Le banche colpevoli del disastro mondiale - QdS

Le banche colpevoli del disastro mondiale

Carlo Alberto Tregua

Le banche colpevoli del disastro mondiale

sabato 06 Aprile 2013

Regole ferree contro i pirati

La grave crisi che ha colpito Stati Uniti ed Europa è cominciata nel 2008 con il crollo delle banche Usa. Quelle banche sono state salvate dal Governo federale, a eccezione di una, la Lehman brothers.
Perché quel sistema bancario è andato in crisi? Perché i Ceo (Chief executive officer) e tutti gli amministratori si sono avventurati in una strada piena di rischi su due principali filoni: quello dei derivati e quello dei prestiti a imprese che non avevano piani industriali idonei a restituire il denaro ricevuto.
Dei derivati si è detto tanto: si tratta di prodotti inesistenti e inconsistenti, perché basati su altri prodotti, in una lunga filiera a inizio della quale vi è un vero credito. Ma il moltiplicarsi dei passaggi ha di fatto annullato il collegamento con esso.
Il secondo filone riguarda il finanziamento di imprese immeritevoli. Quando la barca va vi sono eccessi nei comportamenti dei funzionari, non giustificati da principi professionali ed etici che dovrebbero sempre guidare le loro azioni.

Partita l’ondata dagli Stati Uniti, essa ha investito l’Europa, soprattutto quella meridionale. Molti Stati del Mediterraneo hanno subito una crisi più profonda, e fra essi Grecia, Italia, Spagna e Cipro (la parte greca, perché, com’è noto, quella turca non fa parte dell’Ue). Hanno subito gravi conseguenze anche Portogallo e Irlanda.
Questi Paesi avevano un’economia gracile, eccesso di spesa pubblica e interessi su debiti pubblici enormi, per effetto di politiche clientelari adottate da una classe istituzionale indegna che ha fatto prevalere i propri interessi rispetto a quelli dei cittadini.
I Paesi forti dell’Europa centrale hanno obbligato quelli scialacquatori a una politica di rigore, che ha accentuato il fenomeno recessivo perché ha bloccato i consumi che, com’è noto, costituiscono una delle due gambe di una sana economia in progress.
Cosicché, i governanti sono stati costretti a stringere le maglie. In Italia, però, è stata scelta la dissennata via di aumentare le imposte (e conseguentemente la recessione) piuttosto che tagliare la spesa pubblica fatta di moltissimi privilegi di quelle categorie che sono il proseguimento ideale delle corporazioni fasciste.

 
Quasi nessuno dei banchieri americani è andato in galera, anzi hanno continuato a operare percependo compensi milionari. In quel Paese hanno stretto i controlli e solo qualcuno di quegli amministratori è finito dietro le sbarre.
In Europa, il fenomeno perverso ha devastato parecchi sistemi bancari dei Paesi gracili e, qui da noi, citiamo per tutti il gravissimo buco che si è verificato nel Monte dei Paschi di Siena.
In cinque anni l’economia dei Paesi avanzati è rimasta stagnante, mentre quella dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) è andata avanti avvicinandosi a quella occidentale. Soprattutto la Cina ha continuato a marciare con un incremento del Pil oscillante fra l’8 e il 10 per cento, tanto che è diventata la seconda potenza economica del Mondo,  avendo superato il Giappone.
Gli Usa si sono ripresi molto bene e già nel 2012 la disoccupazione è nettamente diminuita e il Pil è cresciuto di 2 punti, avendo superato i 15.000 miliardi di dollari, otto volte di più di quello italiano pur avendo una popolazione solo cinque volte superiore.

L’elemento più evidente è la ripresa delle tre storiche case automobilistiche, General motors, Ford e Chrysler Fiat, con ritmi di crescita notevoli, che hanno permesso al gruppo di Marchionne di restituire quasi tutti i debiti federali e di prendere il controllo della corporation americana.
Mentre tutto ciò avviene, mentre Germania, Francia e Gran Bretagna restano in territorio di crescita, il nostro Paese (insieme a Spagna e Grecia) vive un periodo tremendo perché non riesce a ribaltare il percorso negativo.
Peggio ancora stanno le nostre regioni meridionali che, essendo più deboli, non riescono a risollevare la testa anche perché gestite da un ceto politico che ha fatto del clientelismo la sua condotta principale, ma anche perché esso è impreparato e non ha la necessaria professionalità, oltre che dirittura morale, per gestire un periodo così negativo.
Non serve la speranza. Occorre fiducia per ribaltare la difficile situazione e mandare a casa i cialtroni.

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