“I vaccinati possono trasmettere il virus oppure no?” è la domanda del momento che ritorna spesso alla ribalta perché è un aspetto del Coronavirus non ancora chiarificato. QdS ha intervistato in merito Francesco Vitale, ordinario di Igiene dell’Università degli Studi di Palermo, epidemiologo e medico di sanità pubblica, già componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità nonché presidente della Scuola di Medicina e Consigliere di Amministrazione dell’Ateneo palermitano.
In seguito al contagio da Sars-Cov-2 di due medici dell’hub in Fiera, il Commissario per l’Emergenza Covid di Palermo, Renato Costa, ha dichiarato che i soggetti vaccinati, in caso di contagio, non possono infettare perché hanno una carica virale molto bassa. Lei è dello stesso avviso?
«In base alle mie conoscenze non ci sono dati scientifici a dimostrazione del fatto che il soggetto vaccinato e poi infettato abbia una carica virale tanto bassa da non potere a sua volta trasmettere ad altri.
Certamente sono convinto del fatto che i vaccini funzionino ed è importantissimo che le persone siano immunizzate, ma è bene ricordare che i vaccini hanno un’efficacia del 94% circa, ciò significa il 5/6% di persone potrebbero non rispondere al vaccino. Per cui anche chi è vaccinato può certamente essere vettore a sua volta di trasmissione qualora s’infetti, ecco perché è importante mantenere le mascherine e tutte le precauzioni individuali anche dopo la vaccinazione».
Come è sempre stato detto, il vaccino non previene il contagio ma evita le conseguenze gravi della malattia da Covid-19….
«Sì perché il vaccino ha l’effetto di non determinare la malattia, soprattutto in forma grave e, quindi, previene la morte. Questi concetti chiaramente non sono mai assoluti, perché non riguardano il 100% dei vaccinati, per il semplice fatto che l’efficacia vaccinale non è mai del 100%, infatti varia in base al tipo di vaccino, cambia se il ciclo vaccinale è stato completato o meno.
Nei migliori dei casi la copertura si attesta intorno al 94/95%, ciò vuol dire che c’è una percentuale di persone che non risponde alla vaccinazione pur essendo stata vaccinata. Noi abbiamo alcuni di questi soggetti che seguiamo perché non hanno sviluppato anticorpi, non hanno memoria immunitaria e, quindi, rischiano di sviluppare una malattia anche grave o incorrere in un decesso se contagiato. Del resto qualche caso viene riportato nel report proprio perché l’efficacia vaccinale non è del 100%, nella stragrande maggioranza delle persone.
Questo concetto sulla protezione dalla malattia, dalla forma grave e dal ricovero ospedaliero, non prevede la presenza dell’infezione che è una cosa diversa. L’infezione, infatti, prevede che noi entriamo in contatto con un microrganismo il quale è poi presente in alcune parti del nostro corpo, in questo caso nella parte alta delle vie respiratorie. Pertanto, in quel momento, noi siamo passivamente trasportatori di un microrganismo che può essere trasmesso».
Per capire bene la situazione si sarebbero dovuti fare dei test sierologici e monitorare i dipendenti delle strutture sanitarie?
«Certo, infatti, noi abbiamo segnalato ad una delle aziende vaccinali più importanti i dati di alcune persone che, pur essendo state vaccinate con due dosi di vaccino, non hanno avuto una risposta immunitaria. Loro stanno raccogliendo questi numeri a livello nazionale e internazionale, ciò comporterà una rivalutazione in termini di eventuale cambiamento di vaccino per i “no responders” oppure si valuterà se per alcuni soggetti saranno necessarie ulteriori dosi di vaccino. Tutto questo deve essere, però, stabilito dalle evidenze scientifiche che verranno fuori dalle ricerche in atto».
Cosa ne pensa dei mix vaccinali come quello tra AstraZeneca – Pfizer?
«Questi mix sono tutt’ora oggetto di discussione e valutazione, non ho ancora visto degli studi clinici che ne comprovino esattamente la validità. Credo che quando non ci siano delle evidenze scientifiche comprovate, non possiamo permetterci di affermare con certezza che una cosa sia migliore di un’altra. Quando avremo l’evidenza scientifica comprovata allora tracceremo la strada che possa fornire le migliori opportunità, ma fino a quel momento parlare è sempre inappropriato».
Lei è contrario alle nuove aperture che sono state disposte a livello nazionale?
«Secondo me le mascherine devono essere portate sempre perché non siamo ancora fuori dalla pandemia, è assolutamente sbagliato in questo momento derogare a tutte quelle che sono le norme di sicurezza, quantomeno negli ambienti chiusi, negli spazi aperti può essere diverso a seconda dei contesti.
Più le persone si vaccinano più sale il livello di sicurezza della popolazione. Ancora non abbiamo raggiunto il livello ottimale, dobbiamo continuare a vaccinare, ma nel frattempo mantenere i dispostivi di protezione individuale, soprattutto negli ambienti chiusi e dove si possono creare assembramenti».
Sonia Sabatino