Quanta strada bisogna ancora percorrere per raggiungere la parità di genere? Quali sono le difficoltà che le donne incontrano quotidianamente sul loro cammino lavorativo? E ancora, come combattere le disuguaglianze economiche e sociali tra i sessi nella nostra società?
Sono soltanto alcuni degli interrogativi ai quali si è cercato di fornire risposta in occasione della tappa catanese di “Women In Charge On Tour”, il progetto che mira a promuovere la crescita e l’emancipazione femminile nel mondo del lavoro e in ogni settore sociale.
L’appuntamento, che si è svolto nel pomeriggio di giovedì 22 giugno nella sede di Villa San Saverio alla Scuola Superiore dell’Università di Catania, ha fatto seguito ai dibattiti precedenti di Milano, Torino e Bari e verrà successivamente replicato a Roma, Salerno e Bologna.
Donne protagoniste e al centro della discussione, quindi, per riuscire a delineare il futuro di una società modellata su paradigmi concreti, inclusivi ed efficienti. Una riflessione necessaria e quanto mai urgente, da condividere anche con il genere maschile, perché soltanto “insieme” – così come ribadito a più riprese nel corso dell’appuntamento catanese – si può “andare avanti”. E come prossimo passo vi è l’idea di raccogliere le proposte operative e sottoporle al legislatore all’interno di un libro bianco.
“Ci interessa sapere cosa gli altri immaginano del nostro progetto. Un’idea che ci è stata data oggi è quella di organizzare un piccolo panel di soli uomini all’interno della prossima conferenza. Uomini che ci portano la loro visione sulla parità di genere”, ha sottolineato al Quotidiano di Sicilia la direttrice scientifica di Women in Charge, Alessia Salmaso, che ha introdotto le tematiche affrontare nel corso della giornata.
Per Raffaella Tregua, vicedirettrice del QdS e moderatrice del panel d’apertura, risulta fondamentale comprendere “come riuscire ad affrontare un cambiamento per raggiungere un obiettivo” professionale o sociale attraverso “l’impiego diversi strumenti” e un linguaggio adeguato.
Argomenti affrontati, nella prima fase dell’incontro, in compagnia di Giulia Blasi, scrittrice, formatrice e autrice di diversi romanzi, di Beatrice Ramazzotti, autrice di #nastriadi e dell’ex ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali durante il Governo Conte e componente del comitato scientifico di Women in Charge, Nunzia Catalfo.
“Non è mai troppo tardi (per essere) il cambiamento”: questo il titolo dello speech di Blasi la quale si è soffermata sulla necessità di agire il cambiamento piuttosto che subirlo.
Ramazzotti, addetta stampa Unicoop Tirreno, Su Linkedin spopola con la sua ironia che si porta dietro un pensiero profondo e che si pone l’obiettivo di combattere pregiudizi e luoghi comuni. Titolo del suo intervento: “Tagli del nastro e convegni di soli uomini. Le foto che ci fanno arrabbiare, e anche un pò ridere”.
Ospite del primo panel anche Claudia Segre, Presidente e Fondatrice Global Thinking Foundation, ambassador di #InclusioneDonna che, non potendo prendere parte all’incontro ha inviato un videomessaggio.
Contributo importante anche quello fornito dagli altri ospiti intervenuti nel successivo panel della tavola rotonda e provenienti dai diversi rami dell’imprenditoria catanese come Monica Luca, presidente del comitato imprenditoriale femminile di Confindustria Catania, Antonio Perdichizzi, presidente del comitato piccola industria di Confindustria Catania, Giovanna Grillo, Chief Financial Officer Sibeg Coca-Cola, Ampello Ventura, Sicily Human Resources Director di ST, Ornella Laneri, vice presidente nazionale di AIDDA, Daniela La Porta, imprenditrice di Universo, Joelle Gallesi, Managing Director Hunters Group e Valentina Raselli, Store Leader di Decathlon. Esperienze diverse per un comune obiettivo.
Particolarmente ricco anche il terzo panel moderato da Patrizia Penna, giornalista del Quotidiano di Sicilia, nel corso del quale è stato affrontato il tema dell’Eccellenza nella Ricerca e nella Formazione, seguito da una riflessione sull’inclusività nel mondo dello Sport. Significativa la riflessione fornita da Virginia Raggi, già sindaca di Roma e presidente del progetto Women In Charge.
Secondo Raggi, il nostro Paese risulta essere ancora molto indietro per quanto concerne il tema della parità di genere e il “cammino” da seguire per ottenere l’effettiva uguaglianza. Un processo che, come detto in precedenza, può essere sostenuto esclusivamente se si tiene conto di un percorso comune tra donne e uomini, prendendo in esame la situazione lavorativa dei soggetti, il tasso di scolarizzazione, il livello di formazione e le difficoltà incontrate nel loro tragitto.
Ma non solo. Dal percorso di crescita non può assolutamente essere escluso il fallimento. “Non va assolutamente demonizzato perché è parte integrante di un percorso di successo”, ha precisato la presidente di Women in Charge. “Il fallimento fa parte della vita. Noi non sappiamo attraverso quanti fallimenti sia passata una persona che ha ottenuto il successo. Insegnare anche ai più giovani come rialzarsi sarà una parte importantissima del percorso. Nonostante le cadute c’è sempre modo di rialzarsi e andare avanti”, ha ribadito Raggi.
Interessante anche la riflessione proposta da Elita Schillaci, professoressa ordinaria dell’Università di Catania e delegato diversity & inclusion-SIMA. “Porto il mio contributo personale in questo dibattito. Mi rendo conto che in questi mesi sta succedendo qualcosa, è il momento di portare avanti un cambiamento di paradigma non solo nella società ma anche in ambito lavorativo e imprenditoriale. Facciamo poi attenzione alle parole che utilizziamo, spesso tendiamo a ripetere degli stereotipi.”, ha sottolineato la professoressa.
Riflessioni condivise con gli altri partecipanti che hanno arricchito questo ulteriore filone della tavola rotonda. Da Laura Paxia, Chief Sustainability Officer NICE Ltd a Stefania Rimini, docente dell’Università degli Studi di Catania, passando per Vittorio Privitera, direttore dell’istituto di Microelettronica e Microsistemi CNR, Orazio Arancio, presidente della Commissione CONI Nazionale Tecnici ed Erika Morri, ex azzurra Rugby, coach e manager.
Dalla sostenibilità che può rappresentare una grande opportunità per le donne, alla disparità di genere rilevabile anche all’interno dei canoni letterali italiani, così come la necessità di rafforzare il concetto di inclusione attraverso la pratica sportiva. Tanti sono gli ambiti nei quali è possibile scavare e individuare possibilità di riflessione al fine di risolvere il problema del gender gap. Ma, per raggiungere questo traguardo, è necessario porre le opportune basi e procedere in simbiosi – coinvolgendo tutti i sessi – lungo la stessa direttrice.