Volodymyr Zelensky, presidente della Repubblica ucraina, trova molto gusto a fare il turista: dal Giappone all’Arabia Saudita, da Parigi a Londra, da Berlino a Washington. Gira per tutto il mondo, ovviamente a spese dei suoi conterranei, che invece soffrono tremendamente sotto le bombe del tiranno Putin.
Non si capisce la sua supponenza nel voler rifiutare l’apertura del negoziato proposto autorevolmente sia da Xi Jinping, attraverso il suo emissario Li Hui, sia da Papa Francesco, che ha incaricato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna.
Non sappiamo su quali fatti il bravo Attore-comico poggi questa sua valutazione: “Nessuna pace fino alla vittoria”.
Ma come può pensare di battere l’armata russa con un’ipotetica controffensiva annunciata da mesi e mai cominciata? Pensa forse che i missili promessi da Rishi Sunak, primo ministro britannico, gli potranno servire alla controffensiva?
Piano piano che passa il tempo si svela la vera natura di questo conflitto russo-ucraino. La verità è che gli Stati Uniti tentano di sconfiggere indirettamente la Russia perché hanno una paura tremenda dell’alleanza di quella Repubblica con la Cina, in una competizione economica mondiale che vede presenti tutti i componenti del Brics: oltre a quelli citati, India, Brasile e Sudafrica.
Il guaio di questa triste vicenda è che l’Unione europea ha abboccato all’amo, legandosi al convoglio americano, e ha iniziato una guerra economica nei confronti della Russia, che ha recato più danni ai 27 membri piuttosto che a Mosca.
Si sta scoprendo che il petrolio russo arriva comunque in Europa attraverso canali arabi, israeliani e turchi. Per fortuna scripta manent. I cortesi elettori potranno rileggere gli editoriali di un anno fa, quando avevamo già allora disegnato quello che stava accadendo, pur senza avere la sfera di cristallo, ma solo facendo dei ragionamenti logici su dati di fatto e non sulle chimere di Zelensky.
Mentre descriviamo lo scenario, i missili russi continuano a fare vittime, la popolazione ucraina resta senza voce, perché se l’avesse protesterebbe fortemente contro la pervicace posizione del suo presidente, il quale ha dimenticato che non rappresenta tutto il popolo, bensì poco più della metà, come dicono i dati elettorali.
Il conflitto russo-ucraino è la vetta di una questione mondiale, che vede gli Stati Uniti difendere a oltranza l’isola di Taiwan, dove nel 1949 fuggì Chiang Kai-shek, costituendo la Repubblica di Cina. Ma la Cina di Xi Jinping e anche di Mao Zedong hanno sempre proclamato a voce alta che quell’isola era una provincia della Cina e che quindi dovesse reintegrarsi in quello Stato.
Peraltro la Cina, con molta determinazione, è riuscita ad annettersi Hong Kong, fatto che l’Occidente non ha potuto evitare.
In quella Repubblica, Apple trent’anni fa trasferì le sue potenzialità tecnologiche e oggi viene prodotto oltre il 60% di iPhone e iPad. Il che significa che, nonostante tutto, vi è un legame fra Stati uniti e Cina, anche per altri centinaia e centinaia di accordi commerciali.
Anche l’Italia andò a firmare a Pechino l’accordo, detto Via della Seta, addirittura con il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
La Germania ha vagonate di accordi con quel Paese e oggi non ne potrebbe fare assolutamente a meno.
Quello che descriviamo ha impaurito fortemente gli Stati Uniti che hanno, di fatto, generato la guerra, anche se rimangono intatte le enormi responsabilità di Vladimir Putin, perché l’uso delle armi dovrebbe essere vietato in qualunque caso e per qualunque ragione.
Il povero Zelensky si è trovato coinvolto in una situazione molto più grande di lui, che non ha mai capito, mentre continua a proclamare intenzioni che non potrà realizzare.
Peccato che l’Europa, con in testa la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, continui su una strada dissennata, anziché sostenere le iniziative di Papa Francesco e di Xi Jinping, per chiudere questa insana guerra e cominciare la costruzione di un Paese semi-distrutto, per il quale serviranno forse 1.200 miliardi di dollari. Ma, soprattutto, per ridare al popolo ucraino la dignità e la pace di cui ha estremamente bisogno, dopo aver sofferto in modo inumano da oltre un anno.
C’è da auspicarsi che il buon senso prevalga.