Regione e sindaci schiaffeggiati dalla Corte - QdS

Regione e sindaci schiaffeggiati dalla Corte

Carlo Alberto Tregua

Regione e sindaci schiaffeggiati dalla Corte

martedì 12 Marzo 2013

Cresce il peso dei debiti fuori bilancio

Nell’inaugurare l’anno giudiziario contabile, la Corte dei Conti ha comunicato di avere accertato un danno erariale commesso dalle diverse amministrazioni siciliane, nel corso del 2012, per un ammontare di 65,1 milioni di euro.
Si tratta comunque della punta dell’iceberg, perché obiettivamente la Corte non ha la possibilità di accertare tutto il danno erariale che provocano gli enti pubblici isolani. Se così potesse fare, probabilmente esso sarebbe più grande di quattro o cinque volte.
Di che cosa è composto tale danno erariale?
a) per 10,4 milioni risultano convenuti in giudizio 54 dipendenti di Stato, enti vigilati e partecipate;
b) per 54,5 milioni, dipendenti di Regione, Enti locali e relativi enti vigilati e partecipate.
Particolarmente numerose le patologie nella gestione dei Comuni che hanno determinato gravi situazioni di squilibrio dei conti, soprattutto a causa di una crescente massa di debiti fuori bilancio.
Esso è lo specchio dell’irresponsabilità e disfunzione cronica di queste amministrazioni, regionale e locali, gestite da dirigenti spesso non qualificati e nelle quali vi sono, invece, dirigenti molto qualificati non preposti alle posizioni di vertice perché indipendenti.

La Corte dei Conti agisce con grande professionalità, sia in Sicilia che nelle altre regioni, sotto l’impulso che ha dato l’attuale presidente nazionale, Luigi Giampaolino, intervenuto nel forum del QdS del 26 novembre 2011. La Corte spesso apre i fascicoli di propria iniziativa, ma anche a seguito di denunce che fanno cittadini e imprese.
Occorrerebbe che questi ultimi si abituassero a segnalare comportamenti illeciti di dirigenti e dipendenti pubblici, possibilmente circostanziando le loro denunce. Così vi sarebbe l’abitudine per i cittadini di sentirsi partecipi della Cosa pubblica e, quindi, legittimati a denunziarne le distorsioni quando avvengono ad opera di chiunque e principalmente ad opera di dirigenti e rappresentanti delle istituzioni.
Se ci fosse un comportamento di tal genere, probabilmente si creerebbero gli anticorpi dentro quelle amministrazioni, indispensabili per ammazzare le cellule cancerogene della corruzione e dell’evasione dai doveri.
Non si può addossare sempre agli altri la responsabilità delle cose che non funzionano. Ognuno di noi ha il dovere di dare il proprio contributo affinchè la Cosa pubblica sia equa e funzioni secondo l’interesse generale.

 
La sentenza di secondo grado della Sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei Conti Sicilia n. 62/13 è esemplare. Essa condanna al risarcimento per danno erariale l’ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, tutti i componenti di quella Giunta e i membri della VI commissione Sanità dell’Ars della XIV legislatura ad un risarcimento per danno erariale di ben 12,5 milioni di euro.
Il danno erariale è consistito nell’avere assunto senza concorso e senza necessità 512 dipendenti per il servizio, o pseudo tale, di autista-soccorritore (€ 24.378 X 512 = 12,5 mln €). Ricordiamo a qualche fedele lettore che già l’uno marzo del 2008, il 7 luglio e l’11 settembre 2009 pubblicammo inchieste sul Continuo scandalo del 118 siciliano.
Gutta cavat lapidem. Sono passati anni ma la resa dei conti è arrivata. Dice la Corte che non c’era alcuna necessità di assumere quei dipendenti. Peraltro non sappiamo se la stessa aprirà un fascicolo per l’assunzione dei cinquemila dipendenti da parte della Regione, in gennaio 2011, a seguito di una legge clientelare approvta dall’Ars.

La questione che analizziamo è di ordine generale e riguarda l’inderogabile necessità di riportare nell’alveo della corretta ordinaria amministrazione le attività di tutti gli appartenenti di qualsiasi altra Pubblica amministrazione.
Non si tratta di tagliare servizi sociali, come affermano mentendo spudoratamente tutti i privilegiati che attingono alle casse pubbliche come parassiti: si tratta, invece, di tagliare senza pietà apparati clientelari, farciti di raccomandati, che nascondono la funzione di galoppini dei partitocrati che li hanno fatti entrare senza concorso nella Pubblica amministrazione, anche con contratti a tempo determinato.
Ora non si sa come utilizzare quaranta o cinquantamila persone che non servono alla Pa, ma che ricevono regolarmente i loro stipendi ogni mese pagati dai contribuenti siciliani ormai stremati. è come se su un asino sovraccaricato si aggiungesse altro peso.
Non se ne può più di pagare stipendi inutili per servizi inefficienti. Lo devono capire, una volta per tutte, codesti (ir)responsabili delle Istituzioni.

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