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Giovanni Pizzo  |
domenica 27 Novembre 2022

Luca Ricolfi ieri sosteneva che il PD rischia la storia del cane che si morde la coda. Chi ci vorrebbe oggi come leader al PD?

Luca Ricolfi ieri sosteneva che il PD rischia la storia del cane che si morde la coda. Il popolo di sinistra, non quello che abita ai Parioli, ma quello che vive in quartieri normali se non popolari, sente un bisogno di sicurezza, ha crescenti fragilità, pertanto si rifugia in un istinto di conservazione. Quindi se il PD cercasse il suo popolo originario dovrebbe diventare un partito conservatore, cosa che fa a botte con una sinistra fronte del progresso. Se spinge sui temi Ambientali e dei diritti civili quindi rischia di perdere il sentimento del suo popolo originario.

Questo sta alla base del dilemma tra la scelta smaccatamente progressista, avanzata, innovativa della Schlein, illuminata ed illuminista da Cogito ergo sum. In antitesi il pragmatico, comunitario, con il passaporto unico, quello emiliano laborioso di Bonaccini, quello del primum vivere deinde filosofare. Da un lato ceti aperti ed avanzati, dall’altra gente che lavora a testa bassa per il territorio di appartenenza.
Ma tutto questo sembra celebrale, simbologico, marketing da primarie. Tutto sa di quinoa fredda con datterini biologici o culatello con il pane. Non c’è nulla di caldo, che bruci le coscienze ed infiammi i cuori.

È questa la “Stranezza” di questo dibattito politico, come il film di Roberto Andò, su Pirandello. Ognuno è se stesso, Servillo fa il Servillo, Ficarra e Picone sono l’immagine loro sputata, e Gigi Lo Cascio è Gigi Lo Cascio. Tutti personaggi in cerca d’autore come l’agrigentino del Kaos li aveva disegnati. Di strano, di nuovo non c’è nulla.

Forse ci voleva un altro film di Andò, Viva la libertà, la storia di un leader di sinistra, che guarda caso si chiama Enrico, che fugge a Parigi ad inseguire un amore, non una cattedra, e viene sostituito da un fratello gemello, che usciva da un sanatorio. Il sosia nonostante i consigli di un giovane D’Alema, sfugge al controllo del partito di sinistra, con i suoi riti e le sue correnti di pensiero binario, e libera con parole accese, piene di vis e sentimento, i cuori e le menti di un popolo ormai stanco e depresso. E le bandiere si alzano, il coro si intona, non so se Bella Ciao ma si comincia a cantare.

Forse come leader al PD oggi ci vorrebbe un cantante, magari uno con meno tatuaggi e idiosincrasie di Fedez. Magari oggi è il tempo di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Uno che pensa positivo perché è vivo, e non depresso come questo PD. E poi lui W la libertà l’ha cantata. Con la doppia W, che somiglia a quello del compagno Walter.
Così è se vi pare.

Cogito ergo Sum primum vivere deinde filosofare

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