Cultura, in Sicilia un tesoro che resta chiuso nel cassetto - QdS

Cultura, in Sicilia un tesoro che resta chiuso nel cassetto

Chiara Borzi

Cultura, in Sicilia un tesoro che resta chiuso nel cassetto

venerdì 19 Ottobre 2012

Rapporto Federcultura: le famiglie, seppure in piena crisi, investono in quest’ambito tempo e denaro. Incassi in crescita negli ultimi due anni ma valorizzazione del patrimonio all’anno zero

PALERMO – Tra le potenzialità da valorizzare e le risorse da cui ripartire per un rilancio della nostra regione, l’ambito culturale è forse quello più trascurato. Il patrimonio culturale della nostra Isola rappresenta infatti un vero tesoro per certi versi ancora tutto da scoprire.
Gli ultimi dati presentati dal rapporto di Federcultura hanno dimostrato tutto l’appeal che ancora oggi ha il nostro heritage. Le famiglie italiane nel 2011 hanno speso per ricreazione e cultura 70,9 mld di euro, impegnando in questo settore il 7,4% della loro spesa annua. Un valore costantemente in crescita, anche nel più recente periodo di congiuntura negativa e di generale contrazione dei consumi: tra il 2008 e il 2011, infatti, l’incremento è stato del 7,2%, mentre il 2011 ha segnato un +2,6% rispetto all’anno precedente. Tra i 41 siti decretati patrimonio dell’umanità dall’Unesco, cinque sono siciliani: Valle dei Templi di Agrigento, Villa del Casale di Piazza Armerina, città barocche della Val di Noto, Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica e Isole Eolie. A essi si potrebbe anche aggiungere l’Etna, di recente visitata dagli esaminatori internazionali. La Sicilia offre 190 tra musei e gallerie d’arte e 23 tra zone e parchi archeologici: mediamente per ogni provincia ci sono da 4 a 14 siti d’interesse culturale. Leader è Palermo con 14 luoghi di riferimento, segue Siracusa con 11, poi Messina con 9 e infine le altre piccole cinque province.
 
Ogni provincia negli ultimi due anni ha registrato un incasso in crescita: +11,76% Palermo, +57,20% Enna, +239,29% Catania. In contrazione solo il trapanese, -6,29%. Facendo un calcolo di quanto incassato nel 2011 si ottiene una cifra di € 14.432.279,50 euro, pari al +12,68% sul precedente anno e ben 10% in più rispetto la media nazionale del 2011. Prima della Sicilia troviamo solo Toscana e Lazio. Il dato però non può essere soddisfacente ed è anzi clamoroso se si nota quanto venga “sacrificato” a causa degli ingressi gratuiti. Essi superano costantemente quelli a pagamento a Caltanissetta (31,84%), Enna (37,27%), Ragusa (30,47%), Catania (26,8%), mentre si avvicinano a Palermo (9,33%), Trapani (9,78%), Messina (4,85%), Siracusa (1,66%). Sulla validità di questa perdita si potrebbe aprire una lunga questione.
 
Escluse le riduzioni per disabilità, infatti, la fruizione del bene culturale è agevolata per accrescere l’utenza e permettere il più possibile la conoscenza della nostra cultura. Evidentemente questa scelta è al momento sfavorevole da un punto di vista economico. Se si pensa che la percentuale di crescita strepitosa registrata da Catania dipende dall’aumento dei paganti (11.238 nel 2010 ai 33.467 del 2011) il calcolo del beneficio è chiaro. Unendo il numero di paganti a quelli dei non paganti otteniamo un dato di affluenza pari a 3.824.400 utenti. Purtroppo rimangono incerti i metodi di gestione della Regione. Escludendo l’attuale bando Fesr 2003-2013 rivolto alle industrie culturali, alla sezione “Capitoli di pagamento” dell’assessorato ai Beni culturali e dell’Identità siciliana è più facile trovare voci come: “Spese viaggi dell’assessore” (n° 370301), “Spese per liti, arbitraggi numeri risarcimenti ed accessori, nonché per l’assistenza legale ai dipendenti ed ai pubblici amministratori” (n° 370308 e 376505), “Spese per incarichi di collaborazione coordinata e continuativa” (n° 370011), “spese per consulenze” (n°370303), che altre necessarie quali: “Spese per l’attività di informazione” (370306) o “Acquisto di libri, riviste e giornali, anche su supporto informatico” (376508).
Non spetta solo all’Europa finanziare la nostra attività culturale. L’offerta della Sicilia è una risorsa da cui la regione attinge senza restituire troppo. La riapertura della Villa del Casale di Piazza Armerina dovrebbe rappresentare la prima tra tante azioni di rilancio concertato del nostro patrimonio. Un capitale culturale che aspetta solo di essere adeguatamente mostrato al resto del mondo.

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