PALERMO – La Sicilia, con la sua storia vinicola millenaria, è da sempre una delle regioni più importanti d’Italia per la produzione di vino e conosciuta al mondo per la sua spettacolare vendemmia che dura oltre 100 giorni. Momento clou dell’anno per viticoltori e produttori di vino, rappresenta non solo un periodo di intenso lavoro, ma anche di celebrazione delle tradizioni e delle eccellenze enologiche siciliane: i primi grappoli sono stati raccolti a Menfi da Cantine Settesoli lo scorso 16 luglio, ma mai come questa volta l’isola si sta confrontando con la siccità, l’aumento delle temperature e la mancanza di piogge che sta creando non poche preoccupazioni.
La vendemmia siciliana 2024 si conferma una delle più durature d’Italia e quest’anno è iniziata con una decina di giorni di anticipo a causa delle elevate temperature che hanno accelerato la maturazione delle uve: “La qualità delle uve è eccellente – sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia – la siccità e le temperature più elevate della media hanno generato un sostanziale anticipo dell’inizio della vendemmia. Si prospetta una notevole flessione della quantità prodotta (rispetto alla media dei cinque anni precedenti) che si attesterà sui moderati volumi dello scorso anno”.
Dopo le problematiche dell’anno scorso legate alla peronospora, il caldo e il clima secco di quest’anno hanno impedito la diffusione di malattie fungine: durante l’inverno e la primavera, la Sicilia ha registrato precipitazioni ben al di sotto della media e complice il caldo torrido hanno indotto il germogliamento dei vigneti con 15 giorni d’anticipo. Ad Alcamo la vendemmia procede bene, ma Antonio Tonnino dell’omonima cantina sottolinea l’importanza del lavoro in vigna dopo un inverno per nulla piovoso: “Siamo intervenuti con delle cimature molto precoci in primavera in modo che le riserve della piante fossero utilizzate nel migliore dei modi – precisa Tonnino – l’importante è riuscire a coprire i grappoli e proteggerli dal caldo, al di là della siccità il grande problema sono le scottature e quindi intervenendo con le cimature ed altri metodi siamo riusciti ad arrivare ad una buona maturazione delle uve nonostante l’anticipo della raccolta”.
La siccità che ha colpito tutta la regione ha avuto effetti anche nel sud est: “Chi ha potuto, ha eseguito irrigazioni di soccorso per cercare di salvaguardare le uve ma soprattutto le piante – racconta l’enologo Angelo di Grazia – chi non ha avuto modo di irrigare è andato incontro ad importanti stress idrici soprattutto per le varietà precoci. In generale, tuttavia, le uve attualmente si presentano sane, la quantità ad ettaro è poca e le rese sono variabili in base alle diverse varietà, ancora è presto per tirare somme, ma si presenta un’altra vendemmia complicata dove occorre capire il preciso momento di raccolta e diversificare le fermentazioni con una oculata gestione in cantina”.
Analisi e commenti che si ripercorrono tra gli addetti ai lavori che concordano sulle difficoltà e sui possibili rimedi: “La vendemmia anticipata per stress idrico fa sì che le uve abbiano uno scompenso fra contenuto zuccherino (accumulato nell’acino più per disidratazione che per maturazione) e acidità (pH alti e acidità totali basse) – sottolinea Di Grazia -. Per proteggere le uve e cercare di trovare un equilibrio occorre gestire le piante in maniera attenta diversificando i lavori in base alle varietà. Un trattamento con zeolite per esempio può aiutare a riflettere la luce e quindi evitare scottature degli acini”.
Innovazione, portainnesti, gestione del suolo, utilizzo di sostanze organiche per mantenere il più possibile l’umidità del suolo bastano per gestire la siccità e lo stress idrico? “I portinnesti devono garantire non solo la resistenza alle condizioni estreme ma anche un’ottima qualità – sottolinea l’enologo Tonino Guzzo – In Sicilia occorre applicare i principi dell’agricoltura in maniera scientifica e fare ricorso, quando necessario e dove possibile, all’ irrigazione di sostegno”.
Conoscenza e tecnica aiutano professionisti del settore e viticultori ad evitare problemi: “Per riparare le viti dagli stress ambientali e quindi dalla siccità e dalle ondate di calore, utilizziamo dei prodotti innovativi naturali – sottolinea l’agronomo di Cantine Settesoli Filippo Buttafuoco – si tratta di corroboranti come zeolite e caolino, che applicate sull’apparato fogliare riparano dai raggi solari ed evitano le scottature, creando ambiente ostile per insetti nocivi quali la cicalina e la tignola”.
Non sola la siccità, quindi, il grande problema ma anche le maturazioni sfalsate (ricordiamo sono quella tecnologica, fenolica, aromatica e fisiologica che rappresentano quattro fasi che ogni acino di uva vive durante la sua normale evoluzione), le scottature e poi certamente le difficoltà legate alla mancanza di acqua e sulle possibili opzioni che potrebbero risolvere parzialmente il problema come un nuovo piano sugli invasi. La vendemmia più lunga d’Italia quest’anno è iniziata con un anticipo di quasi due settimane: un inverno e una primavera caldi, privi di piogge, hanno promosso un precoce germogliamento e, di conseguenza, un’anticipazione di tutte le fasi fenologiche e fisiologiche della vite.
Per l’annata 2024 è stimato un aumento intorno al 10-15% rispetto alla precedente annata (che ricordiamo non essere stata delle migliori) ma un calo fisiologico rispetto a una media ottimale. Negli ultimi anni, la Sicilia ha sperimentato periodi di siccità sempre più frequenti e prolungati ed il cambiamento climatico sta influenzando in modo significativo il ciclo vitale delle viti, dalla fioritura alla maturazione dell’uva ma i vitivinicoltori siciliani si stanno rivelano capaci di governare le difficoltà. Dopo il via nella Sicilia Occidentale, con la raccolta della base spumante, la vendemmia prosegue con varietà internazionali come lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, seguite dalle varietà autoctone. A chiudere questa lunga vendemmia saranno i produttori dell’Etna ma anche lì sembrerebbe ci sarà un anticipo importante.
Dottore Agronomo, nata e cresciuta alle pendici dell’Etna, Aurora Ursino è stata premiata nel 2021 come “Miglior Agronomo Italiano” nell’ambito della manifestazione Vinoway Wine Selection e dallo scorso anno è presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Catania.
Presidente, quali sono le prime impressioni sulla vendemmia 2024?
“Le temperature medie della campagna agraria in corso sono lievemente più alte rispetto a quelle riscontrate nelle annate recenti. Questa campagna agraria è stata caratterizzata da scarse precipitazioni, anche ad alta quota. Nonostante i picchi elevati rilevati negli ultimi tre mesi, lo stato vegeto-produttivo dei vigneti siciliani è mediamente buono, soprattutto per le varietà autoctone che meglio si adattano alle nostre condizioni pedoclimatiche. La vendemmia quest’anno sarà anticipata di qualche settimana, ma la qualità delle uve è sicuramente molto elevata”.
La siccità, evento casuale o dovremo conviverci?
“Negli ultimi decenni, sempre più di frequente abbiamo dovuto fronteggiare gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici, ai quali dobbiamo ormai tristemente abituarci perché si tratta di un processo irreversibile”.
Come si percepiscono i cambiamenti climatici sulla viticoltura?
“La vitis vinifera è una specie relativamente resistente allo stress idrico rispetto ad altre specie arboree e si può intervenire mettendo in atto tutta una serie di accorgimenti agronomici per poter preservare le nostre colture”.
Quali tecniche agronomiche sono state adottate per gestire le eventuali difficoltà causate dal clima?
“Sicuramente l’utilizzo dell’agricoltura di precisione può coadiuvare i produttori per il monitoraggio delle esigenze delle colture, ma anche l’utilizzo di giusti portinnesti può favorire l’adattamento a questa nuova situazione climatica e la riduzione dello stress idrico. C’è anche da dire che la sensibilità dei produttori è cambiata e che i produttori siciliani stanno ‘virando’ verso un’agricoltura sempre più sostenibile, puntando non più alle quantità ma alla qualità delle uve. Adottare tecniche agronomiche sostenibili, nonché potature adeguate, forme di allevamento e portinnesti idonei all’ambiente pedoclimatico dell’areale, è l’unico strumento possibile per poter fronteggiare in modo adeguato la siccità e l’effetto dei cambiamenti climatici”.
Rispetto agli anni precedenti, quali sono le previsioni per la qualità e la quantità della produzione di quest’anno?
“Penso che le condizioni quali – quantitative si attestano intorno agli standard ottenuti nella vendemmia 2022, ovvero ottima qualità e quantità in lieve calo rispetto al 2021”.
Ci sono progetti o ricerche in corso per affrontare le sfide future legate alla viticoltura in Sicilia?
“L’agricoltura siciliana deve da sempre fronteggiare il problema dell’approvvigionamento idrico e, probabilmente per questo motivo, riusciamo meglio di altre regioni a fronteggiare la siccità del periodo estivo. L’attività di ricerca svolta dalle università e dai centri di ricerca, è una grandissima risorsa che fornisce a noi tecnici e alle aziende agricole degli strumenti innovativi”.
Cosa fa l’Ordine degli Agronomi per migliorare l’agricoltura nelle aziende?
“La figura del dottore Agronomo è infatti di fondamentale importanza per trasferire le innovazioni della ricerca alle aziende agricole che sempre di più hanno la necessità di puntare ad un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e dei processi produttivi e che permettano una riduzione dei costi di produzione ottenendo prodotti di alta qualità”.
Guardando al futuro, quali sono le prospettive per la viticoltura in Sicilia nei prossimi anni?
“Potremmo definire l’agricoltura siciliana un’agricoltura resiliente, ma solo adottando le pratiche agronomiche accennate in precedenza e ritornando a un’agricoltura meno intensiva che punti alla qualità riusciremo a far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici”.