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Zohran Mamdani sindaco di New York

Zohran Mamdani sindaco di New York
Zohran Mamdani nuovo sindaco di New York

Usa grande democrazia

Il Partito democratico statunitense ha vinto inaspettatamente tre elezioni contemporaneamente e cioè quelle della città di New York, dove è stato eletto sindaco Zohran Mamdani; quelle della Virginia, dove è stata eletta governatrice Abigail Spanberger; e la terza nel New Jersey, dove anche in questo caso è stata eletta una donna, Mikie Sherrill.

Questo scenario potrebbe far pensare a un’inversione di tendenza rispetto agli umori dell’elettorato, che il 5 novembre 2024 ha eletto Donald Trump come presidente degli Stati Uniti. Ma in realtà non è così, perché New York, con i suoi quasi nove milioni di abitanti, è stata sempre appannaggio dei democratici e i due Stati indicati non hanno una rilevante popolazione che indichi un cambio d’umore.

Come mai un musulmano, nato in Uganda, così giovane (di appena trentaquattro anni), senza alle spalle i gruppi di potere che finanziano le campagne elettorali, è riuscito a surclassare gli altri candidati? Secondo osservatrici e osservatori sembra che egli, con grande intuito e coraggio, abbia individuato quelle fasce di popolazione più deboli che poi hanno costituito la maggioranza.

New York è una città multietnica, con cittadini di tutte le origini, religioni e attività; rappresenta un emblema per tutti gli Stati Uniti. Fra l’altro, è la città dov’è nato Donald Trump, ragione per la quale continua a ripetere: “Amo New York, amo New York”.
Ricordiamo che esiste anche lo Stato di New York, la cui governatrice è Kathy Hochul, anche lei democratica.
È un caso curioso in democrazia che il nome di una città corrisponda a quello di uno Stato. La ragione della presenza di due istituzioni omonime nello stesso territorio è motivata dal fatto che ognuna ha compiti diversi rispetto all’altra.
Nell’usuale conferenza stampa dopo la vittoria, Mamdani ha detto che è disponibile a colloquiare con Trump, ma che è anche disposto a combatterlo se lui si armasse contro New York. Per il momento si tratta di guerre dialettiche; si dovrà vedere nei prossimi mesi come si avvierà la consiliatura di Mamdani e anche quale sarà il comportamento di Trump relativamente ai contributi confederali che l’Unione eroga a favore di Stati e città.

Quanto descriviamo conferma ancora una volta che gli Stati Uniti sono una grande democrazia e anche la più antica. Ricordiamo, infatti, la Costituzione in vigore dal 1789, con il suo primo presidente che fu George Washington.
Bisogna anche ricordare che quella Costituzione, composta dagli emendamenti (cioè gli articoli), è stata pochissimo variata in questi duecentotrentasei anni, il che denota una stabilità notevole, che ha permesso di eleggere puntualmente, nel secondo martedì di novembre di ogni quattro anni, il presidente degli Stati Uniti, il quale, altrettanto puntualmente, si insedia nella seduta il 20 gennaio dell’anno successivo. Quest’anno Donald Trump ha giurato come quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti, dopo esserne stato anche il quarantacinquesimo.
Il presidente ha enormi poteri, soprattutto perché governa le forze armate, per le quali ogni anno si spendono quasi mille miliardi di dollari; ma anche per risorse finanziarie di grande entità, che entrano nelle casse di quello Stato attraverso le imposte.

Al riguardo, bisogna ricordare che gli statunitensi pagano regolarmente le imposte, che le leggi relative sono severissime e che la macchina fiscale è puntuale e coglie con le mani nel sacco sempre tutti gli evasori. Per tutti vogliamo ricordare Al Capone, il quale sfuggì a tutte le inchieste giudiziarie per i reati che compiva continuamente, ma fu colpito per aver commesso un reato fiscale, condannato a una pena di undici anni, che di fatto distrusse la sua organizzazione.

Il quadro che rappresentiamo non vuol dire che in quel Paese tutto vada bene, ma certamente il suo funzionamento complessivo è soddisfacente, come dimostra la sua crescita economica: gli Usa producono il Pil più alto del mondo, all’incirca di trentamila miliardi di dollari.
Al di sopra c’è la Corte Suprema, composta da nove membri; ha la funzione di intervenire nelle diatribe fra poteri. Bisogna ricordare che in questo periodo la maggioranza dei giudici (cinque su nove) è di ispirazione conservatrice.