Nel 2022 alcuni soggetti, fra cui un politico, in provincia di Palermo hanno effettuato i voti di scambio, ossia un certo numero di voti in cambio di soldi a personaggi legati alla mafia del luogo
Nel 2022 alcuni soggetti, fra cui un politico, in provincia di Palermo hanno effettuato i voti di scambio, ossia un certo numero di voti in cambio di soldi a personaggi legati alla mafia del luogo. I comuni coinvolti nello scempio della compravendita delle preferenze sono: Carini, Torretta, Cinisi e Terrasini. Fra i nomi coinvolti nell’inchiesta spicca quello di un ex deputato nazionale di Forza Italia, eletto nel 2006 ini circoscrizione C, che appartiene all’America Settentrionale e Centrale.
Partendo da quest’ultimo, si tratta di Salvatore Ferrigno, il quale nel 2022 si era candidato all’Assemblea Regionale Siciliana per farsi rieleggere proprio nell’Isola questa volta con la lista dei Popolari e Autonomisti.
Gli affari con i mafiosi e la broker
Le persone coinvolte nell’atto illecito sono quattro dunque, il primo sarebbe l’ex deputato di Forza Italia che si sarebbe affidato a un uomo di mafia, Giuseppe Lo Duca, 51 anni, affiliato alla mafia di Carini avente come capo Nino Di Maggio e, infine, a fare da broker vi è Piera Loiacono, 46 anni. Il “pacchetto” di voti concordato era: 200 preferenze in cambio di 5.000 euro.
Nel 2017 Loiacono aveva deciso di concorrere come presidente della Regione Siciliana con il Libertas e i Liberal Socialisti; era già stata assessore del Comune di Campofelice di Fitalia, piccolissimo comune situato nel Palermitano.
In questi giorni sono arrivate le condanne dopo i processi per i due mafiosi, i quali con rito abbreviato sono stati condannati a 11, 1 mese e 10 giorni a Di Maggio e Piera Loiacono a 6 anni e mezzo. Salvatore Ferrigno, invece, è stato rinviato a giudizio e sarà processato in un altro procedimento con il rito ordinario. A infliggere le pene il giudice per l’udienza preliminare Ermelinda Marfia, su richiesta del procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e del sostituto Giovanni Antoci.
Immagine da Facebook – Salvatore Ferrigno