Divorzio express e low cost. All’estero è boom di richieste - QdS

Divorzio express e low cost. All’estero è boom di richieste

Giuliana Gambuzza

Divorzio express e low cost. All’estero è boom di richieste

mercoledì 26 Settembre 2012

In 5 anni 8 mila coppie hanno divorziato grazie ai regolamenti CE 44/01 e 2201/03

CATANIA – La fine di un matrimonio archiviata in modo facile e veloce. La promessa arriva al di là delle Alpi e del Mediterraneo. In una parola, fuori dai confini dell’Italia. Anzi, denunciano i radicali dal loro sito Internet, in Europa il Belpaese si è già fatto superare da una quindicina di Stati, dove la legge sul divorzio breve esiste già.
Una legge che da noi è stata proposta a più riprese e a febbraio aveva strappato il sì alla Commissione Giustizia della Camera, per poi arenarsi in un’interminabile navetta parlamentare. E l’applicazione della legge spagnola, concessa a giugno dal tribunale di Firenze a moglie italiana e marito spagnolo residenti in Spagna, è rimasta finora un caso pioneristico e isolato.
Insomma, nonostante secondo una ricerca Eures il 63,5% degli italiani si dichiari favorevole a una procedura ridotta per le coppie senza figli, in Parlamento sembra prevalere il timore che troppa rapidità possa funzionare da incentivo indiretto a rompere con il consorte. Della serie: è più comodo divorziare che provare a ricucire lo strappo. Ma è pur vero che un iter di divorzio colpevolizzante difficilmente fa desistere i due infelici coniugi dal dirsi addio; al massimo prolunga la sofferenza e fa lievitare le spese legali, oltre a impedire agli interessati di ufficializzare l’eventuale relazione con un’altra persona.
E dire che, dati Istat alla mano, si tratta di un fenomeno in crescita: in 15 anni le separazioni sono praticamente raddoppiate, passando dai 158 su 1.000 matrimoni del 1995 ai 307 del 2010, e la durata media delle unioni è scesa a 3 lustri. Senza contare che, come gli altri procedimenti giudiziari, il divorzio contribuisce a rallentare la macchina della giustizia italiana, su cui di recente, facendo eco al Guardasigilli Severino, si è abbattuta la critica di Nils Muižnieks, commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa.
E la rallenta non di poco: in Italia il divorzio senza separazione (alias divorzio breve) è riservato a casi speciali come la condanna di un coniuge all’ergastolo o per reati gravi. In tutti gli altri, ci vogliono 4 anni, e il tempo triplica se non c’è il consenso di entrambi i partner. Il che, tradotto in cifre, significa da 4.000 a 15.000 euro che se ne vanno tra spese legali varie.
Il paragone con i colleghi europei è a dir poco scoraggiante: se in Germania per la sentenza servono 12 mesi, nelle pur cattolicissime Francia e Spagna ne bastano 6, che scendono a 4 in Romania. Stessa tempistica in Gran Bretagna: qui non è richiesto neanche l’avvocato e, anzi, è al vaglio del Ministero della Giustizia una proposta che farebbe sbarcare il divorzio sul web, a uso e consumo di tutti i cittadini dell’Unione. Ma la coppa d’oro della rapidità va all’Olanda, che scioglie i matrimoni infelici in una manciata di settimane.
Ecco perché, stima l’Associazione Matrimonialisti Italiani, questa nuova frontiera del turismo, avviata dai regolamenti comunitari 44/2001 e 2201/2003, ha coinvolto negli ultimi 5 anni qualcosa come 8 mila coppie della penisola. E vissero per sempre divorziati e contenti.
 

 
Separazione di 1 anno, ecco nei dettagli la proposta italiana
 
Anche l’Italia prova a stare al passo coi tempi, dopo 9 anni in cui i parlamentari laici hanno tentato di far breccia nel muro sollevato dai cattolici. E così in Parlamento è approdata una proposta di legge sul divorzio breve, erede di una del 2003, ma che al momento giace bloccata a suon di emendamenti, nonostante il testo, a cura del pidiellino Maurizio Paniz, sia il frutto di un lavoro di mediazione. È prevista la riduzione delle procedure per la separazione da 3 a 1 anno, a 2 se la coppia ha figli minori. In pratica, per sciogliere il vincolo matrimoniale potrebbe diventare sufficiente essere separati ininterrottamente da minimo 1 o 2 anni a seconda dei casi, trascorsi i quali sarà consentito procedere alla richiesta di divorzio e attendere il giudizio in tribunale. Questo il contenuto della norma approvata in Commissione Giustizia alla Camera, che vorrebbe pure anticipare la separazione dei beni patrimoniali tra i coniugi a quando il giudice autorizza le procedure per il divorzio, invece che a sentenza proclamata, in modo da evitare posizioni ricattatorie che finiscono per indurre il coniuge economicamente più debole a rimandare l’istanza.
 

 
Basta un cambio di residenza e il divorzio… è servito
 
Paese che vai, divorzio che trovi. Negli ultimi anni, dentro l’Unione Europea, si sta delineando la mappa da tenere in tasca se si vogliono praticare procedure non consentite in Italia: Svizzera per l’eutanasia, Spagna per la riproduzione assistita. E adesso, finiti i tempi del “divorzio all’italiana” di cinematografica memoria, anche Romania e Olanda per un divorzio express e low cost.
La prassi è questa: si prende in affitto un appartamento all’estero e si chiede la residenza. Alcuni mesi dopo (in genere 6) si presenta istanza di divorzio e, nel giro di qualche settimana, si torna in Italia con una copia conforme della sentenza, che l’ufficiale di stato civile italiano dovrà semplicemente trascrivere.
Certo, se poi si scelgono posti ad alto tasso di risparmio come la Romania, la convenienza aumenta. La tariffa base, che comprende 3 mensilità di affitto e perfino l’interprete alle udienze e per le traduzioni ufficiali degli atti, è di 1.250 euro a testa, a cui bisogna aggiungerne altri 500 circa se ci sono figli con meno di 18 anni. Vanno calcolati a parte i costi di viaggi e soggiorni (ne servono un paio di pochi giorni ciascuno), che si possono regolare in base alle proprie esigenze.
Mentre è stato pensato per chi è disposto a spendere un po’ di più pur di accorciare i tempi il sito olandese divorcehotel.com. Il pacchetto offerto include davvero tutto: dalle prestazioni di avvocati, notai, psicologi, agenti immobiliari e consulenti finanziari fino alle camere in uno dei 6 hotel di lusso della catena dove trascorrere (non si sa quanto in allegria) le 48 ore necessarie a firmare le carte. Il via libera del giudice arriverà tempo 2 settimane. Il prezzo di tanta rapidità? Si parte da 2.500 euro, che sono comunque un bel risparmio rispetto alla cifra che si deve sborsare in Italia.
Il bello è che pure in assenza del consenso di uno dei consorti l’attesa è breve. In Svezia, per esempio, la richiesta di divorzio viene accettata subito o, se uno dei due si oppone, al massimo entro un semestre. D’altronde, nella stessa Spagna, dove il divorzio fast è stato introdotto per la prima volta nel 2005, esiste la possibilità di sciogliere l’unione unilateralmente senza alterare di molto la tempistica.
Stress in meno e soldi in più, insomma, che forse i più istrionici vorranno dirottare su un divorce party, una di quelle feste a tema tanto in voga negli Usa. E chissà che non riescano così a esorcizzare la perdita e a scacciare la solitudine.

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