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Zaia e De Luca uguali, ma avversari

Zaia e De Luca uguali, ma avversari
Luca Zaia

Far crescere tutto il Paese

Il prossimo 23 e 24 novembre si svolgeranno le altre tre elezioni delle regioni Puglia, Veneto e Campania. I rispettivi tre presidenti uscenti (Michele Emiliano, Luca Zaia e Vincenzo De Luca) non sono più candidabili. Al loro posto vi sono aspiranti governatori diversi, che verosimilmente apparterranno ai partiti o alle coalizioni da cui provenivano gli uscenti. Presumibilmente verranno eletti Decaro in Puglia, Stefani in Veneto e Fico in Campania.
Da questo quadro ne discendono le compagini che dovrebbero portare al soglio regionale i presidenti prima indicati, i quali vengono sostenuti da coalizioni già esistenti e altre che si sono formate per l’occasione.

In questo commento desideriamo evidenziare le due situazioni analoghe del Veneto e della Campania, perché i due presidenti, Zaia e De Luca, hanno ben lavorato in favore delle rispettive regioni, ma è stato loro impedito da una legge il terzo mandato. È un bene o è un male, non vogliamo opinare, ma siamo favorevoli a evitare i professionisti della politica, cioè coloro che vivono di politica e non di un lavoro produttivo.

Il campione di questi soggetti è Pier Ferdinando Casini, in Parlamento da ben quarantatré anni, eletto di volta in volta in liste diverse e che ha trovato posto di qua o di là, sempre nella stessa Aula: un professionismo non commendevole.
Torniamo a Zaia e De Luca. È vero che non potranno essere eletti presidenti della Regione, ma è anche vero che vorranno dimostrare il seguito e il consenso personale che hanno dagli elettori e dalle elettrici. Conseguentemente, Zaia dimostrerà la sua forza facendo eleggere i suoi candidati e De Luca ha addirittura formato una lista “A testa alta”, che porterà verosimilmente un maggior numero di consiglieri rispetto alla lista ufficiale del Partito democratico.
Sarà interessante vedere, una volta formati i nuovi Consigli, l’effettiva possibilità e capacità dei due presidenti eletti di gestire le Regioni in modo autonomo.
Ci sembra più probabile che, invece, dovranno necessariamente tenere conto degli indirizzi dei due ex presidenti, i quali con i voti potranno condizionare la linea politica dei nuovi .

In Puglia la situazione non è molto diversa, perché anche in quella regione – forse la prima per buon funzionamento nel Sud – il presidente uscente ha lavorato bene e ora non sembra che voglia percorrere le stesse vie degli altri due ex colleghi prima esaminati. Conseguentemente, l’eurodeputato Antonio Decaro potrà amministrare quella Regione in maniera più autonoma rispetto alla situazione precedente.
Ovviamente queste sono previsioni indotte da fatti che emergono con una certa chiarezza, ma poi, come sempre, saranno le circostanze a determinare le situazioni effettive.

Con queste elezioni finalmente si conclude la tornata elettorale regionale che ha visto coinvolgere, oltre alle aree prima indicate, anche la Calabria, la Toscana e la Valle d’Aosta. In quest’ultima piccola regione continua a governare il presidente uscente, Renzo Testolin, che è stato rieletto nell’Union Valdôtaine, appoggiato da partiti delle diverse parti. Lì prevale il senso autonomistico, per cui sono meno rilevanti gli echi politici nazionali.

Durante quest’anno, con tali elezioni regionali, vi sono state molte fibrillazioni e anche molti dibattiti, prevalentemente inutili perché i blablatori hanno ancora una volta preso la scena e attirato l’attenzione di cittadine e cittadini su questioni spesso inesistenti o di scarsa importanza, eludendo quelle essenziali, fra cui primeggia la necessità di fare crescere il nostro Paese, tutto. Perché esso cresca, tutto, è necessario investire massicciamente nelle otto regioni del Sud, che hanno mediamente un Pil pro capite dimezzato rispetto a quello delle otto regioni del Nord.

Un Governo forte e capace dovrebbe anche valutare l’ipotesi di applicare l’articolo 120 della Costituzione, che recita: “Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni (…) nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali (…) ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica ed in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali…”.