Fatto un rapido calcolo, poco più di un vigile su dieci fa il proprio mestiere che è quello di controllare il territorio. Resta un mistero dove si trovino e cosa facciano gli altri nove vigili. Possiamo fare alcune illazioni: si occupano di controllare la loro scrivania, vanno a passare il tempo nelle segreterie di cattivi uomini politici, sbrigano gli affari propri, giocano a carte. L’elenco delle illazioni potrebbe continuare, ma è del tutto inutile.
Il fatto scandaloso rimane e lo ripetiamo: solo un vigile su dieci è sulle strade. Qualche benpensante con la coda di paglia si rifugia dietro regolamenti e cartacce, fatti per proteggere la categoria contro l’interesse dei cittadini.
È del tutto pacifico che la responsabilità di questo andazzo non è dei vigili stessi (a Catania c’è il paradosso che sono quasi tutti graduati), bensì dei vertici, a cominciare dal comandante (anche se a Catania ve n’è uno non effettivo). La loro grave irresponsabilità è che non hanno un programma di controllo del territorio h24 ove dovrebbero essere presenti tutti, indipendentemente dal loro grado, compreso il comandante.
Ma quando il comandante non fa il suo mestiere, probabilmente non glielo fanno fare. Eppure egli deve puntare i piedi perché non può non adempiere al proprio dovere, che è quello di tutelare i cittadini, dai quali indirettamente riceve lo stipendio. Se i vigili urbani non vengono adoperati fino all’ultima unità in salute (fatte salve le vere malattie e le ferie), non si può invocare il reintegro dell’organico mediante nuovi concorsi. In ogni caso le amministrazioni potrebbero procedere al trasferimento volontario di inutili dipendenti da altri settori a quello del corpo dei vigili urbani.
Qualche settimana fa ero ospite del governo tunisino per una serie di forum con alcuni ministri. Dovendo andare in aeroporto alle 3 del mattino, l’auto del governo, nel tragitto dall’albergo di circa 15 km, è stata fermata per ben 3 volte dalla polizia urbana. La sicurezza in quel Paese emergente è un dato inoppugnabile. Ci fosse anche in Sicilia.
è una questione di mentalità ritenersi al servizio dei cittadini o al servizio di burattinai e di sé stessi. Che poi gli stipendi e le indennità non siano soddisfacenti è un dato su cui si può concordare. Ma prima bisogna fare il proprio dovere e poi chiedere i diritti.
In questo quadro, risalendo alla responsabilità politica, si deve puntare il dito sull’assessore con delega alla Polizia urbana e sullo stesso sindaco. Potrebbero essere accusati di culpa in vigilando. Non si comprende cosa facciano se non chiudere gli occhi su questo andazzo da terzo mondo consistente, lo ripetiamo, nell’imboscamento di migliaia e migliaia di vigili urbani non si sa dove.
Nei centri piccoli è più facile vedere i pizzardoni sulle strade, ma nei quartieri delle grandi città siciliane, di essi non vi è nemmeno l’ombra. Se il controllo fosse sistematico in tutte le municipalità, l’attività dei vigili sarebbe più difficile perché non basterebbe fare la contravvenzione per divieto di sosta, ma essi dovrebbero contrastare possibili reati o comunque violazioni di legge compiuti magari da delinquenti.
Se, d’altro canto, i vigili urbani che hanno questa specifica incombenza, non fanno questo lavoro, non si può certo pretendere che lo facciano Polizia, GdF e Carabinieri, impegnati duramente in altre attività.
Ognuno deve fare il proprio mestiere.Quello dei vigili è rassicurare i cittadini con la propria presenza sulle strade e nelle piazze. Ci aspettiamo lettere di sindaci che motivino le loro omissioni.