Riscaldamento globale e “alieni” stanno cambiando il Mediterraneo - QdS

Riscaldamento globale e “alieni” stanno cambiando il Mediterraneo

redazione

Riscaldamento globale e “alieni” stanno cambiando il Mediterraneo

mercoledì 29 Maggio 2019

Cambiamenti climatici e attività antropiche stanno provocando una vera e propria redistribuzione delle specie viventi in tutto il pianeta

ROMA – Uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Global change biology, raccoglie le testimonianze di oltre 500 pescatori provenienti da nove paesi del Mediterraneo, che raccontano come il Mare Nostrum stia cambiando sotto la spinta del riscaldamento globale e delle specie invasive. Cambiamenti climatici e attività antropiche stanno, infatti, provocando una vera e propria redistribuzione delle specie viventi in tutto il pianeta: una riorganizzazione su grande scala che può essere considerata per gran parte irreversibile.

Alcuni effetti sono già ben osservabili negli ambienti costieri del Mediterraneo, incluse le Aree marine protette che dovranno gestire questa nuova problematica ambientale al fine di conservare gli ecosistemi naturali ed i servizi da essi offerti. Il fenomeno si estende lungo enormi spazi naturali che possono essere molto difficili da monitorare con i metodi tradizionali e con le risorse disponibili. Ciononostante, la condivisione delle conoscenze di pescatori di diversi paesi ha permesso ai ricercatori di ricostruire recenti cambiamenti di distribuzione di 75 specie ittiche del Mediterraneo.

È questo il caso di alcune specie native – ad esempio il pesce serra Pomatomus saltatrix, il barracuda Sphyraena viridensis e il pesce pappagallo mediterraneo Sparisoma cretense – che si sono espanse verso nord approfittando di condizioni climatiche più favorevoli. Ci sono poi specie tropicali, come i pesci coniglio Siganus luridus e S. rivulatus, il pesce palla maculato Lagocephalus sceleratus ed il pesce scorpione Pterois miles, che hanno attraversato il canale di Suez causando severi impatti ecologici e socio-economici. Osservare la presenza di queste specie, documentarne i cambiamenti nella distribuzione e abbondanza equivale oggi a testimoniare trasformazioni epocali nei nostri mari.

Questo obiettivo è stato raggiunto grazie alla collaborazione 22 gruppi di ricerca mediterranei, coordinati da Ispra, che hanno raccolto in modo standardizzato le osservazioni di singoli pescatori locali intervistati in Albania, Montenegro, Tunisia, Grecia, Cipro, Libano, Slovenia, Turchia ed Italia. Questo bagaglio di conoscenze è oggi trasformato in dati e raccolto in un unico dataset che cumulativamente corrisponde a più di 15 mila anni di esperienze in mare. Questo studio può esser considerato come un prezioso esempio di cooperazione internazionale in un periodo estremamente critico per la storia del Mediterraneo.

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