Impresa

Zes, un piano condiviso per il loro funzionamento

PALERMO – “Le Zone Economiche Speciali sono una grande opportunità per i nostri territori, la capacità di attrarre imprese con gli incentivi fiscali e normativi, sotto forma di credito di imposta e di semplificazioni amministrative, è una delle chiavi di volta per lo sviluppo, ma se non si impronta alla base una strategia che interviene eliminando i gap che, da sempre, condizionano la nostra economia come ad esempio i tempi della burocrazia, le carenze infrastrutturali, rischiano di restare un’occasione persa come tante”.

Così il segretario generale Cisl Palermo Trapani Leonardo La Piana, ha aperto l’incontro “ZES e Autonomia Speciale. Quali percorsi decisionali per un nuovo modello di sviluppo”, organizzato dalla Cisl Palermo Trapani, che si è svolto presso la ex Chiesa di San Mattia ai Crociferi a Palermo. “Come tutte le grandi questioni rappresentano allo stesso tempo una sfida e una opportunità – ha aggiunto La Piana -. A nostro avviso però, c’è un gap, che è quello, a nostro avviso, del necessario maggior coinvolgimento dell’Università e della Ricerca nelle fasi progettuali delle Zes in particolare nell’individuazione de nuovi insediamenti produttivi, innovazioni tecnologiche e delle nuove professionalità che si stanno formando nei nostri territori. Allo stesso tempo riteniamo possa essere essenziale anche un ruolo nuovo e più incisivo del sindacato.

Per questo lanciamo un appello alla Regione affinché insieme ai protagonisti di questa iniziativa, industriali, autorità portuale, università, istituti di credito ed enti locali, si possa discutere in un tavolo tecnico di come procedere affinché le Zes diventino una realtà, partendo dall’unica vera possibile strategia: quella di dotare tutto l’apparato industriale locale di vantaggi essenziali che permettano successivamente il salto internazionale degli investimenti rivolti ai nostri territori, superando quindi quel gap di competitività di cui spesso le nostre aree depresse soffrono”.

Tutto partendo dagli esempi internazionali, come il porto di Tangeri in Marocco che ha visto ad esempio la creazione di 60 mila posti di lavoro ed un incremento delle esportazioni per oltre 2,6 miliardi di euro proprio grazie alle Zes. “Le Zone Economiche Speciali, nella loro fase attuativa non devono pensarsi od immaginarsi come delle oasi, aree chiuse, slegate cioè dai loro territori di riferimento, e soprattutto non si può partire dall’assunto che nascono per riproporre in ‘altra salsa’ ciò che già esiste”.

Il Mezzogiorno deve diventare uno dei più grandi hub logisitici del Mediterraneo con l’obiettivo di aprire l’Italia agli scambi con le economie emergenti del Medio Oriente e del Nord Africa”. “Per utilizzarle al massimo nel rilancio dei due territori di Palermo e Trapani, ha ribadito poi La Piana “le Zes come scrive lo Svimez, potrebbero rappresentare una grande opportunità di rilocalizzazione per le imprese italiane ed europee, che dopo tanti anni di delocalizzazione dell’attività produttiva verso le economie emergenti alla ricerca dei costi di lavoro più bassi, tendono a ricollocarsi nei mercati di origine riportando i processi produttivi all’interno dei confini nazionali.

Per far questo, serve snellire sul serio, senza sé e senza ma, la complessità dei sistemi normativi e amministrativo-burocratici. Lì si annidano tutti quei meccanismi che rallentano, impediscono, demotivano, costano; lì si annidano i germi e gli effetti della mafia che purtroppo ancora in questa area sono molto presenti”.

Un altro tema posto dalla Cisl è quello legato ai contratti di lavoro di nuovi possibili posti che sorgerebbero dai progetti legati alle Zes. “Siamo pronti a siglare, qualora possibili, patti per assicurare flessibilità ma al contempo lavoro legale, sicuro, garantito e dove vengano applicati i contratti collettivi nazionali e non quelli pirata che stanno distruggendo, tutta una serie di elementi di civiltà anche nell’ambito del lavoro”.

Per la Regione, l’intervento dell’assessore regionale alle Attività produttive Girolamo Turano “Il piano che abbiamo improntato per le Zes, è stato approvato da tutti gli enti preposti al controllo, siamo convinti che nei prossimi mesi riusciremo a ottenere i primi risultati. E’ un buon strumento ma non potrà risolvere tutti i mali di cui soffre il tessuto economico della Sicilia. Il 2020 inoltre per noi sarà l’anno della innovazione tecnologica e della ricerca, su questo punteremo utilizzando tutte le risorse disponibili. Contiamo inoltre di approvare anche una riforma del settore del Commercio” e raccogliendo l’appello della Cisl aggiunge “certo serve il confronto con tutti, siamo pronti a ricevere il contributo dell’Università e del Sindacato”.

Critico sul mancato coinvolgimento del mondo delle imprese è invece il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese, “Se siamo qui a dire che le Zes sono uno strumento fatto e pensato per le imprese, possiamo anche non parlare più. Il modello è sbagliato, pensato male e attuato peggio. Per ottenere qualche risultato si sarebbe dovuta individuare una macro-area sulla quale concentrare le risorse e, invece, si è scelto come sempre di disperderle. Una cosa è certa: prima di defiscalizzarlo, il reddito lo devo produrre e in Sicilia mancano le condizioni primarie. Occorre sedersi attorno a un tavolo tutti insieme, imprese, sindacati, università, politica per concorrere alla creazione di un modello di sviluppo che parta da tre fattori essenziali: produzione, innovazione e formazione”.