Milano, 4 ott. (askanews) – Si è conclusa la vendemmia 2025 di Feudo Disisa, storica realtà della Doc Monreale, che quest’anno raggiunge un traguardo di rilievo: la certificazione biologica dell’intera produzione. Un passaggio che segna l’avvio di un nuovo corso maggiormente fondato su pratiche colturali sostenibili e sulla valorizzazione del patrimonio ampelografico e paesaggistico del territorio.
Dopo anni contraddistinti da stagioni anomale, l’annata 2025 si è distinta per un andamento climatico equilibrato, con distribuzione regolare delle piogge e un ciclo vegeto-produttivo omogeneo. Le piogge invernali e primaverili hanno garantito riserve idriche, mentre l’estate calda ma senza eccessi ha favorito la crescita delle piante senza stress. L’inverno mite ha determinato una maturazione leggermente anticipata, gestita con interventi mirati per assicurare equilibrio e armonia dei grappoli.
La raccolta è iniziata il 4 agosto con lo Chardonnay destinato alle basi spumante, proseguendo con Fiano, Grillo e Catarratto. A settembre è stata la volta delle uve a bacca nera: Syrah, Merlot e Nero d’Avola, fino a Perricone e Cabernet Sauvignon, vendemmiati con circa una settimana di anticipo rispetto alle annate precedenti.
“La nostra sfida è dare vita a vini che coniughino intensità e finezza, mantenendo equilibrio ed eleganza. Con la vendemmia 2025, la prima interamente certificata in biologico, vogliamo consolidare un percorso che unisce qualità enologica e sostenibilità: una viticoltura rispettosa dell’ambiente e proiettata al futuro” spiega Mario Di Lorenzo, alla guida dell’azienda insieme al padre Renato.
Tra le etichette che rifletteranno le caratteristiche di questa vendemmia figurano “Chara”, blend di Catarratto e Inzolia, il “Grillo” e il “Granmassenti Perricone”. A questi si aggiunge il “Lu Bancu 2024”, che ha ricevuto il faccino 2026 di Doctor Wine (96 punti) e il titolo di “Miglior Catarratto”. “Il Catarratto non rappresenta soltanto il nostro passato ma simboleggia il fulcro della nostra identità; in esso riconosciamo sia un valore enologico sia storico-culturale che intendiamo valorizzare con rigore e sensibilità produttiva” aggiunge Di Lorenzo, spiegando che “questa varietà costituisce, insieme al Perricone, il pilastro su cui intendiamo costruire il nostro futuro integrando tipicità territoriale ed eleganza stilistica”.
In questa prospettiva si inserisce il Progetto Arca, Associazione regionale Catarratto Autentico, che punta a coniugare ricerca scientifica e identità territoriale. Il Catarratto viene interpretato come elemento di coesione: un vitigno resiliente e versatile che rappresenta un modello di continuità tra tradizione produttiva e innovazione sostenibile.

