Milano, 3 giu. (askanews) – Il Consorzio Vini Montecucco ha festeggiato 25 anni di attività in occasione del convegno “25 anni di Consorzio Montecucco: radici profonde, sostenibilità e sguardo al futuro”, che si è tenuto nella cornice del Forum Bertarelli di Poggi del Sasso (Grosseto) per un pubblico di rappresentanti istituzionali, aziende produttrici, tecnici e stampa. Un momento partecipato per raccontare la storia della Denominazione, riflettere sulla sua evoluzione e ribadire l’impegno verso una viticoltura di qualità, sostenibile e sempre più consapevole delle sfide ambientali.
“L’innalzamento delle temperature ci impone scelte coraggiose, per questo il Consorzio ha già avviato l’iter per una modifica ordinaria del Disciplinare, con l’obiettivo di estendere l’area di produzione verso le quote vitabili più alte del Monte Amiata” ha ricordato in apertura il presidente del Consorzio, Giovan Battista Basile, ribadendo l’importanza di rimanere fedeli all’identità del Montecucco e ai suoi capisaldi, quali sostenibilità ed enoturismo (si ricorda che oltre il 90% della produzione è certificata biologica, mentre il 100% delle aziende del territorio è attrezzato per l’accoglienza), ma al contempo saper evolvere, sia a livello produttivo che culturale, per affrontare con competenza le trasformazioni del mercato e della società.
Leonardo Salustri, che negli anni ’90 assieme a un piccolo gruppo di viticoltori, avviò un percorso per costruire un’identità riconoscibile e protetta per quest’area ancora poco valorizzata, ha rievocato la figura del professor Giancarlo Scalabrelli dell’Università di Pisa, il cui contributo ha lasciato un segno indelebile alla Doc Montecucco. Proprio grazie a questa sinergia nacque il vigneto sperimentale dell’azienda Salustri, con oltre 400 biotipi di Sangiovese e altre varietà autoctone, ancora oggi punto di riferimento per la ricerca genetica in ambito viticolo. Salustri ha ricordato anche la scelta innovativa di inserire il Vermentino nel Disciplinare: “Una scommessa che ha dato frutti: il Vermentino della provincia di Grosseto, oggi apprezzato, è nato proprio qui, sulle nostre colline”.
“Il riconoscimento della Doc nel 1998 fu solo l’inizio , il passo successivo, necessario, era creare un organismo in grado di tutelare, promuovere e far crescere la nostra Denominazione” ha aggiunto Stefano Alessandri, primo presidente del Consorzio (2000-2006), che nacque ufficialmente nel 2000, con 22 soci fondatori e una prima sede condivisa con Le Strade del Vino. Fu poi nel 2005 che trovò stabilmente casa a Poggi del Sasso. Alessandri ha sempre accompagnato il Consorzio nel consolidamento della propria identità, gettando le basi per i successivi traguardi: dall’ottenimento della Docg Montecucco Sangiovese nel 2011, fino al riconoscimento dell’incarico erga omnes nel 2015. Un percorso che ha portato oggi alle 68 aziende associate e ai 500 ettari rivendicati per oltre 1 milione di bottiglie.
Giuliano Guerrini, agronomo di ColleMassari e voce storica del territorio, ha ripercorso l’evoluzione viticola del territorio del Montecucco a partire dal contributo decisivo di Leonardo Salustri e del professor Giancarlo Scalabrelli nello studio dei biotipi autoctoni e nell’impostazione scientifica della viticoltura dell’areale. Guerrini ha quindi sottolineato il valore della ricerca condivisa come base per una viticoltura di qualità, ricordando come progetti come la Selezione Poggi del Sasso (da viti centenarie e franche di piede), sviluppata con il supporto della Fondazione Bertarelli, abbiano permesso di valorizzare le peculiarità genetiche e selezionare cloni di Sangiovese capaci di esprimere al meglio il carattere del territorio amiatino. “Il nostro lavoro – ha spiegato – è sempre stato orientato a rafforzare l’identità della Denominazione: il Sangiovese del Montecucco ha un’anima propria, fatta di resilienza, coerenza e legame profondo con il suolo e il clima”.
Patrizia Chiari di Tenuta l’Impostino ha presentato il progetto “Biopass” per la valorizzazione della biodiversità nel territorio del Montecucco, realizzato assieme al gruppo Agronomi Sata e in collaborazione con centri di studio e di ricerca italiani quali il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano e la Fondazione Edmund Mach di S. Michele all’Adige. “Biopass” analizza l’equilibrio dei vigneti e l’impatto ambientale con dati certificati e tracciabili.
Non è mancato il racconto delle aziende che oggi stanno scegliendo di investire in quota, come nel caso di Silvio Mendini (Podere Montale), testimone di una viticoltura che sta ritrovando nuove energie sulle pendici dell’Amiata.
A chiudere la giornata, Francesco Benedetti (ColleMassari), presidente del Biodistretto del Montecucco, ha sottolineato come questo territorio abbia saputo trasformare la sostenibilità in una leva di coesione sociale ed economica. “Il distretto biologico non è solo un marchio: è un patto tra aziende, istituzioni e cittadini per costruire un futuro condiviso, nel rispetto delle nostre radici”.

