Viene da lontano il fallimento dei politici - QdS

Viene da lontano il fallimento dei politici

Carlo Alberto Tregua

Viene da lontano il fallimento dei politici

venerdì 09 Aprile 2021

Un pezzo d’Italia in cancrena

Dall’Ue viene estimata una crescita del Pil italiano del 2021 del 3,4 per cento. Invece, da parte del Fondo monetario internazionale del 4,2. Il Governo si attesta sulla cifra più bassa perché ha paura del futuro. In ogni caso, quelle cifre con il più sono effimere perché comunque vadano le cose, quest’anno arriveremo ad una perdita del Pil rispetto al 2019 fra il cinque ed il sei per cento.
L’Istat, sul proprio sito, pubblica il grafico del Pil pro capite degli italiani. Nel 2020 è stato di 26.180 euro, addirittura inferiore a quello del 1995 che era di 26.370 euro, senza tener conto dell’inflazione.
Il peggio dello scenario è che nel 2019 il Pil di ogni italiano era di 26.600 euro, ma quello del 2020 era ben superiore: 29.100.
Dagli scarni dati che vi abbiamo elencato, si deduce in modo inoppugnabile che la crisi del nostro Paese viene da lontano, forse da un ventennio ed è peggiorata, probabilmente, con le due crisi più recenti del 2008 e del 2011, il che dimostra il fallimento dell’intera classe politica che ci ha governato in questo ventunesimo secolo.

Abbiamo il dovere di ricordare però la crisi del 1992. Dopo alcuni decenni in cui i governi, che duravano anche tre mesi (balneari), andavano avanti continuando a svalutare la lira, tanto che i buoni del Tesoro producevano interessi fra il quindici e il venti per cento: una enormità.
Nonostante la citata batosta del 1992 e il capestro della quotazione della lira rispetto a un euro di 1.936,27, la classe politica successiva non ha tratto alcun insegnamento e ha continuato nella politica suicida dell’assistenzialismo, allargando continuamente i cordoni della borsa ed indebitando il Paese e le future generazioni.
Con l’entrata dell’Euro (1° gennaio 2002) non è stato più possibile svalutare la moneta perché la gestione della stessa è stata concentrata nella Banca centrale europea, la quale possiede il rubinetto per aprire e chiudere la stampa della moneta e la sua gestione.
Con la presidenza di Mario Draghi è stato messo in atto un continuo acquisto dei titoli di Stato dei diversi Paesi: in tal modo l’inflazione è precipitata a zero e con essa gli interessi; anzi sono nati i cosiddetti interessi negativi per chi deposita somme nelle banche.
Si scriveva che lo stato comatoso in cui si trova l’economia italiana viene da lontano, come conseguenza, appunto, di una continua politica clientelare ed assistenziale, anziché quella indirizzata agli investimenti.
Sono proprio gli investimenti che creano lavoro, quello vero, quello produttivo e non quello fasullo degli enti pubblici e in generale della Pubblica amministrazione.
Per fortuna vi è stato il blocco del turnover che ha fatto ridurre l’esercito dei protetti e nullafacenti, salvo importanti e valorose eccezioni. Però ora, a seguito dell’epidemia, sembra che si ritorni all’apertura delle assunzioni nelle diverse Pubbliche amministrazioni, motivando col fatto che dipendenti e dirigenti sono invecchiati (una ovvietà) e che soprattutto non possiedono le competenze necessarie e conseguenti alla digitalizzazione.
Come sempre, il pietismo di scadenti politici mette in evidenza un dato pacifico, ma non pensa alla soluzione, che è quella di formare anche i cinquantenni e i sessantenni (ancora giovani) per adattarli alle nuove incombenze.

Assumere è facile, ma farlo senza un preventivo progetto di riorganizzazione della Pubblica amministrazione, in base alle attuali esigenze e alle nuove tecnologie, è un comportamento scriteriato. Quando sentiamo, anche da fonti autorevoli, che occorrono mille persone per questo e mille per quell’altro senza che tali numeri siano collegati ad un progetto organizzativo complessivo, ci sembra di sentire dei folli che sparano numeri a casaccio perché manca il reticolo che dovrebbe spiegare perché ci vogliono mille e non duemila o cinquecento persone.
Tutto questo accade anche perché ministri, viceministri, sottosegretari, assessori regionali e comunali, nella maggior parte dei casi, non sanno cosa sia l’organizzazione (una scienza moderna inventata negli ospedali canadesi nel 1937) e non si circondano di tecnici e professionisti che la conoscono effettivamente.
Senza organizzazione non si può fare la pianta organica, se non continuando in questo comportamento suicida che aumenta i debiti e fa inviluppare il Paese.

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