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Vertice Nato e quell’ipotesi sul ponte sullo Stretto: “Opera strategica per la difesa dell’Europa”

Vertice Nato e quell’ipotesi sul ponte sullo Stretto: “Opera strategica per la difesa dell’Europa”

Per questi motivi strategici la premier Giorgia Meloni e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini avevano già definito la realizzazione dell’opera “imperativa e prevalente per l’interesse pubblico”

Il Ponte sullo Stretto come “opera militare per la difesa dell’Europa e della Nato“. Non è la prima volta che si ventila un’ipotesi del genere, ma la possibilità si fa sempre più concreta.

Se n’è parlato al vertice dell’Alleanza Atlantica dell’Aia, dove ovviamente era presente anche l’Italia, per discutere di quel 5% di spese che tutti i paesi Ue dovranno assicurare per la difesa comune, in primis per far fronte alle richiesta avanzate dagli Stati Uniti e Donald Trump.

Il presidente Usa infatti lo ha messo come una delle condizioni per continuare a proteggere l’Europa in caso di attacco. Russo, principalmente, con Vladimir Putin visto ormai come nemico principale.

Il ponte e la spesa per la sicurezza

Come riporta il Sole 24 ore, il 5% per la difesa non vuol dire soltanto armi. Ci sono caselle ampie e tutte da riempire, sulla parola “sicurezza”, che potrebbero arrivare a includere tanto il Ponte sullo Stretto di Messina quanto la protezione dei cavi sottomarini, il controllo del Mediterraneo da parte della Guardia costiera e, in via teorica, persino i costi dell’operazione Albania (circa 670 milioni stimati in cinque anni).

L’unica certezza, per ora, è che nelle intenzioni del governo questi filoni dovranno contribuire al conteggio dell’aumento all’1,5% del Pil della spesa per la sicurezza accanto al 3,5% per la difesa da realizzare entro il 2035 per arrivare al 5% chiesto agli alleati Nato da Donald Trump.

Opera strategica

Il Ponte come “opera militare strategica nell’ottica della difesa europea e della Nato”, fondamentale in caso di scenari di guerra “per il passaggio di truppe e mezzi”, era come detto ipotesi ventilata già da tempo.

Anche e soprattutto per questi motivi strategici la premier Giorgia Meloni e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini avevano già definito la realizzazione dell’opera “imperativa e prevalente per l’interesse pubblico”. Tanto da metterlo nero su bianco  in un documento spedito alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen.

Le previsioni

Una mossa che aveva aperto le porte alla possibilità di inserire il Ponte tra le infrastrutture strategiche militari e di conteggiare le spese all’interno del comparto per la difesa aumentando il rapporto con il Pil, come chiesto dalla Nato.

In ogni caso, anche le previsioni più soft confermano che l’Italia dovrà avere un ritmo di crescita della spesa in difesa di almeno 3-4 miliardi di euro all’anno, cifra molto alta e che potrebbe mettere in difficoltà altri settori del welfare.