Venti di guerra meno impetuosi - QdS

Venti di guerra meno impetuosi

Venti di guerra meno impetuosi

sabato 18 Novembre 2023

Ci si aspettava dall’incontro internazionale che ha visto Xi Jinping (uomo del giorno, uno facendone e cento pensandone, con Joe-Biden capo indiscusso di un Paese ad abilità assoluta nel creare coalizioni omogenee atte a difendere o ad attaccare qualsivoglia nazione possa mettere in dubbio o immagini di creare tensioni che possano riflettersi negativamente e su sé stessa e su quella parte di mondo ormai denominata per antonomasia “occidentale”. Quasi un “defensor justitiae” di latina memoria.

La salita e la discesa su san Francisco dei due boss di Cina ed America, da tempo, anche a seguito degli avvenimenti guerrieri createsi in Ukrain e paesi del golfo, l’alto costo che tali conflitti – ma non dichiarate guerre – sta producendo negativamente (non a carico a carico di tutti (i guerra fondai sono mercanti di morte !) sbilanci non facilmente correggibili in tempi di recessione e crisi economiche.
Codeste cose e la paura di spendere troppo per attività che non porterebbero a fine progetti non in linea con la tendenza diversificabile in statuità e operazioni concorrenziali con tutti ormai, almeno i grandi paesi sulla linea di adeguamento al moderno.

E, l‘essersi resi conto i grandi e della economia e della potenza bellica che l’avere toccato con mano anche un piccolo conflitto locale può far scoppiarne uno mondiale ed altamente distruttivo, ha contribuito ad allentare le morse belliche e di etero controllo dei cosi detti grandi. Basti guardare le scioccanti decisioni ONU che alterna il proprio pensiero da mane a sera!

Si spiega così che a quella che fino a ieri sarebbe stata un offesa imperdonabile come quella lanciata dal segretario di stato americano Bliken che “nulla interposita more” ha dichiarato essere il capo della Cina un “dittatore” avendone come risposta di dichiaro alleggerimento che (in un regime comunista questo e l’unico metodo per governare saggiamente!).

Quasi questa frase a richiamar quella classica che il giudice costituzionale USA Scalia soleva dire quando attraversando il ponte di san Francisco riteneva che tutti dovessero ringraziare Dio per non essere finiti tra le mura dell’Alcatraz, famoso penitenziario americano.

Ma ciò che di grande importanza è venuto fuori a San Francisco è relativo a un punto strategico del pacifico che finora ha tenuto allertati USA e Cina sulla questione dell’isola di Taiwan dichiarata da sempre provincia della nazione cinese e dunque pretesa come parte territoriale pari a Hong kong e altre isole minori; ed invece riconosciuta come nazione libera e sovrana dagli Usa (ed altri quattro Paesi ).

Se si pensa che solo poche miglia marittime separano le due coste di Cina e Usa e l’importanza strategica della vecchia Formosa se ne può capire tanto accanimento: ora in apparenza diminuita.
Per finire dinanzi all’importanza riconosciuta durante il meeting dei problemi tecnologici, di cambiamenti metereologici e di instabilità socio-economica parrebbe un che atomo di buon senso abbia rallentato i venti di guerra.
E se cosi fosse sarebbe cosa giusta per il mondo intero.

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