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Variante Omicron, allarme da studio, “buca vaccini e monoclonali”

Variante Omicron, allarme da studio, “buca vaccini e monoclonali”

Lo indicano i dati osservati in laboratorio nella ricerca condotta in Germania, nell’Istituto di Virologia medica dell’Università di Francoforte e accessibili online

I vaccini anti Covid-19 mostrano di avere una ridotta azione neutralizzante nei confronti della variante Omicron e così gli anticorpi monoclonali: lo indicano i dati osservati in laboratorio nella ricerca condotta in Germania, nell’Istituto di Virologia medica dell’Università di Francoforte e accessibili online, nel sito medRxiv, che accoglie gli articoli non ancora sottoposti alla revisione da parte della comunità scientifica.

Coordinata da Alexander Wilhelm e Marek Widera, l’analisi è stata condotta sul sangue periferico di individui vaccinati con Pfizer-BioNTech raccolto sia prima della somministrazione del vaccino, sia a tre settimane e a tre mesi dalla vaccinazione. “I nostri risultati ottenuti in vitro utilizzando autentiche varianti del virus SarsCoV2 indicano – scrivono gli autori della ricerca – che, contrariamente a quanto accade con la variante Delta attualmente in circolazione, l’efficacia nella neutralizzazione dei sieri risultato della vaccinazione è risultata severamente ridotta” nel caso della Omicron.

I ricercatori osservano inoltre che, “la variante Omicron è risultata resistente agli anticorpi monclonali casirivimab e imdevimab” e che per questo, potrebbe essere necessaria l’analisi genetica del virus SarsCoV2 prima di iniziare il trattamento con gli anticorpi monoclonali. Per questo, concludono, “contro la Omicron “potrebbero essere necessari vaccini e anticorpi monoclonali specifici”.

Battiston: “Gennaio decisivo”

“Se oggi, 11 dicembre, i casi registrati in Italia si contano in qualche decina, fra qualche settimana potrebbero essere molti di più”, osserva il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento e coordinatore dell’Osservatorio dei dati epidemiologici in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Alla luce di quanto si osserva in Gran Bretagna, i casi di Omicron raddoppiano ogni tre giorni seguendo una curva di tipo esponenziale e questo significa che i 26 casi rilevati finora in Italia nell’arco di un mese potrebbero superare le 6000 unità. Una crescita così veloce la porterebbe a diventare dominante nel corso del mese di gennaio, questa variante potrebbe raggiungere valori che la potrebbero portare a essere dominante”, osserva Battiston

“E’ necessario però verificare che la velocità di raddoppio sia la stessa anche in Italia dove vigono regole e restrizioni maggiori rispetto all’ Inghilterra”.

Al momento, osserva il fisico, “sappiamo che la variante Omicron si diffonde molto rapidamente, non sappiamo ancora con certezza se evada o meno il vaccino. Sembra però che la dose booster fornisca una forte difesa rispetto alla malattia, ma non è chiaro se questo valga anche per la contagiosità”: sono ancora troppe le domande sulla Omicron che non hanno ancora una risposta precisa. Per esempio, prosegue Battiston, ci si chiede quali potrebbero essere le conseguenze della dominanza dell’ Omicron sull’indice di contagio Rt. “Il fatto che si propaghi rapidamente, può essere dovuto sia ad un numero di replicazione più alto, vale a dire una maggiore contagiosità, che ad un valore più basso ma accompagnato da una capacità maggiore di evadere il vaccino “. I pochi dati disponibili per l’omicron suggeriscono un indice di replicazione di circa 3, più basso rispetto a quello della Delta, che vale circa 8: questo significa che la Omicron è meno contagiosa, ma il vaccino la ferma di meno se non è stato fatta la terza dose”