Mancata attuazione delle Zes e incertezza sulla decontribuzione per le imprese sono state le principali problematiche al centro del convegno di Confindustria Sicilia
Mancata attuazione delle Zes (Zone Economiche Speciali), incertezza sulla decontribuzione per le imprese e importanza della fiscalità di vantaggio sono state le principali problematiche che hanno spinto Confindustria Sicilia ad organizzare un convegno in merito a Villa Zito, con contributo di Unicredit e Unioncamere Sicilia.
Nel corso dell’incontro, Confindustria Sicilia ha consegnato ai commissari straordinari delle Zes – Carlo Amenta per la Sicilia Occidentale e Alessandro Di Graziano per quella Orientale – il lavoro di mappatura di tutte le imprese presenti sul nostro territorio regionale.
Decontribuzione fino al 2029?
«L’incontro è importantissimo perché ha messo a confronto non soltanto Confindustria, ma tutto il mondo delle imprese siciliane, col Governo e con la Regione da cui ci auguriamo di avere risposte certe, in prima analisi sulla decontribuzione al Sud. Sappiamo che un primo tagliando sarà fatto entro il 30 giugno con proroga fino al termine dell’anno, ma la cosa importante è che venga stabilizzata, così come previsto, fino al 2029, perché le imprese per programmare i propri investimenti, le proprie azioni di rilancio e lancio di un prodotto nuovo, hanno bisogno di sapere cosa scrivere nei propri bilanci.
La decontribuzione è la migliore misura che si possa pensare come sostegno alle imprese perché favorisce l’azienda e anche l’occupazione» ha precisato subito Alessandro Albanese, presidente Confindustria Sicilia, le cui parole sono state confermate dal Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Mara Carfagna, presente in remoto all’evento: «Aver indicato come orizzonte temporale per la decontribuzione il 2029 è stata forse una imprudenza, perché sappiamo che questa misura è legata al quadro temporaneo degli aiuti di Stato, che per definizione è temporaneo – ha precisato il Ministro – Il Governo si è attivato subito per prorogare la misura della decontribuzione, ciò ha reso possibile la proroga fino a giugno del 2022.
Adesso dobbiamo trovare un’altra base giuridica a cui legare la misura della decontribuzione, che non può stare in piedi se non si appoggia ad una base giuridica legale della Commissione Europea. Oppure, in virtù della proroga di alcuni aiuti di Stato dovuta allo scenario della crisi Russia-Ucraina, possiamo provare a legare la decontribuzione a questo nuovo quadro temporaneo degli aiuti di Stato. Quello che voglio dire è che siamo a lavoro per evitare che la misura della decontribuzione possa finire da un giorno all’altro, perché produce i suoi benefici nella misura in cui è legata ad un orizzonte temporale ampio. Dire che automaticamente la misura durerà fino al 2029, senza una base giuridica legale europea, significa non raccontare una parte di verità».
Attuazione delle Zes in Sicilia
Le Zes sono state istituite in Italia 5 anni fa, ma in realtà non sono mai state attivate perché rimaste incastrate tra una burocrazia inefficiente e strumenti poco efficaci.
«Quando si dice che le aree Zes non sono mai partite e sono solo uno spot mi consentirete di dire che questo poteva essere vero forse un anno fa, ma non più oggi, perché nell’arco di un anno sono intervenuti molti cambiamenti – ha precisato ancora il Ministro Carfagna – Il governo Draghi si è insediato poco più di un anno fa e, in otto mesi, ha praticamente scritto ex novo un capitolo del PNRR per istituire una linea di finanziamento appositamente dedicata alle aree Zes, in modo tale da finanziare con 630 milioni di euro le infrastrutturazione delle Zes.
Non ci siamo limitati a questo, perché nel perfetto stile PNRR abbiamo affiancato agli investimenti anche una riforma per potenziare la governance, affidare ai commissari straordinari poteri reali per renderli veri e unici interlocutori di chi intenderà insediarsi in quelle aree e abbiamo ulteriormente semplificato le procedure autorizzative per chi intende insediarsi nelle aree Zes, prevedendo l’istituzione di un’autorizzazione unica per gli investitori e le imprese che dovrà essere chiesta al commissario. Abbiamo anche istituito lo sportello unico digitale che sarà pronto tra pochissimo e aumentato il credito d’imposta da 50 a 100 milioni di euro per ogni investimento».
Efficientamento energetico
La mancanza di fonti energetiche proprie che possano coprire il fabbisogno nazionale è stato un tema forte del convegno, in cui è stato più volte sollevato il problema dell’indipendenza energetica dell’Italia, causa delle difficoltà che le imprese stanno affrontando.
«Abbiamo avuto un’impennata fantastica perché il Pil del 2020 si è chiuso al 6,6%. È logico che questo ci ha dato un buon impulso, ma a dicembre 2021 è cominciato a calare per la recrudescenza del virus. Inoltre, l’incremento dell’energia hanno creato nelle aziende dei problemi di liquidità. È necessario che il Paese sia più autonomo sul tema dell’energia e sul gas.
Noi chiediamo al nostro presidente anche di dare un tetto al costo dell’energia, che oggi ha toccato punti molto alti, parliamo di un aumento del 480% del costo dell’energia rispetto al 2019. Anche il conflitto Ucraina-Russia penalizza l’interscambio per 22 miliardi, per cui in questo momento dobbiamo rivedere anche le normative europee e gli aiuti di Stato», ha riferito Emanuele Orsini, vice presidente Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco.
«Secondo me piuttosto che dirottare le risorse sugli investimenti energetici, potremmo immaginare di arrivare ad un altro strumento di finanziamento europeo per la transizione energetica, per cui il presidente Draghi si sta battendo, da finanziare sempre attraverso l’emissione di titoli del debito pubblico europeo, rivolto soprattutto a quei Paesi e quelle imprese che più di altri stanno soffrendo i costi della riduzione della dipendenza energetica dalla Russia – ha dichiarato Mara Carfagna – Stiamo soffrendo anche il sistema delle sanzioni alla Russia, che ritengo giuste ma penalizzano anche chi queste sanzioni le emette.
In questo nuovo scenario, il Mezzogiorno rappresenta una zona importante su cui puntare e scommettere perché è qui che esistono ancora ampi margini di sviluppo delle energie rinnovabili; è nel Mezzogiorno che bisogna immaginare di costruire i gassificatori che saranno necessari per trasformare il gas naturale liquefatto importato dall’America e da altre parti del mondo; ed è sempre il Mezzogiorno che deve essere protagonista di quel processo di reindustrializzazione che inevitabilmente si aprirà per ridurre le catene globali del valore e per riportare in Europa quelle produzioni che forse troppo allegramente e troppo entusiasticamente abbiamo portato in Asia e in Cina, per un più basso costo del lavoro.
Con il Ministro Giorgetti stiamo lavorando per puntare, scommettere, investire molto sui contratti di sviluppo in cui il PNRR investe circa 1 miliardo e 700 milioni di euro, quota che non soddisfa il totale delle richieste che ci sono pervenute. Per questa ragione con il fondo nazionale di sviluppo e coesione intendiamo investire ulteriormente per portare la quota totale di investimenti, nel solo Mezzogiorno, a circa 2 miliardi di euro. Porteremo al Cipes una delibera che assegnerà alle imprese del Mezzogiorno una prima parte di questi fondi a breve».
Sonia Sabatino