Arrivano possibili date sul nuovo incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump per parlare di pace in Ucraina che, come annunciato ieri, si terrà a Budapest, in Ungheria. Tale vertice potrebbe svolgersi entro 15 giorni come conferma il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov.
“Potrebbe effettivamente aver luogo entro due settimane o poco più tardi – ha detto Peskov – . C’è un’intesa generale sul fatto che non si debba rinviare”. Se così fosse, ad inizio novembre si dovrebbe tenere un altro faccia a faccia tra i due leader che segue quello in Alaska dello scorso 15 agosto.
L’Ue plaude al vertice ma Putin può arrivare in Ungheria?
La presidente della commissione dell’Unione europea Ursula von der Leyen “accoglie con favore qualsiasi passo che porti a una pace giusta e duratura per l’Ucraina. Se la riunione proposta serve a questo scopo, la accoglieremmo con favore”, afferma il portavoce dell’esecutivo europeo Olof Gill. La posizione generale Ue sull’Ucraina “è di lunga data e ben nota”, aggiunge.
Ma per un eventuale incontro sul suolo ungherese oltre ai nodi politico-diplomatici restano da sciogliere innanzi tutto quelli logistici. Sono diversi, infatti, i problemi legati all’eventuale incontro, a partire dalla rotta aerea.
“Se il summit si farà a Budapest sicuramente gli americani vorranno che Vladimir Putin ci arrivi. Come ci arriverà, non lo so”, afferma una fonte diplomatica Ue.
Per sorvolare lo spazio aereo Ue servirebbe un’autorizzazione ad hoc, aggiunge la fonte Ue, accennando all’esistenza di una rotta che porta dalla Russia all’Ungheria senza entrare nello spazio aereo europeo, ma dichiarando di non sapere se Mosca la sceglierà. Putin “potrebbe sorvolare l’Ucraina, ma non credo sia un’opzione saggia”, sottolinea la fonte.
Sta ai singoli Stati dell’Ue tuttavia decidere se attuare una deroga al divieto di ingresso nello spazio aereo, ricorda Anitta Hipper, portavoce della commissione. “In termini di direzione di viaggio e potenziali deroghe, gli Stati membri possono dare queste deroghe, ma devono essere emesse dagli Stati membri individualmente”, evidenzia.
Per quanto riguarda il presidente russo e il ministro degli esteri Sergey Lavrov, essi “sono soggetti al congelamento dei beni, ma non specificamente al divieto di viaggio”. Se l’incontro dovesse avvenire, sottolinea, i due “non sono sotto divieto di viaggio di per sé”.
Ma la corte penale internazionale ribadisce: “Se Putin è in Ungheria, Budapest deve arrestarlo”
Ma Putin dovrebbe essere arrestato qualora dovesse arrivare a Budapest per un possibile faccia a faccia con Donald Trump. Lo ricorda la Corte penale internazionale. Dal 2023 c’è un mandato d’arresto nei suoi confronti in relazione all’invasione russa dell’Ucraina, avviata più di tre anni fa. È sospettato di crimini di guerra, per la deportazione e il trasferimento di bambini ucraini da aree dell’Ucraina finite sotto controllo russo, ma non ha smesso di recarsi in visita all’estero e l’8 ottobre era in Tagikistan, tra i firmatari dello Statuto di Roma.
Un portavoce della Corte penale internazionale ha ribadito in dichiarazioni a Europa Press che per l’Ungheria sussiste il dovere di arrestare Putin nonostante la decisione di ritirarsi dallo Statuto di Roma annunciata nei mesi scorsi.
“Il ritiro dallo Statuto di Roma è una decisione sovrana, soggetta alle disposizioni dell’articolo 127 dello Statuto – ha rimarcato il portavoce – Un ritiro diventa effettivo un anno dopo la notifica al segretario generale delle Nazioni Unite”, quindi il 2 giugno 2026.
E per questo, ha insistito, “un ritiro non pregiudica i procedimenti aperti o qualsiasi altro caso già all’esame del tribunale prima che il ritiro sia effettivo”. “La Corte penale internazionale dipende dagli Stati per l’attuazione delle sue decisioni – ha osservato ancora – Non è solo un obbligo giuridico nei confronti della Corte in base allo Statuto di Roma, ma anche una responsabilità nei confronti del resto degli Stati membri”.
Ed ha concluso: “Quando gli Stati hanno dubbi sulla cooperazione con il tribunale, possono consultare la corte. Non spetta agli Stati decidere in modo unilaterale quanto siano fondate le decisioni della Corte”.
La risposta ungherese: “Lo aspettiamo con rispetto”
“Aspettiamo il presidente Vladimir Putin con rispetto, naturalmente. Assicureremo che possa entrare in Ungheria, abbia colloqui con successo e poi torni a casa. Non è necessario alcun coordinamento con nessuno”, ha chiarito il ministro degli Esteri ungherese Peter Szjjarto. “Siamo un Paese sovrano”, ha scandito Szjjarto, che stamattina ha avuto un colloquio telefonico con il consigliere del Cremlino Yuri Ushakhov sull’incontro a Budapest tra Vladimir Putin e Donald Trump.
Orbán si prepara: “Sentito Putin, prima di vedere Trump incontro Lavrov-Rubio”
Il premier ungherese Viktor Orbán infatti si prepara. “Ieri il presidente Donald Trump ci ha detto di prepararci; un incontro tra i due ministri degli Esteri è all’ordine del giorno. Hanno deciso che i due ministri degli Esteri avrebbero cercato di risolvere le questioni rimanenti entro una settimana, e poi, una settimana dopo, sarebbero potuti venire qui a Budapest”, ha spiegato Orban.

