Istituzioni

Zes ancora col freno tirato: “Serve un piano industriale”

PALERMO – In Europa sono ormai più di 90 e in alcuni paesi, come Polonia, Lituania e Portogallo assolvono bene la loro funzione di acceleratori dello sviluppo. Sono le Zes, acronimo di Zone economiche speciali: aree delimitate che, a macchia di leopardo, si compongono di territori non necessariamente confinanti tra loro, ma omogenei per parametri economici e sociali e in ogni caso retti da almeno due pilastri: un porto, integrato con la sua area logistica retrostante (il cosiddetto ‘dry port’); e un adeguato sistema di infrastrutture per movimentare la distribuzione commerciale.

Strumenti fondamentali, le Zes, per aiutare il Mezzogiorno a venir fuori dalle sabbie mobili del suo sottosviluppo economico. Strategici, per non perdere il treno rappresentato dai fondi del Pnrr e dalle risorse del Piano regionale di sviluppo e coesione. E per dare il via, con il loro utilizzo corretto, a processi duraturi di economia reale sui territori. Una chance da non bruciare per una regione come la Sicilia, il cui tasso di occupazione orbita attorno al 43%, dato più basso anche di quello del Mezzogiorno (oggi al 47,5%).

Sul presente e il futuro delle Zes siciliane, ieri a Palermo, in un meeting organizzato dalla Cisl siciliana all’NH Hotel, insieme con i loro commissari straordinari, si sono confrontati i vertici delle tre aree portuali dell’Isola, di Confindustria Sicilia e delle attività produttive della regione. La Sicilia arriva per ultima a completare il quadro delle zone economiche speciali istituite nel Mezzogiorno: otto in tutto; e, ancora, sostanzialmente ai blocchi di partenza. Bisogna adesso accelerare per sfruttarne gli strumenti strategici e così attirare investimenti, “ovvero incentivi sotto forma di sgravi fiscali e semplificazioni amministrative alle imprese, sia quelle già presenti o che possono nascere sul territorio, sia società estere, purché stabiliscano una propria sede entro i perimetri di questi comprensori produttivi”, spiega il segretario regionale della Cisl Paolo Sanzaro.

L’attuale fotografia dell’Isola mostra due zone economiche speciali: quella della Sicilia orientale e della Sicilia occidentale, per un totale di 63 territori comunali (39 nell’est e 24 a ovest), su un’area complessiva di 5.580 ettari. Le risorse che il Pnrr dispone per le Zes del Mezzogiorno ammontano in tutto a 630 milioni di euro. Il budget definito per la Sicilia è di 118 milioni, di cui il 39% da spendere nella Zona economica speciale della Sicilia occidentale e il 61% riservato a quella orientale. Fondamentale, per i commissari straordinari delle due Zes siciliane, Carlo Amenta (Ovest) e Alessandro Di Graziano (Est) incrementare la dotazione infrastrutturale delle Zes. “Stiamo sviluppando un modello di cooperazione con le istituzioni locali in modo che i poteri straordinari dei commissari possano essere sfruttati per realizzare opere di fondamentale importanza, a cominciare da quelle di urbanizzazione primaria”.

Di non minore importanza, poi, la questione dell’internazionalizzazione: lo sportello unico digitale, istituito lo scorso giugno, consentirà a qualsiasi impresa, da qualunque parte del mondo, di presentare on line la propria domanda per avviare la sua attività in una Zes siciliana. Puntare sulle Zes aiuterebbe a sopprimere i ‘colli di bottiglia’ responsabili di fragilità e ritardi nell’ambito delle infrastrutture, della logistica e della transizione digitale. “Va perciò elaborato con urgenza un piano industriale della Sicilia che passi dalla costruzione delle infrastrutture viarie e ferroviarie e dalla definizione di luoghi che possano ospitare nuova industrializzazione e siano facilmente servibili dai porti siciliani”, sostiene Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del mare di Sicilia occidentale.

Le Zes sono state istituite a livello nazionale con il decreto Sud del 2017. “‘Misure urgenti’ si intitolava quel provvedimento, ma ci sono voluti ben quattro anni solo per nominare i commissari”, ha però sottolineato ironicamente il presidente di Confindustria Sicilia Alessandro Albanese. A proposito di infrastrutture come gli interporti, “ci siamo proprio dimenticati di quello di Termini Imerese, che può giocare un ruolo significativo viste le potenzialità dell’area portuale della cittadina”. Riguardo alla Zes della Sicilia occidentale, – ha annunciato l’assessore Tamajo – “entro quest’anno la Costa Sud del palermitano, e il territorio di Brancaccio in particolare, saranno inseriti nel comprensorio”.