La Villa di Catania tra verde pubblico poco curato, strade dissestate, monumenti imbrattati, luci rotte, fontane non funzionanti e utilizzate come cestini dei rifiuti
La Villa Bellini di Catania è la principale area verde del centro storico della città etnea.
Il nucleo più antico del giardino risale al Settecento ed apparteneva al principe Ignazio Paternò Castello di Biscari che lo aveva voluto secondo le tipologie di allora con siepi strutturate a formare labirinti, decorazione di statue nei vialetti e numerose fontane di varia foggia a zampillo d’acqua o a cascatelle.
Tale concezione architettonica gli aveva valso proprio il nome di Labirinto. Il giardino era affidato ad abili giardinieri tra i quali il primo fu Pietro Paolo Arcidiacono e in seguito Giuseppe Squillaci.
Dopo la morte del principe mecenate, avvenuta il 1º dicembre 1786, il giardino decadde progressivamente a causa dell’abbandono da parte degli eredi. Venne proposto in vendita a partire dal 1820 ma solo dopo un lungo periodo di trattative, il 29 settembre 1854 il Labirinto venne acquistato dal comune di Catania dalla proprietaria Anna Moncada Paternò Castello, discendente dagli eredi del principe.
Un giardino degradato
Oggi il giardino è cuore pulsante della città, dove si va in pausa pranzo (per chi lavora), o semplicemente dove tutti i cittadini nel loro tempo libero e i turisti vanno per godersi un po’ di frescura all’ombra dei sui alberi, per rilassarsi nel silenzio dei suoi tanti viali (i labirinti di una volta).
Purtroppo la Villa, anche e soprattutto per l’inciviltà e la maleducazione di tanti suoi fruitori, si trova oggi in molte parti in uno stato di degrado, tra verde pubblico poco curato, strade dissestate, monumenti imbrattati, luci rotte, fontane non funzionanti e utilizzate come cestini dei rifiuti. Addirittura una grande area usata come discarica di vecchi rami di alberi e spazzatura di ogni genere. Abbiamo documentato gli angoli dimenticati della Villa Bellini di Catania, quelli poco visitati ma non per questo corpi estranei del Giardino. Un Giardino da incubo, da ripulire e valorizzare come la sua centenaria storia meriterebbe.
Dario Raffaele