Wuhan, strade piene Italia, strade chiuse - QdS

Wuhan, strade piene Italia, strade chiuse

Carlo Alberto Tregua

Wuhan, strade piene Italia, strade chiuse

mercoledì 03 Febbraio 2021

Incapaci senza vaccini

Nel Regno Unito sono già oltre quattro milioni (quasi cinque) i vaccinati, con un ritmo di centocinquanta somministrazioni al minuto e già la metà delle dosi va agli over 80.Nel nostro Paese abbiamo da non molto superato le due milioni di dosi.
Il commissario Arcuri sembra un pulcino nella stoppa quando, con voce dimessa, annuncia che AstraZeneca riduce del venti per cento le forniture, che Pfizer BioNTech rinvia di alcune settimane le forniture, che Moderna non è puntuale; mentre l’Ema (European Medicines Agency) comunica che sta per approvare altri vaccini fra cui quelli della Johnson & Johnson.
Com’è possibile che in Israele (undici milioni di abitanti) oltre la metà della popolazione è stata vaccinata, con la conseguenza che si è formata una cintura generale che impedisce i contagi, mentre in Italia ancora questo risultato non si riesce a raggiungere?
A Wuhan le strade sono piene, tutta la Cina ha ripreso la sua vita normale a distanza di dodici mesi, mentre da noi comunicano tristemente che forse tale situazione continuerà pre tutto il 2021.

Da quanto precede, sorge la domanda: è meglio una democrazia molto malata come la nostra o una dittatura efficiente come quella cinese?
è vero, in quel Paese di 1,4 miliardi di abitanti, i diritti civili, politici e sociali non esistono, mentre sono vivacissimi i diritti economici ed in generale tutte le attività di impresa, che stanno creando ricchezza, con la conseguenza che quest’anno la Cina supererà i quindici mila miliardi di Pil e ne prevede l’incremento superiore all’otto per cento.
Il nostro Governo si è trovato a fronteggiare un’emergenza al di sopra delle proprie possibilità. Un’emergenza che ha messo a nudo la totale insufficienza di una burocrazia incapace, in cui ognuno pensa agli affari propri, tanto che se dirigenti, funzionari e dipendenti lavorano o meno, percepiscono ugualmente i loro compensi ed emolumenti.
Nel nostro Paese manca totalmente la funzione di controllo per valutare se i risultati siano pari, superiori o inferiori agli obiettivi. Ciò accade anche perché gli obiettivi prefissati o non ci sono o sono talmente fumosi che evaporano come la neve al sole.
La situazione di stallo politico, senza una via per costituire una maggioranza solida, almeno fino al momento in cui scriviamo questo editoriale, non consente di vedere una prospettiva sicura.
Eppure il tempo stringe perché entro il 30 di aprile bisogna inviare alla Commissione europea il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), non già quello approvato dal Governo dimissionario lo scorso 12 gennaio perché, dopo che ne abbiamo fatto un’attenta lettura, non è altro che un’accozzaglia di intenzioni, più o meno valide, e nient’altro.
Il Piano che va mandato alla Commissione europea è ben altra cosa e cioé dev’essere un insieme di progetti su cui poi ottenere i finanziamenti.
Ricordiamo che tutti i 209 più tredici miliardi devono essere impegnati entro il 2023 e spesi totalmente entro il 2026. Cinque anni sembrano tanti, ma per realizzare quanto si dovrebbe progettare, sono sufficienti solo se a gestire il tutto vi è un Governo serio, di competenti, appoggiato da un’adeguata maggioranza in sintonia con la strada delle riforme.

Ma tutto questo non è alla vista. Ci ricorda una battutina nella quale si racconta che l’ammiraglio Nelson, a bordo della sua nave che solca i mari di notte, vedendo una luce in fondo, ammoniva chi ci stava dietro di spostarsi perché la sua nave aveva la precedenza. Al che dalla luce una voce rispose: “Sono Tonino, il guardiano del faro, se non vi volete spostare, fate come vi pare”.
A noi sembra che il Governo in gestazione si comporti come l’ammiraglio Nelson. Prima o dopo la vocina dal faro gli farà capire la verità.
Resta poco tempo per varare questo Governo con una maggioranza solida oppure andare decisamente alle elezioni, senza paura per alcuno e soprattutto col massimo rispetto del popolo che, quando decide chi lo deve governare, ha sempre ragione.
Solo che c’è un “ma” grosso come una casa. Bisogna andare alle elezioni con una legge fortemente maggioritaria che elegga i parlamentari in collegi uninominali a due turni, spazzando via questa vergognosa ipotesi di legge elettorale proporzionale.
Lo capiranno? Vedremo!

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