Assessori e dirigenti dimezzatevi lo stipendio - QdS

Assessori e dirigenti dimezzatevi lo stipendio

Carlo Alberto Tregua

Assessori e dirigenti dimezzatevi lo stipendio

giovedì 11 Aprile 2013

La vecchia politica dei vecchi politici

Il mese orribile di Crocetta e Bianchi è già iniziato. Entro il 30 l’Assemblea dovrà approvare il bilancio 2013, pena lo scioglimento della stessa. Per arrivare alla meta agognata è indispensabile tagliare la spesa pubblica regionale.
Su questo versante deputati, assessori e dirigenti regionali fanno orecchie da mercanti. In altre parole non ci vogliono sentire. Sono proprio loro, i vertici politici e burocratici, che dovrebbero dare l’esempio di austerità dimezzandosi i ricchi stipendi che oscillano fra i 100 e i 250 mila euro (lordi) l’anno.
Il bravo Giovanni Ardizzone, presidente dell’Ars, sta facendo il possibile per tagliare i costi dell’Assemblea, ma i risultati sono magri, mentre potrebbero essere tagliati tranquillamente una quarantina di milioni.
Alla Regione, il presidente Crocetta, al di là di creare un turbillon fra dirigenti, avendo fatto cessare il rapporto con i 21 capo redattori, non ha preso nessuna iniziativa per tagliare gli emolumenti di assessori e dirigenti.
C’è di più. Non ha preso nessuna iniziativa per tagliare quella profonda iniquità che consente ai dipendenti regionali di guadagnare un terzo in più rispetto ai colleghi statali e a quelli delle altre Regioni e dei Comuni.
***
Ancora. I 16.098 pensionati regionali costano 642 milioni e il servizio per gestirli costa 10 milioni. Orbene, tutti costoro, oltre al fatto che sono andati in pensione come teneri virgulti continuano a percepire un assegno superiore di un terzo a quello dei colleghi statali, delle altre regioni e dei comunali. Ad essi Crocetta dovrebbe applicare un contributo di solidarietà perequativo per uniformare tali assegni a quelli degli altri colleghi.
La Sicilia dei privilegi non ha fine. Le partecipate regionali e quelle comunali assorbono inutilmente quantità di risorse notevoli, mentre se i servizi fossero gestiti all’interno dei dipartimenti, con efficienza e professionalità, si abbatterebbero costi per centinaia di milioni.
Crocetta e Bianchi non hanno messo mano alla Sanità pubblica, ove si annida un’inefficienza stimata comunemente in oltre 500 milioni. L’assessore al ramo non ha messo mano, come avrebbe dovuto, al taglio dei farmaci che in Sicilia si consumano più che nelle altre regioni per l’incredibile ammontare di 400 milioni.
 
Corporazioni di ogni tipo s’ingrassano sulle casse regionali, le quali dovrebbero invece alimentare opere pubbliche, fondi europei, imprese innovative e progredite (non quelle decotte e vecchie), infrastrutture.
Un capitolo a parte merita il comparto del turismo che, per la Sicilia, dovrebbe essere l’elemento trainante dell’economia, con sfogo di decine di migliaia di operatori, con il rinforzo del tessuto di albergatori e ristoratori, nonché di trasportatori, guide turistiche, archeologi e altri esperti.
In questi primi 5 mesi di legislatura si assiste ad una calma piatta che fa venire i brividi, come se il passare del tempo non avesse rilevanza sulle condizioni economico-sociali dei siciliani. Invece, ce l’ha, ed anche forte.
Presidente, assessori e dirigenti generali dovrebbero lavorare 12 ore al giorno per ribaltare lo stato di precarietà e di sfiducia generalizzata che ha fatto cadere la popolazione in uno stato di depressione tremenda.
La fiducia la devono infondere presidente e Giunta regionale. Non in modo teorico o parolaio, bensì con progetti e cronoprogrammi tassativi, con a capo dirigenti responsabilizzati che, se non li realizzano, devono essere mandati a casa, così come prevede il loro contratto. 

Com’è noto, i dirigenti non sono configurati come dipendenti. Essi sono contrattualizzati per raggiungere obiettivi. Nei loro contratti è scritto che qualora non li raggiungano, non solo non percepiscano premi di sorta, ma i loro contratti possano essere rescissi per mancanza di risultati.
Nella Regione siciliana si è verificato l’abnorme comportamento di un ceto politico vergognoso che ha liquidato premi a tutti coloro che non li meritavano affatto, con ciò penalizzando quei dirigenti che si sono sacrificati con profitto ma non hanno avuto niente di più dei fannulloni e degli infingardi. Due pesi e due misure.
Sono tanti i vecchi e nuovi politici che continuano a ragionare secondo la tara di una vecchia politica.
Un pessimo comportamento che andrebbe cancellato per non fare aumentare la vergogna che provano i siciliani.

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