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Via libera al progetto per bonificare Pasquasia

Via libera al progetto per bonificare Pasquasia
ex miniera Pasquasia – Enna

La Regione siciliana punta a risanare la miniera dismessa in cui si annidano, tra l’altro, grandi quantità di amianto. Del sito hanno parlato diversi collaboratori di giustizia, in un caso paventando la presenza di scorie radiottive

PALERMO – Dopo decenni di attesa, un primo concreto passo verso la bonifica di Pasquasia, la miniera dismessa dell’Ennese attorno a cui si sono addensati nubi e misteri ma che di certo rappresenta una minaccia per l’ambiente, è stato compiuto. Nella giornata di ieri, la Regione ha approvato il progetto che punta a neutralizzare i pericoli rappresentati dalle grandi quantità di amianto ancora presenti nel sito da cui, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, furono estratti i sali potassici e che è stato chiuso a inizio degli anni Novanta per i problemi ambientali causati ai corsi d’acqua circostanti.

Pasquasia è uno dei siti di archeologia industriale più importanti della Sicilia

Pasquasia, che nel corso della propria storia è passato sotto il controllo della Montecatini e poi dell’Ente Minerario Siciliano e di Eni, per poi a metà anni Ottanta passare a Italkali, è uno dei siti di archeologia industriale più importanti della Sicilia, ma da trent’anni anche un posto da cui è meglio stare a distanza. Finora l’ex miniera ha sempre ricevuto soltanto piccoli interventi di manutenzione, venendo sottoposta a un’attività di vigilanza i cui costi sono stati affrontati dalla Regione. Il problema principale e chiaramente accertato è quello dell’amianto. Ed è in questa direzione che va il progetto approvato ieri dal dipartimento Rifiuti.

Il progetto di messa in sicurezza della Regione siciliana

Con un decreto firmato dal dirigente generale Arturo Vallone è stato validato il progetto a cui negli ultimi anni ha lavorato un raggruppamento temporaneo di professionisti costituito da Utres Ambiente srl, Orion Progetti Srls, Ing. Paolo Caira e Ing. Santi Cerrito. Il progetto di messa in sicurezza, che è stato sottoposto ai pareri degli enti competenti, che in alcuni casi hanno dato prescrizioni, prevede anche la realizzazione di una cella – all’interno dello stesso sito – dove verrà smaltito l’amianto.

L’ok è arrivato seguendo le previsioni contenute nel comma 7 dell’articolo 242 del Codice dell’ambiente, che tratta il tema delle bonifiche e che dispone che “la Regione, acquisito il parere del Comune e della Provincia interessati mediante apposita conferenza di servizi e sentito il soggetto responsabile, approva il progetto, con eventuali prescrizioni e integrazioni”.

La stessa parte della legge prevede che “ai soli fini della realizzazione e dell’esercizio degli impianti e delle attrezzature necessarie all’attuazione del progetto operativo e per il tempo strettamente necessario all’attuazione medesima, l’autorizzazione regionale sostituisce a tutti gli effetti le autorizzazioni, le concessioni, i concerti, le intese, i nulla osta, i pareri e gli assensi previsti dalla legislazione vigente compresi, in particolare – viene specificato – quelli relativi alla valutazione di impatto ambientale, ove necessaria, alla gestione delle terre e rocce da scavo all’interno dell’area oggetto dell’intervento ed allo scarico delle acque emunte dalle falde”.

Nel corso dell’iter di approvazione si è valutato se il percorso da seguire fosse quello appena descritto oppure la verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale, caso quest’ultimo che avrebbe comportato che il progetto passasse dalla commissione tecnica-specialistica dell’assessorato al Territorio. Alla fine si è optato per la prima opzione. Concluso l’iter al dipartimento Rifiuti – dove manca qualche passaggio considerato di rito – la palla passerà al Drt (il dipartimento regionale tecnico, ndr) per la validazione della documentazione e la successiva indizione della gara d’appalto.

Al momento non sono chiari i dettagli del progetto

Al momento non sono chiari i dettagli del progetto, né se nei documenti che sono stati prodotti in fase di progettazione esistano riferimenti alle ipotesi che negli anni sono andate ad arricchire la storia di Pasquasia. A parlare del sito minerario, infatti, sono stati diversi collaboratori di giustizia, tra cui Leonardo Messina, all’epoca esponente della famiglia mafiosa di San Cataldo. Messina, che a Pasquasia ci lavorò come operaio, raccontò ai magistrati di come la miniera fosse stata utilizzata per interrare fusti contenenti scorie radioattive.

Tra coloro che ricevettero le rivelazioni del collaboratore di giustizia ci fu anche Paolo Borsellino. Messina lo incontrò poche settimane prima che il giudice venisse ucciso nell’attentato di via D’Amelio. Negli anni successivi, le procure hanno aperto più di un fascicolo su quei racconti, senza però mai arrivare – fino a oggi – a un punto fermo sulla fondatezza di quelle dichiarazioni.