Stiamo navigando, nel mondo, verso un possibile terzo anno di pandemia ma con danni inferiori alla “spagnola” “olocausto sanitario” con i suoi 50 milioni di morti su una popolazione di appena due miliardi ed una mortalità di circa il 2,54%. Quanto durerà è pressoché impossibile da immaginare data la globalizzazione che sposta merci ed individui da un capo all’altro della terra ove regna una società che da anni ha abbandonato ogni freno nel suo comportamento.
Ed è critica – non solo a parole – su qualsiasi atto che miri a proteggerla: viene subito detto autoritario anzi fascista, per non offendere Russia e Cina ove il comunismo vivo e vegeto tacita e va avanti.
Noi che al virus abbiamo pagato il pedaggio (ad oggi 130 mila morti), ma che non abbiamo avuto la crisi economica di altre nazioni – anche Usa – non riusciamo a comprendere che proteggersi, tutelarsi, rispettarsi e rispettare è la tetralogia per evitare mali peggiori, che per la insofferenza italica alla obbedienza a leggi e proclami, sono sempre sull’uscio della porta di ciascuno. E siamo arrivati a dissacrare la grazia di Dio che si chiama vaccinazione e disquisire – governo in colpa – sull’avere o meno in tasca il certificato ad hoc dal nome inglese “green pass” con il quale ci riempiamo la bocca (governo incluso) complicandoci la vita già difficile.
Da circa due anni siamo tormentati, vero terrorismo sanitario, dai media e dai social In ogni momento della giornata: una full immersion che suona come un “memento homo” che non solo intristisce ma ha finito con il disgustare per una discomunicazione che passerà alla storia nell’elenco delle cose da non fare, ma che porta chi ascolta per esigenza o per svago a sapere tutto al punto che è giusto pensare dare a quanti pagano il canone anziché un “passaporto sanitario” un “diploma in scienze sanitarie”, sapendone più loro che gli scienziati che litigano tra loro.
Il Generale con la penna sul cappello sta facendo un ottimo lavoro. Ciononostante circa il 20% della popolazione che ne necessita, non è ancora immune. Il Governo ha appena disposto l’obbligo del Green pass ai dipendenti pubblici e privati: un “step by step” che, con tutto rispetto, suona come un ulteriore pannicello caldo per il quale il virus è contento temendo, come teme, la vaccinazione obbligatoria che ci porrebbe nella condizione di avere una immunità di gregge prossima alla indispensabile, anche se difficile da raggiungere perché comporterebbe la chiusura delle frontiere come avvenne al tempo della spagnola.
Ma farlo, sia pure con il possibile costo che comporta, in uno ai tamponi gratuiti (come il vaccino) a chi non può vaccinarsi per stati patologici particolari, taglierebbe la testa al toro, chiuderebbe la bocca agli scienziati talkshovisti, ed ai politici che guazzano in questo stupido baillame vergognoso.
“Whatever it takes”: lo ridica, per cortesia Sig. Presidente, anche per la vaccinazione e se qualcuno insiste sul “green pass” gli spieghi che viene dato automaticamente ad ogni vaccinato.
Tutto qui. Il resto è perdita di tempo.
Che a Lei non si addice.