Lo segnano i dati degli accessi ospedalieri, nel biennio 2020-2021 casi di violenze oltre il 30%
Sempre più uomini e donne siciliane si rivolgono al pronto soccorso e dichiarano di aver subito violenza. I dati sono forniti dall’Istat, in collaborazione con il ministero della Salute e il dipartimento per le Pari opportunità: se tra il 2017-2019 c’erano 14,4 accessi ai pronto soccorso dei nosocomi siciliani ogni 10 mila donne segnalati come causa da violenza, nel 2020-2021 tale dato sale a 21,9. Anche per gli uomini la dinamica si è sviluppata alla stessa maniera: nel 2017-2019 il dato era fermo a 17 accessi totali, saliti a 27,5 nel 2020-2021. Per entrambi i generi, la regione si pone al di sopra della media nazionale, che si ferma a 18,2 per le donne e a 14,7 per gli uomini.
Grandi differenze tra regioni
In generale, nella penisola gli accessi in pronto soccorso con indicazione di violenza presentano un’elevata variabilità a livello regionale per entrambi i generi. Con riferimento alle donne, nel periodo precedente la pandemia l’incidenza degli accessi per 10.000 accessi totali varia da un valore pari a 3 in Molise a un valore pari a 23,3 in Liguria, mentre nel periodo post pandemia l’incidenza varia da 2,6 in Molise a 27,6 in Abruzzo. Sebbene una parte della variabilità dipenda dalla diversa diffusione del fenomeno nelle regioni, una parte potrebbe essere attribuibile alla differente propensione a riconoscere il fenomeno. Alcune analisi dei trend nel periodo 2014-2021 effettuate dal ministero della Salute hanno infatti evidenziato che le iniziative di formazione realizzate in questi anni in alcune realtà regionali hanno migliorato la capacità di “riconoscere” i casi di violenza e, di conseguenza, di intercettare il fenomeno nei dati amministrativi.
Le degenze
Sono stati analizzati anche i dati relativi alle dimissioni ospedaliere in regime ordinario con indicazione di violenza, e in questo caso i numeri scendono nettamente: in Sicilia per le donne nel 2017-2019 si arriva al 2,6 di ricoveri e si innalza al 3 nel 2020-2021. Per gli uomini, invece, nel 2017-2019 il dato era 10, mentre nel 2020-2021 sceso a 9,8. In questo caso l’Isola si pone al di sotto della media nazionale, che al contrario sale, nel 2020-2021 a 4,3 per le donne, e a 12,3 per gli uomini. Anche in questo caso, i ricoveri con indicazione di violenza presentano una spiccata variabilità regionale in entrambi i generi. Tra le donne tale variabilità è aumentata nel biennio della pandemia, in conseguenza di una riduzione di questa tipologia di ricoveri più forte al Sud: il tasso di ricovero per 10.000 donne residenti è passato da 0,37 nel triennio 2017-2019 a 0,23 nel 2020-2021 (-38,6%), rispetto ad una diminuzione a livello nazionale da 0,46 a 0,35 (-25,5%). Nelle regioni i ricoveri femminili con indicazione di violenza variano nel 2020-2021 da 7,0 per 10.000 ricoveri in Valle d’Aosta, 6,5 nella Provincia autonoma di Bolzano, 5,6 in Lombardia e nel Lazio, a valori molto bassi in Abruzzo (2,1), Provincia autonoma di Trento (1,5) e Molise (0,4). Il divario di genere risulta tendenzialmente più elevato nelle regioni del Sud, nelle Marche e nel Lazio al Centro.
Molti casi tra stranieri
Tra i ricoveri con indicazione di violenza, quasi il 30% in entrambi i generi sono relativi a pazienti con cittadinanza straniera, mentre, considerando il complesso dei ricoveri, gli stranieri costituiscono il 5,2% per gli uomini e il 6,2% per le donne. Tale quota supera il 40% nei ricoveri di donne di 18-34 anni. Nel biennio 2020-2021, tra le donne straniere sono 19,5 i ricoveri ordinari per violenza ogni 10.000 ricoveri totali, a fronte di 3,3 tra le italiane (4,5 è il dato medio complessivo). L’incidenza dei ricoveri con indicazione di violenza è massima nelle donne giovani di 18-34 anni sia italiane sia straniere, ma per quest’ultime è quattro volte più elevata: 38,5 ricoveri per 10.000 ricoveri totali contro 10,3 nel biennio 2020-2021. Anche i dati relativi agli uomini confermano la presenza di un forte divario tra stranieri e italiani.