Minacce, violenza con pugni e calci alla compagna davanti alla figlia di soli 3 anni: la Polizia di Stato ha arrestato un 32enne di Librino con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.
Un caso come tanti, purtroppo. Un secondo episodio di violenza sulle donne è avvenuto negli scorsi giorni a Militello in Val di Catania, dove un 48enne – successivamente arrestato dai carabinieri – avrebbe inseguito la compagna fino a casa di una sua amica, dove si era rifugiata dopo una lite, e l’avrebbe minacciata (con pistola a seguito).
Calci e pugni alla compagna, violenza in famiglia a Librino
Il 32enne destinatario dell’odierno provvedimento avrebbe sferrato calci e pugni alla compagna davanti alla loro bimba di soli 3 anni. La donna è riuscita a proteggere se stessa e la figlia per poi fuggire di casa e chiedere aiuto alla Polizia di Stato.
Dopo aver accompagnato la figlia dai nonni, la donna ha scelto di mettere fine alle aggressioni perpetrate da anni nei suoi confronti dal compagno rivolgendosi al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Librino. Già nel 2022 la donna era finita in ospedale, al Pronto Soccorso, per le gravi lesioni legate ad una feroce aggressione, sorta per futili motivi con il compagno.
In Commissariato i poliziotti hanno raccolto la denuncia della vittima che ha raccontato tutti i dettagli dell’ultimo episodio di violenza, subito poco prima, in casa, davanti alla figlia.
Le minacce: “Se parli, ti ammazzo”
Secondo quanto riferito agli agenti, l’aggressore l’avrebbe minacciata di morte e denigrata con frasi offensive. “Se parli, ti ammazzo!” avrebbe detto l’uomo prima di colpirla con schiaffi al viso e alla testa. Quando la donna si sarebbe abbassata per cercare di mettere al riparo la figlia, il compagno le avrebbe sferrato un calcio al volto, procurandole una ferita al labbro.
Dopo aver tranquillizzato la vittima di maltrattamenti, gli agenti della squadra volanti della Questura di Catania hanno raggiunto l’abitazione dove si era consumata la violenza, trovando il 32enne e arrestandolo per maltrattamenti in famiglia, ferma restando la presunzione di innocenza dell’indagato valevole ora e fino a condanna definitiva. L’uomo è stato posto ai domiciliari nell’abitazione dei genitori in attesa del giudizio di convalida del gip.
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Immagine di repertorio

