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Vino, Bio Cantina Orsogna: ecco ‘ghiuppitt’, antico ecotipo di Sangiovese

Vino, Bio Cantina Orsogna: ecco ‘ghiuppitt’, antico ecotipo di Sangiovese

Presentato progetto di reintroduzione del vitigno della Maiella

Milano, 23 ago. (askanews) – A Montenerodomo (Chieti) la Bio Cantina Sociale Orsogna ha presentato il progetto di reintroduzione della ‘ghiuppitt’, antico ecotipo di Sangiovese delle montagne abruzzesi. L’iniziativa è stata illustrata nell’ambito della undicesima edizione della manifestazione “Saperi e Sapori Antichi” nell’area archeologica di Iuvanum, uno dei siti più rilevanti del Parco nazionale della Maiella.

La ‘ghiuppitt’ è un vitigno storico del versante orientale della Maiella, coltivato in passato anche oltre i 1000 metri di altitudine e caratterizzato da terreni calcarei e pietrosi. Recuperata grazie al ritrovamento di vecchie piante a Lama dei Peligni, oggi è al centro di un programma sperimentale sviluppato insieme con la Banca del germoplasma del Parco.

“Anche quest’anno si rinnova la nostra presenza qui a Iuvanum, un tesoro archeologico che merita di essere ancora più conosciuto e valorizzato” dichiara il direttore ed enologo della Cantina, Camillo Zulli, spiegando che “lavoriamo alla reintroduzione della ‘ghiuppitt’ su terreni individuati a Montenerodomo, per vinificarla in loco sfruttando il terroir microbico del luogo”.

Con il marchio “Pe’ nin perde la sumente” la Cantina ha già imbottigliato alcuni ettolitri di vino ‘ghiuppitt de Mundeneire’ da una vigna sperimentale. Il risultato è un rosso che ha spinto la cooperativa a valutare anche le versioni rosato e spumante. “La montagna è scrigno di biodiversità e deve tornare a fare agricoltura con un modello di policoltura biologica e biodinamica, alternativa alle monocolture che hanno impoverito i paesaggi di valle” aggiunge Zulli.

Il convegno “Semi e viti d’Abruzzo” si è svolto nell’anfiteatro di Iuvanum davanti a un pubblico numeroso. Dopo i saluti del sindaco di Montenerodomo Angelo Piccoli, sono intervenuti, oltre a Zulli, l’archeologa Patrizia Staffilani del dipartimento di Lettere, Arti e Scienze sociali dell’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, il direttore del Parco nazionale della Maiella Luciano Di Martino, l’agronomo Marco Di Santo e l’etnobotanico Aurelio Manzi. I lavori sono stati moderati da Francesca Passalacqua, responsabile del museo archeologico di Iuvanum.

Staffilani ha aggiornato sugli scavi in corso nell’area del santuario romano, dove sono stati ritrovati semi antichi di cereali e legumi e resti carbonizzati di ghiande. Ha inoltre ricordato il progetto “Lip3d” che punta a rendere fruibile il sito attraverso realtà aumentata, modellazione tridimensionale e applicazioni di intelligenza artificiale.

Sempre a proposito di semi, Manzi ha evidenziato che le montagne hanno preservato varietà abbandonate a valle. “Uno studio su semi vitigni bizantini ritrovati a Crecchio ha mostrato somiglianze con l”uva tosta’, ancora coltivata, e con il Sangiovese, di cui la ‘ghiuppitt’ è un ecotipo, confermandone il radicamento storico in questo territorio” sottolinea.

La Bio Cantina Sociale Orsogna, che conta circa 300 soci e 1.500 ettari certificati bio, è da anni impegnata in progetti di recupero dei vitigni autoctoni e nella valorizzazione delle aree interne. Il legame con Iuvanum si consolida dunque come un percorso che intreccia agricoltura, archeologia e cultura, con l’obiettivo di restituire identità e prospettiva alle comunità montane.