Nuova polemica legata all’ospedale Castiglione Prestianni di Bronte. Una troupe della Rai, recatasi presso la struttura per documentare le criticità sanitarie del territorio, si è vista impedire l’accensione delle telecamere da parte dell’Asp. La motivazione fornita dai dirigenti ospedalieri è stata la mancanza di una preventiva autorizzazione da parte della direzione.
La reazione del sindaco Firrarello: “Un atto di censura”
Un episodio che ha scatenato le reazioni del sindaco di Bronte, Pino Firrarello, e di altri rappresentanti istituzionali e sindacali presenti sul posto per rilasciare dichiarazioni alla stampa. Il primo cittadino ha espresso indignazione, parlando apertamente di censura: “Non sapevo che fosse in vigore la censura. Non ricordo da chi e da quando è stata imposta. Credevo di vivere in una società trasparente e democratica. Eppure alla Rai è stato impedito di fare riprese all’interno dell’ospedale per informare i cittadini”.
Firrarello, in quanto massima autorità sanitaria del territorio, ha invitato i giornalisti a entrare comunque nella struttura per svolgere il proprio lavoro, ma il divieto di accendere le telecamere è stato ribadito con fermezza dai dirigenti dell’ospedale. Il sindaco ha poi evidenziato il progressivo smantellamento dei servizi sanitari nella zona, una situazione che definisce “vergognosa”: “Piano piano hanno tolto tutto e non ci dicono neanche perché, dopo 18 anni, i lavori in ospedale non riprendono. Il Governo nazionale prenda atto che la riforma radicale della Sanità non può essere rinviata. Perché non si toglie il numero chiuso nella facoltà di Medicina? Quali interessi si tutelano?”.
Enza Meli (Uil Catania): “La battaglia della vita per i cittadini”
Anche Enza Meli, segretaria generale della Uil di Catania, ha denunciato l’accaduto: “Stamattina ci siamo recati all’ospedale per rilasciare dichiarazioni alla Rai sul Castiglione Prestianni, ospedale-simbolo della Sanità che sta sparendo in territori di frontiera come Bronte. Poiché pioveva, ci siamo riparati nell’ambiente dove arrivano le ambulanze. I dirigenti dell’ospedale ci hanno chiesto di uscire fuori, perché lì non potevamo stare. Hanno fatto i padroni di casa. Lo facciano pure quando si tratta di risolvere problemi e criticità dell’ospedale, che sono tanti”.
Meli ha sottolineato come l’assenza delle istituzioni sanitarie sia una costante: “All’assemblea pubblica organizzata il 31 gennaio da noi della Uil insieme con Cgil e Comitato cittadino sono stati invitati tutti, Asp e politici compresi. Non si sono visti, tranne alcuni deputati. Non hanno capito che quella dell’ospedale, per la gente che abita qui, è la battaglia della vita. Come pensano di garantire il diritto al soccorso a un infartuato di Cesarò senza il vicino ospedale di Bronte? Noi non ci fermiamo, continueremo a batterci”.
Giuseppe Gullotta (Ass. Aiace): “Una ferita aperta che si cerca di nascondere”
Presente anche l’avvocato Giuseppe Gullotta dell’associazione Aiace, che ha evidenziato come la situazione dell’ospedale rappresenti “una ferita aperta che si cerca di nascondere”. Gullotta ha denunciato il ricorso a “cavilli burocratici e ostacoli autorizzativi” per impedire che la verità sulle condizioni del presidio sanitario emerga: “Quando la Rai prova a dare voce a questa emergenza, diventando un megafono per i siciliani, improvvisamente emergono cavilli burocratici per impedire che la verità venga a galla”.

