Non è Grillo lo Tsunami ma l’ira del popolo - QdS

Non è Grillo lo Tsunami ma l’ira del popolo

Carlo Alberto Tregua

Non è Grillo lo Tsunami ma l’ira del popolo

venerdì 29 Marzo 2013

Senatori e deputati senza prestigio

Viene citata in questo periodo la palingenesi della politica, cioè la sua rinascita, il suo rinnovamento, la sua rigenerazione. Un termine usato dagli Stoici che indica la trasformazione radicale di istituti e di comportamenti.
Proprio della palingenesi abbiamo bisogno, urgente, in Sicilia, ma anche nell’intero Paese. I vecchi parrucconi che ancora allignano nel Parlamento nazionale e nell’Assemblea regionale non hanno ancora capito l’ira del popolo che ha utilizzato il Movimento 5 Stelle come strumento per manifestarla. Cosicché continuano a fare i vecchi giochetti senza affrontare di petto le questioni che la gente normale chiede senza ulteriore dilazione.
C’è stato il balletto degli incarichi, ma a distanza di oltre un mese dalle elzioni nessuna iniziativa è stata presa per modificare la legge elettorale, in modo che alla fine della tornata si sappia, senza ombra di dubbio, chi ha vinto e chi ha perso. Non elenchiamo la decina di problemi urgenti che riguardano l’economia e la disoccupazione, perché sono noti a tutti. 

In questo desolante quadro, la circostanza che colpisce di più è l’iniquità: da una parte vi sono cittadini protetti che continuano a percepire regolarmente stipendi, indennità ed altre prebende; dall’altra cittadini in cerca di occupazione, precari e lavoratori autonomi che vedono diminuire e sparire il loro giro d’affari.
Tutti questi non sono protetti e costituiscono quella parte della popolazione più irata perché, a fronte delle loro enormi difficoltà, vedono che i privilegi del ceto politico, dei burocrati pubblici, dei dipendenti statali, regionali e locali, dei sindacati, delle imprese e delle banche rimangono non scalfiti dalla drammatica situazione.
Ecco la più grave conseguenza di un comportamento dissennato di questi ultimi 20 anni di coloro che hanno gestito le istituzioni dei tre livelli facendo il proprio tornaconto personale e dimenticandosi dei bisogni del popolo.
Si sono attardati a dare sussidi, ammortizzatori sociali, indennità di vario genere, ma non hanno affrontato di petto la questione delle questioni: la crescita con la creazione di valore, di lavoro, dipendente ed autonomo. Tutto ciò in presenza di un debito pubblico inarrestabile.

 
Ecco perché occorre la palingenesi della politica. Cioè il ritorno a quella vera, non a una conduzione personalistica delle istituzioni. Quando personalità istituzionali usano il termine equità, non sono conseguenti nel senso di pari trattamento fra coloro che lavorano e coloro che non lavorano, per cui continuano a mantenere i primi in una sorta di ovatta protetta e i secondi che non riescono a entrare in questo ambito.
La legge Fornero ha inasprito l’uscita dal lavoro, ma non ha allentato la flessibilità in entrata. Mentre il mondo del lavoro dovrebbe essere un ambiente a porte girevoli da cui è facile uscire, ma in cui è altrettanto facile entrare.
Il ceto politico, nazionale e regionale, non ha affrontato la questione delle questioni: la competitività del Paese. Essa passa attraverso la ricerca e l’innovazione, la conoscenza e la formazione, l’elevazione e la parificazione del tasso infrastrutturale in tutto il territorio nazionale, il funzionamento ordinario delle pubbliche amministrazioni, l’eliminazione dei privilegi, e compagnia cantando. 

Il Parlamento nazionale e l’Assemblea regionale sono stati abbondantemente rinnovati. Il Comico genovese si vanta di avere portato dentro di essi i comuni cittadini. Ma le istituzioni sono una cosa seria. Deputati e senatori nazionali e deputati regionali dovrebbero essere persone preparate che conoscano i meccanismi necessari a formare le leggi ed abbiano una solida preparazione, anche per aver letto almeno mille libri nella propria vita.
Invece, sono andati in Parlamento disoccupati, precari, gente che non ha mai lavorato e che non ha la minima cognizione di cosa siano le istituzioni e del loro funzionamento. è risibile pensare che, in una sorta di breve formazione, tutti costoro possano mettersi nelle condizioni di legiferare adeguatamente e d’intervenire nella vita pubblica.
Sia per effetto della degenerazione partitocratica degli ultimi 20 anni che per l’accesso di tutti questi cittadini impreparati nelle istituzioni, la carica di senatore o deputato ha perso ogni prestigio: effettivo e sostanziale.

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