Vini, riconoscimento Prosek, l'Italia è pronta alle barricate - QdS

Vini, riconoscimento Prosek, l’Italia è pronta alle barricate

redazione web

Vini, riconoscimento Prosek, l’Italia è pronta alle barricate

martedì 14 Settembre 2021

Per Bruxelles la domanda della Croazia è ammissibile e il nostro Paese si prepara a tutelare le sue bollicine. Per il Ministero è un precedente pericoloso che rischia di indebolire la stessa Ue

La Croazia torna alla carica sul vino Prosek e l’Italia si prepara a tutelare le sue bollicine più conosciute nel mondo.
La domanda di registrazione della menzione tradizionale Prosek presentata dalle autorità croate avanza tra le proteste italiane.
Lo ha confermato il Commissario Ue all’agricoltura Janusz Wojciechowski rispondendo a un’interrogazione presentata da europarlamentari di tutti gli schieramenti.
La domanda croata risponde “ai requisiti di ammissibilità e validità”, e la Commissione “procederà alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue”.

Un tentativo croato di proteggere la denominazione Prosek era già fallito nel 2013.
Adesso Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale”, che non è una Dop ma un modo di proteggere nomi a essa legati.

“Riserva”, “Superiore”, “Chateau”, “Grand Cru”, sono tutti esempi di menzione tradizionale riconosciuti dalle norme dell’Ue.
Quello di Bruxelles non è un via libera e i giochi sono tutt’altro che conclusi. La pubblicazione della domanda in Gazzetta Ue coincide infatti con l’inizio di un periodo di due mesi in cui è possibile presentare obiezioni, che la Commissione analizzerà. Poi deciderà.
“La Commissione ha risposto seguendo la procedura, ovviamente l’auspicio è che la stessa non vada avanti – sottolinea la Cia-Agricoltori italiani in una nota – dovremmo capire come i soggetti interessati potranno presentare obiezioni e farci eventualmente promotori”.

“Il Ministero si è già opposto a questo riconoscimento – spiegano dal Ministero delle Politiche agricole – e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi”. Ma si deve “fare presto per fermare una decisione che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

“Si tratta – precisa – di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi, come in Argentina e Australia”.

Il pericolo di confusione da parte soprattutto di coloro che non conoscono il prodotto (ma solo il nome), secondo Confagricoltura, “è grande e potrebbe indurre in reale inganno chi acquista il prodotto”.

Una ferma opposizione arriva anche dai territori di produzione del prosecco con il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, che definisce “vergognoso” quanto accaduto e il presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Elvira Bortolomiol, che chiede di fare squadra per proteggere il nome Prosecco. Mentre il presidente del Consorzio Prosecco Doc, Stefano Zanette, promette che “la faccenda non è affatto conclusa”.

“Siamo pronti alle barricate per difendere in ogni modo e in ogni sede il Prosecco Made in Italy perché deve essere chiaro a tutti che l’unico vero prosecco è quello prodotto nelle nostre terre”, ha detto Mara Bizzotto della Lega, autrice di una delle tre interrogazioni sul tema, tutte partite ai primi di luglio.
Una – primi firmatari Alessandra Moretti e Paolo De Castro – era di eurodeputati di diversi paesi e schieramenti, e un’altra ancora di Gianantonio Da Re (Lega) che oggi chiede a “Europa, Governo e Regione Veneto” di fermare “la truffa del Prosek”.

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