Sono ancora troppe le vittime che, pur avendo denunciato, non hanno ricevuto giustizia. Dal tribunale di Milano l'invito a introdurre i braccialetti elettronici per gli indagati dei reati di genere.
Continua a dilagare il fenomeno della violenza sulle donne in Sicilia e nel resto del Paese. A Catania il primato delle denunce per atti persecutori. Troppe volte, però, le denunce delle vittime non vengono ascoltate a dovere. Il divieto di avvicinamento, talvolta disposto dai giudici, non si rivela sempre misura efficace a prevenire ulteriori episodi di violenza. Come accaduto per il caso di Vanessa Zappalà. Il tribunale di Milano invita all’impiego del braccialetto elettronico.
Il braccialetto elettronico
Va “valutata dal giudice” la “possibilità” di “ricorrere” ai braccialetti elettronici quando si dispongono “misure cautelari”, come il divieto di avvicinamento, nei confronti di “indagati-imputati di reati orientati da motivi di genere e contro la persona”, come “ulteriore presidio normativamente previsto” per il “rafforzamento delle esigenze di tutela della persona offesa”, favorendo le “attività di controllo” delle forze dell’ordine.
Lo scrive il presidente coordinatore del settore penale di Milano, Fabio Roia, in una nota inoltrata ai giudici e alla Procura e nella quale segnala che i dispositivi sono “disponibili” e non carenti.