Un decreto del ministero delle Politiche agricole fissa al 30 giugno il termine ultimo che riguarda anche le rifermentazioni. In Sicilia oltre 100 mila ettari di superficie vitata
PALERMO – Un atto di stabilità, l’intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni sul decreto ministeriale che regola i tempi della fermentazione dei vini. Il provvedimento stabilisce per la campagna viticola 2020-2021 i periodi entro i quali sono consentite fermentazioni e rifermentazioni in deroga al normale periodo di vendemmia. Si tratta di regole che ottemperano a una specifica disposizione del Testo Unico sul vino.
“Come ogni anno – ha puntualizzato nelle scorse settimane il sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe L’Abbate – il ministero individua con un proprio provvedimento, d’intesa con le Regioni, le tipologie di particolari vini per le quali possa essere consentita la fermentazione o la rifermentazione oltre il termine ultimo del 31 dicembre. Abbiamo sostanzialmente confermato le previsioni dei precedenti decreti ministeriali che hanno normato la materia in passato, dando continuità al lavoro portato avanti a tutela delle produzioni di qualità del nostro Paese”.
In base al decreto è fissato al 30 giugno il termine ultimo per le fermentazioni e rifermentazioni dei vini a denominazione di origine e indicazione geografica con le menzioni “passito”, “vin santo”, “vendemmia tardiva”.
Lo stesso termine è fissato per i vini senza denominazione di origine e indicazione geografica. Il decreto ottempera ad una specifica disposizione del Testo Unico sul vino: ogni anno il Mipaaf individua con un proprio provvedimento, d’intesa con le Regioni, le tipologie di particolari vini per le quali possa essere consentita la fermentazione o la rifermentazione oltre il termine ultimo del 31 dicembre. Si tratta, per la Sicilia, della produzione agricola di maggiore tradizione e diffusione.
I dati Assovini dicono che la superficie vitata sull’isola è di 103.065 ettari, in grande maggioranza distribuiti tra collina e pianura. La produzione totale annuale supera i sei milioni di ettolitri, di cui il 16% di vini Dop e il 44% di vini Igp. La presenza di eccellenze nella produzione vitinicola è testimoniata dai tanti riconoscimenti: un vino Docg, 23 vini Doc e 7 vini Igt.
La svolta è avvenuta e continua ad avvenire dagli anni Settanta dello scorso secolo: la volontà di ottenere vini altamente alcolici e corposi è stata accantonata in favore di nuovi vini più freschi, eleganti e profumati, spesso ottenuti dalle antiche viti e dai vitigni autoctoni Catarratto, Grillo, Carricante, Frappato, Nerello e il famoso Nero d’Avola. A questi si sono affiancati vitigni internazionali come Chardonnay, Petit Verdot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Sirah.
La produzione è distribuita su tutto il territorio: la provincia di Trapani è la zona a più alta produzione di tutta l’Italia e l’Europa. Marsala è senz’altro il prodotto enologico più conosciuto. La provincia di Agrigento insegue la sua vicina per quanto riguarda la produzione di vino.
In provincia di Palermo i vitigni più coltivati sono quelli a bacca bianca come inzolia, catarratto e trebbiano toscano. I vini prodotti sono particolarmente freschi e fruttati riconosciuti dalle Doc Monreale, Alcamo, Contessa Entellina. In provincia di Messina, un nome che risalta su tutti è la malvasia delle Lipari, ottenuto da uve appassite: è una perla enologica oltre che uno dei vini più antichi della Sicilia.