Valledolmo l’attività del Lab City palermitano ruota in particolare su due progetti:
la realizzazione di un Parco urbano e di una Casa della Salute.

Il primo intervento riguarda la fiumara che sfiora l’area abitata, il torrente Sciarazzi, attraversato da un ponte. Concepito da uno studio contenuto nella tesi di laurea di uno studente del Darch, sarà piuttosto complesso: “Partirà infatti dalla messa in sicurezza del corso d’acqua per arrivare alla creazione di zone funzionali a attività diverse: dai camminamenti in ghiaia fiancheggiati da muretti a secco, a un cinema all’aperto, da uno spazio fieristico a un’area camping”, specifica Lecardane.

A seguito di un bando di gara, la
progettazione per la riqualificazione di quest’area a alto tasso di dissesto
idrogeologico è già stata affidata a un’associazione
temporanea di professionisti
, nella quale il Lab City palermitano potrebbe continuare
a essere direttamente coinvolto con un ruolo di consulenza scientifica. Si apprende
intanto che il valore base d’asta della progettazione ammonta a 196mila euro,
mentre quello stimato per l’intera operazione Parco urbano si aggira sui tre
milioni di euro.

L’altro piano su cui a Valledolmo
punteranno le sinergie illustrate nel convegno, è la
realizzazione di una Casa della
Salute
: “non un ospedale ma un presidio di primo supporto a malati e
persone anziane, che potrebbe dar lavoro ai giovani locali” – puntualizza il
sindaco Angelo Conti.

Più nel dettaglio, l’idea progettuale, in
linea con le attuali linee guida è di realizzare una struttura d’accoglienza
e cura e una piscina fisioterapica all’aperto
, la quale, specificano al
Comune, sarà concepita per una fruizione condivisa con i vicini paesi delle
basse Madonie
.

Tra i complessi sanitari di questo tipo
già esistenti in Sicilia, al momento tre, realizzati però all’interno di
edifici preesistenti, quello di Valledolmo, stando alle indicazioni del Darch,
potrebbe essere il primo nel territorio regionale a essere costruito ex novo.

“In questa fase interlocutoria il condizionale
è d’obbligo e indicazioni su fattibilità e impegno di spesa, non certo
sostenibile con risorse comunali, per un progetto come questo, che dovrà
prevedere anche infrastrutture per la telemedicina, sarebbero premature e
imprecise – argomenta Conti. Di certo, comunque, lo inseriremo nel prossimo
piano triennale delle opere pubbliche del comune”.

Nell’attesa di scenari più definiti, la
direzione è comunque già segnata: fare sistema, condividere risorse, lavorare
in rete con soggetti, come quelli accademici, capaci di mettere a disposizione
competenze specifiche. Imprescindibile tragitto a senso unico, sul quale i piccoli
comuni sono chiamati a allargare lo sguardo alla questione dello sfruttamento
sostenibile dei loro preziosi spazi pubblici.

                                                              Antonio Schembri

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