Zes, in Sicilia potenzialità inespresse “Ma è presto per trarre conclusioni” - QdS

Zes, in Sicilia potenzialità inespresse “Ma è presto per trarre conclusioni”

Giuliano Michele

Zes, in Sicilia potenzialità inespresse “Ma è presto per trarre conclusioni”

martedì 05 Luglio 2022

I motivi sono diversi: non è ancora stato attuato quanto previsto in tema di infrastrutture, ovvero l’ampliamento e ammodernamento delle strutture presenti e la messa in sicurezza delle aree coinvolte

Le Zone economiche speciali in Sicilia non riescono a trovare spazio e modo di esprimere le proprie potenzialità. Pensate per essere un luogo di sviluppo economico e sociale, non riescono a tirarsi fuori dai meandri della burocrazia.

L’analisi viene fuori dal rapporto “Italia 2022” dell’Eurispes, ente privato che opera nel campo della ricerca politica, economica e sociale, di grande autorevolezza a livello nazionale e internazionale.

Le Zes sono zone geograficamente limitate e identificate, nelle quali le aziende possono beneficiare di speciali condizioni per gli investimenti e lo viluppo. Nel Mezzogiorno sono state istituite Zes in Campania, Calabria, Ionica interregionale (Puglia-Basilicata), Adriatica interregionale (Puglia-Molise), Abruzzo e, per ultima, la Sicilia (Sicilia Orientale e Sicilia Occidentale).

Per le Zes del Mezzogiorno, il governo italiano ha deciso che la perimetrazione di queste aree dovesse includere almeno un’area portuale compresa nella rete transeuropea dei trasporti; ancora, è stato deciso che la costituzione di una area Zes avvenisse mediante proposta di istituzione da parte delle Regioni meno sviluppate o in transizione; ognuna delle Regioni meno sviluppate poteva quindi presentare una o due proposte di istituzione di Zes nel proprio territorio.

Il riconoscimento dell’agevolazione è subordinato al rispetto di alcune condizioni che, se non rispettate, portano alla decadenza dal beneficio e all’obbligo di restituzione dell’agevolazione: le beneficiarie devono mantenere la loro attività nell’area Zes per almeno dieci anni e devono conservare i posti di lavoro creati per altrettanti anni. Nonostante il quadro normativo favorevole, le Zes italiane non suscitano ancora l’interesse che ci si aspettava da parte degli investitori nazionali e internazionali. I motivi sono diversi: non è ancora stato attuato quanto previsto in tema di infrastrutture, cioè l’ampliamento e ammodernamento delle strutture presenti e la messa in sicurezza delle aree coinvolte.

Altrettanto importante, secondo l’Eurispes, un piano di semplificazione amministrativa e burocratica. Elementi imprescindibili, che permetterebbero un vero decollo dell’iniziativa, considerato che il “Decreto semplificazioni” ha messo ulteriori fondi a disposizione, oltre che aver aumentato le agevolazioni fiscali a favore dello sviluppo delle Zes. Il Dl n. 77/2021 introduce procedure semplificate, autorizzazione unica, tempi dimezzati, silenzio-assenso, conferenza di servizi e si propone di garantire maggiore autonomia di manovra e maggiore rapidità di azione ai commissari straordinari. Quanto alle agevolazioni fiscali, si ha un innalzamento del tetto del credito d’imposta per gli investimenti da 50 a 100 milioni di euro.

Quattro sono gli interventi necessari perché le Zes possano effettivamente decollare: disporre l’unificazione di tutti i diversi procedimenti, a cominciare da quelli autorizzativi; sollecitare la partenza effettiva degli sportelli unici per le imprese; avviare il confronto con la Commissione Europea per norme maggiormente flessibili in materia di aiuti di Stato. In ultimo, l’Eurispes si rivolge alle stesse Regioni, che dovrebbero lavorare alla piena attuazione dei “Piani di Sviluppo Strategico” e le prefetture alla realizzazione degli accordi previsti. Al momento, quest’ultimo passaggio è stato svolto soltanto da Calabria e Campania.

La creazione di queste aree speciali è sottoposta ad un rigido meccanismo, che tende ad accertare che gli incentivi previsti non siano assimilabili ad aiuti di Stato e ci siano veramente quelle condizioni necessarie per poter richiedere la nascita della Zes. Nei paesi dell’Unione Europea sono operative oggi più di 90 zone franche. In Italia, le Zes nascono con il Dl 91/2017, a cui ha fatto seguito il Dpcm 25 gennaio 2018 n. 12. “Un giudizio sulle Zes e sui risultati in termini di attrazione delle imprese si potrà dare solo dopo che sarà trascorso tempo sufficiente dalla riforma che ha istituito la figura dei commissari straordinari del governo – precisa il commissario straordinario del governo Zes Sicilia Occodentale, Carlo Amenta -. La riforma è di fine 2021 e i primi commissari sono stati nominati tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. È molto presto per trarre conclusioni sulle Zes”.

“Non ci sono dati per analisi empiriche – prosegue -che diano risultati significativi. Intanto abbiamo organizzato un giro di tutti i comuni della Zes occidentale che ci sta consentendo di stabilire relazioni solide con enti e istituzioni locali grazie alle quali saremo più celeri ed efficaci nel rilascio della autorizzazione unica per le imprese che vogliono investire. Alcune pratiche, che erano state presentate ai comuni, sono state trasferite al ‘Suap del commissario’ e gli esperti della struttura commissariale hanno già cominciato a verificare cosa serve per procedere all’autorizzazione. Stiamo procedendo con incontri individuali con le imprese interessate a investire nell’area e abbiamo diverse attività di promozione anche presso ambasciate straniere. Stiamo completando la fase prodromica alla gara per la progettazione dell’intervento Pnrr affidatoci dal Mims e ministro del Sud, relativo al collegamento tra il porto di Trapani e l’autostrada”.

Michele Giuliano

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