Le nanotecnologie, utili a preservare e conservare antichi legni, saranno applicate, per la prima volta in Italia, sul relitto della nave oneraria tardo-romana trovata nel 1999 nei bassi fondali di fronte la costa di Marausa, al confine tra i Comuni di Marsala e Trapani.
Recuperata nel 2008, con le numerose anfore africane cilindriche che aveva a bordo, la nave, risalente al III secolo dopo Cristo, è conservata nel Museo archeologico regionale "Lilybeo" di Baglio Anselmi, a Marsala, dove è esposta al pubblico dal 18 dicembre 2015.
Martedì prossimo parte del fasciame ligneo riportato alla luce sarà sottoposto ad alcuni test, effettuati per la prima volta in Italia, con l’ausilio di nanotecnologie.
Questo primo trattamento sarà messo a punto dall’azienda milanese "4ward360" sotto la supervisione di alcuni esperti qualificati del GruppoArte16. E cioè il professore, nonché restauratore, Franco Fazzio, laureato all’Iscr, l’ingegnere Renzo Botindari e il coordinatore Giovanni Taormina.
Saranno presenti anche l’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa e il sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo.
"Le assi in legno che si trovano a Marsala – viene spiegato in una nota – saranno soggette ad interventi sperimentali al fine di garantirne la conservazione e durabilità nel tempo, preservandoli dal calore, dall’umidità e da eventuali attacchi da parte di eventuali insetti xilofagi o altro genere".
"Per la prima volta – aggiunge l’assessore regionale Sebastiano Tusa – le nanotecnologie verranno applicate per l’ottimizzazione e la conservazione di un relitto in esposizione museale recuperato in fondali marini e depurato da tutti i depositi che la permanenza in acqua salmastra ha apportato alle assi di legno che compongono l’intera struttura navale".