Vitale, “Vaccino evita malattia nel 94% dei casi ma ci si può infettare” - QdS

Vitale, “Vaccino evita malattia nel 94% dei casi ma ci si può infettare”

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Vitale, “Vaccino evita malattia nel 94% dei casi ma ci si può infettare”

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mercoledì 21 Luglio 2021

L’epidemiologo di UniPa e componente del Cts dell’ISS sottolinea l’importanza di tenere la mascherina perché i microrganismi possono entrare comunque nella parte alta delle vie respiratorie.

“I vaccinati possono trasmettere il virus oppure no?” è la
domanda del momento che ritorna spesso alla ribalta perché è un aspetto del
Coronavirus non ancora chiarificato. QdS ha intervistato in merito Francesco
Vitale, ordinario di Igiene dell’Università degli Studi di Palermo,
epidemiologo e medico di sanità pubblica, già componente del Comitato Tecnico
Scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità nonché presidente della Scuola di
Medicina e Consigliere di Amministrazione dell’Ateneo palermitano.

In seguito al
contagio da Sars-Cov-2 di due medici dell’hub in Fiera, il Commissario per
l’Emergenza Covid di Palermo, Renato Costa, ha dichiarato che i soggetti
vaccinati, in caso di contagio, non possono infettare perché hanno una carica
virale molto bassa. Lei è dello stesso avviso?

«In base alle mie conoscenze non
ci sono dati scientifici a dimostrazione del fatto che il soggetto vaccinato e
poi infettato abbia una carica virale tanto bassa da non potere a sua volta trasmettere
ad altri.

Certamente sono convinto del fatto che i vaccini funzionino
ed è importantissimo che le persone siano immunizzate, ma è bene ricordare che
i vaccini hanno un’efficacia del 94% circa, ciò significa il 5/6% di persone
potrebbero non rispondere al vaccino. Per cui anche chi è vaccinato può certamente
essere vettore a sua volta di trasmissione qualora s’infetti, ecco perché è
importante mantenere le mascherine e tutte le precauzioni individuali anche dopo
la vaccinazione».

Come è sempre stato
detto, il vaccino non previene il contagio ma evita le conseguenze gravi della
malattia da Covid-19….

«Sì perché il vaccino ha l’effetto
di non determinare la malattia, soprattutto in forma grave e, quindi, previene
la morte. Questi concetti chiaramente non sono mai assoluti, perché non riguardano
il 100% dei vaccinati, per il semplice fatto che l’efficacia vaccinale non è
mai del 100%, infatti varia in base al tipo di vaccino, cambia se il ciclo
vaccinale è stato completato o meno.

Nei migliori dei casi la copertura si attesta intorno al
94/95%, ciò vuol dire che c’è una percentuale di persone che non risponde alla
vaccinazione pur essendo stata vaccinata. Noi abbiamo alcuni di questi soggetti
che seguiamo perché non hanno sviluppato anticorpi, non hanno memoria
immunitaria e, quindi, rischiano di sviluppare una malattia anche grave o incorrere
in un decesso se contagiato. Del resto qualche caso viene riportato nel report
proprio perché l’efficacia vaccinale non è del 100%, nella stragrande
maggioranza delle persone.

Questo concetto sulla protezione dalla malattia, dalla forma
grave e dal ricovero ospedaliero, non prevede la presenza dell’infezione che è
una cosa diversa. L’infezione, infatti, prevede che noi entriamo in contatto
con un microrganismo il quale è poi presente in alcune parti del nostro corpo,
in questo caso nella parte alta delle vie respiratorie. Pertanto, in quel
momento, noi siamo passivamente trasportatori di un microrganismo che può essere
trasmesso».

Per capire bene la
situazione si sarebbero dovuti fare dei test sierologici e monitorare i
dipendenti delle strutture sanitarie?

«Certo, infatti, noi abbiamo
segnalato ad una delle aziende vaccinali più importanti i dati di alcune
persone che, pur essendo state vaccinate con due dosi di vaccino, non hanno
avuto una risposta immunitaria. Loro stanno raccogliendo questi numeri a
livello nazionale e internazionale, ciò comporterà una rivalutazione in termini
di eventuale cambiamento di vaccino per i “no responders” oppure si valuterà se
per alcuni soggetti saranno necessarie ulteriori dosi di vaccino. Tutto questo
deve essere, però, stabilito dalle evidenze scientifiche che verranno fuori
dalle ricerche in atto».

Cosa ne pensa dei mix
vaccinali come quello tra AstraZeneca – Pfizer?

«Questi mix sono tutt’ora oggetto
di discussione e valutazione, non ho ancora visto degli studi clinici che ne
comprovino esattamente la validità. Credo che quando non ci siano delle
evidenze scientifiche comprovate, non possiamo permetterci di affermare con
certezza che una cosa sia migliore di un’altra. Quando avremo l’evidenza
scientifica comprovata allora tracceremo la strada che possa fornire le
migliori opportunità, ma fino a quel momento parlare è sempre inappropriato».

Lei è contrario alle
nuove aperture che sono state disposte a livello nazionale?

«Secondo me le mascherine devono
essere portate sempre perché non siamo ancora fuori dalla pandemia, è
assolutamente sbagliato in questo momento derogare a tutte quelle che sono le
norme di sicurezza, quantomeno negli ambienti chiusi, negli spazi aperti può
essere diverso a seconda dei contesti.

Più le persone si vaccinano più sale il livello di sicurezza della popolazione. Ancora non abbiamo raggiunto il livello ottimale, dobbiamo continuare a vaccinare, ma nel frattempo mantenere i dispostivi di protezione individuale, soprattutto negli ambienti chiusi e dove si possono creare assembramenti».

Sonia Sabatino

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